Le “indicazioni geografiche” permettono di innescare processi di sviluppo e di internazionalizzazione dei territori. Ora l’intelligenza artificiale aiuta a prevedere le aree che otterranno il riconoscimento. E i fattori territoriali sui quali investire.

La forza delle Indicazioni geografiche

Il sistema delle Indicazioni geografiche (prodotti Dop e Igp) rappresenta l’eccellenza dell’agroalimentare italiano. Sostenendo la competitività e salvaguardando l’unicità dei prodotti, il sistema si è dimostrato un valido strumento di supporto per lo sviluppo sostenibile dei territori. Oggi, gli algoritmi di machine learning applicati a dati comunali possono aiutare a individuare quali saranno le aree più orientate ad ottenere il riconoscimento e a identificare i fattori territoriali su cui investire nei prossimi anni.

L’attenzione al legame tra prodotti agroalimentari, qualità e territorio di provenienza è cresciuta negli ultimi anni, portando l’Unione europea (Ue) a istituire, nel più ampio contesto dei regimi di qualità, il sistema delle Indicazioni geografiche (Ig), con il principale obiettivo di tutelare le denominazioni di alcuni prodotti le cui unicità risultano intrinsecamente connesse all’origine geografica e alle competenze delle comunità residenti nel territorio di produzione. Nei prodotti che ottengono una Ig sono pertanto racchiusi la storia e la cultura dei territori, che attraverso la certificazione si convertono in valore. 

Il riconoscimento delle Ig viene rilasciato ai soli prodotti che hanno un legame evidente e storicamente indissolubile con un luogo di produzione (territorio di origine) dopo un iter procedurale che si conclude con l’approvazione da parte della Commissione europea. Da quel momento, il nome del prodotto e il marchio Ig possono essere usati solamente per i prodotti realizzati in linea con quanto stabilito dal disciplinare di produzione, documento nel quale si riporta, tra le altre informazioni, la lista dei territori inclusi nella regione d’origine (in Italia la lista dei comuni).

Grazie all’intrinseco legame che tradizionalmente connette questi prodotti con il patrimonio ambientale, sociale ed economico dei territori d’origine, le Ig si apprestano oggi a divenire un motore fondamentale per lo sviluppo sostenibile dei luoghi. L’impatto positivo che esercitano sulle economie locali, sia a livello individuale che territoriale, è stato ampiamente documentato dalla letteratura empirica. I prodotti a marchio Ig godono di una reputazione legata al patrimonio dei territori, per sua natura non delocalizzabile, che permette ai produttori di differenziarsi e commercializzare meglio i loro prodotti. Allo stesso tempo, a livello locale, le Ig hanno contribuito a contrastare l’abbandono delle aree rurali, a sostenere la riorganizzazione economica verso settori a maggiore valore aggiunto, a garantire la sicurezza alimentare e a incentivare la sostenibilità ambientale.

Leggi anche:  Asili nido: la convergenza territoriale può attendere

Nate nei paesi mediterranei, con Francia e Italia come apripista già negli anni Trenta e Sessanta, le Ig sono oggi regolamentate a livello comunitario e riconosciute in tutto il mondo, estendendosi anche a prodotti extra-Ue. A livello internazionale, offrono protezione contro la contraffazione e la pirateria, sostengono il valore delle esportazioni e facilitano l’ingresso in nuovi mercati. Allo schema delle Ig può essere dunque riconosciuta la capacità di trasformare istituzioni informali, peculiarità territoriali e tradizioni culturali in sistemi locali di produzione capaci di innescare processi di sviluppo e internazionalizzazione che sanno preservare la loro unicità e dimensione locale.

L’idea che le Ig costituiscano una reale opportunità di sviluppo rurale nelle aree agricole è ormai condivisa da accademici e decisori politici. Tuttavia, non tutti i prodotti agroalimentari d’eccellenza sono destinati a ottenere il marchio Ig e non tutti i territori saranno formalmente inclusi nella lista dei luoghi di origine. Non a caso, studi più recenti hanno iniziato a interrogarsi su quali fattori, aziendali e territoriali, risultano determinanti per ottenere il riconoscimento Ig.

La previsione sui comuni italiani

In un recente lavoro di ricerca abbiamo sviluppato un modello che permette di prevedere la possibilità di veder riconosciute le produzioni locali vitivinicole italiane nello schema delle Ig. Lo studio ricorre a metodi di intelligenza artificiale predittivi, che permettono di identificare i comuni più inclini a divenire luoghi d’origine sulla base di dati censuari territoriali, spaziali e amministrativi: caratteristiche istituzionali e demografiche, fattori geografici, indicatori socioeconomici e caratteristiche del sistema agroalimentare. Lo facciamo guardando al contesto italiano dagli inizi degli anni Duemila e soffermandoci sul settore vitivinicolo, da sempre leader del sistema delle Ig.

I risultati mostrano che, utilizzando un ampio set di dati, è possibile prevedere con una accuratezza molto alta (circa 85 per cento) quali sono i comuni che ottengono almeno una Ig nei dieci anni successivi. Emerge che esiste una sorta di condizione ottimale in territori caratterizzati non solo dall’estensione geografica della produzione (ettari di vigneto), ma anche dal coinvolgimento degli attori locali e dalla dimensione delle aziende dedite all’attività. Risulta altrettanto rilevante essere un territorio con condizione economiche floride (tasso di occupazione locale) e ben collegato con i centri.

Leggi anche:  Un appalto che aiuta lo sviluppo

Un modello utile per i futuri piani di sviluppo territoriale?

Dare sostegno allo sviluppo delle aree rurali e agricole rimane una delle priorità dell’agenda politica europea. Caratteristiche territoriali socioeconomiche e culturali fanno sì che ci sia una differenziazione intrinseca tra i comuni, che potrebbe in parte spiegare la possibilità di sfruttare opportunità di sviluppo dei territori, come il sistema delle Ig. Se si vogliono valorizzare le peculiarità locali (place-based) delle comunità che vi abitano (community-led), individuare le aree che potrebbero ottenere un riconoscimento Ig consentirebbe di mettere in atto strategie di sviluppo mirate a investire sui fattori territoriali chiave.

La crescente disponibilità di indicatori e dati territoriali (statistiche ufficiali e dati amministrativi), unita alla disponibilità di tecniche di intelligenza artificiale, offre oggi la possibilità di un’accurata e tempestiva identificazione di queste aree, che permette anche una valutazione a priori dei possibili progetti e degli interventi a sostegno dell’area.

La maggiore attenzione alle peculiarità territoriali nelle politiche di sviluppo è una delle principali sfide che l’Ue deve affrontare nel suo sostegno alle zone rurali e ai sistemi agroalimentari, specialmente all’interno di un disegno politico in cui le risorse sono spesso devolute ai governi locali (regioni e comuni). I risultati del nostro lavoro pongono le basi per disegnare politiche di investimento pubblico e privato sulla base di previsioni sulle potenziali traiettorie delle produzioni locali. Il vantaggio di conoscere in anticipo le aree potenzialmente coinvolte in Ig non riguarderebbe solamente gli attori locali, interessati a rimanere nel territorio e investire in produzioni agroalimentari di qualità, ma anche investitori esterni, attratti dalle opportunità economiche che contraddistinguono questi territori.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  La Zes unica parte dal presupposto sbagliato