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Quando e perché utilizzare la moneta a scadenza*

Strumento utile per uscire più velocemente dalle recessioni, la moneta a scadenza inciderebbe su legittimi diritti individuali. Spetterebbe dunque a governi e parlamenti decidere se, come e quando utilizzarla nell’interesse dei propri cittadini.

Una forma iperbolica di “moneta elicottero”

In un precedente articolo abbiamo discusso della “moneta a scadenza” come danaro digitale programmabile che una banca centrale può emettere in caso di gravi crisi. Questa moneta verrebbe distribuita al pubblico a titolo gratuito, analogamente a quella che l’economista Milton Friedman chiamò “moneta elicottero”, evocando gli effetti di immaginifici lanci di danaro dal cielo verso un pubblico sottostante pronto a raccoglierlo e spenderlo.

Come la moneta elicottero, quella a scadenza riunirebbe in sé aspetti di politica monetaria e fiscale, giacché combinerebbe creazione di potere d’acquisto (compito tipico della politica monetaria) e suo trasferimento a soggetti beneficiari (compito tipico della politica fiscale). Per questo, la sua gestione richiederebbe forme di cooperazione fra banca centrale e governo (Balls et al., 2018).

La moneta a scadenza indurrebbe i possessori a spenderla, anche coloro con alta propensione al risparmio, le cui scelte di “tesaurizzazione” depotenziano le politiche macroeconomiche espansive, persino quelle finanziate con moneta elicottero (van Rooji and de Haan, 2019). Pertanto, eliminando la tesaurizzazione, essa costituirebbe una forma iperbolica di moneta elicottero: una volta immessa nell’economia, acquisirebbe una velocità di circolazione permanentemente più elevata (a parità di altre circostanze), promettendo di essere lo strumento di politica macroeconomica più potente che si possa immaginare (Bossone qui e qui).

La maggiore velocità di circolazione della moneta a scadenza rimarrebbe tale sino a che un “interruttore” non la trasformasse in moneta normale (rimuovendone il termine di scadenza) per poi sterilizzarla. Interruttore che le autorità (monetarie e fiscali) dovrebbero essere pronte a usare in casi di rischio d’inflazione.

Le criticità

Sull’opportunità d’introdurre moneta a scadenza, andrebbero considerate varie questioni, oltre a quelle attinenti al rapporto governo-banca centrale, e ai rischi connessi. Eccone alcune.

In primo luogo, i cittadini potrebbero voler tutelare il proprio diritto di rifiutare una moneta che scade, in tal modo privandola di efficacia. La scadenza del danaro potrebbe essere accettabile in casi eccezionali e circoscritti, come ha fatto la Cina durante la pandemia. Ma cosa succederebbe allorché una tale “non” riserva di valore dovesse essere imposta ad aziende, lavoratori e consumatori? Inoltre, l’uso di una forma di ricchezza individuale può essere imposto ai membri di una comunità democratica?

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In secondo luogo, una delle funzioni critiche della moneta è quella di conservare valore nel tempo: per definizione non caratterizzerebbe la moneta a scadenza. Vero è che ciò varrebbe per i singoli possessori, ma non per l’economia nel suo complesso, almeno sino a quando la moneta a scadenza rimanesse in circolazione. Ma come conciliarne la funzione di bene pubblico con la negazione del diritto individuale alla conservazione del suo valore?

In terzo luogo, in assenza di un obbligo della banca centrale di riscattare moneta a scadenza con moneta normale, i possessori potrebbero incorrere in perdite per disattenzione alle scadenze incombenti o per dimenticanza del vincolo di spesa entro il periodo previsto. La preoccupazione sarebbe amplificata da scarsa educazione finanziaria o insufficiente familiarità di parte del pubblico con gli strumenti digitali (entrambi i problemi sono presenti ovunque).

Infine, poiché la moneta a scadenza sarebbe una passività della banca centrale, il limite temporale pendente sul suo valore potrebbe inficiare la fiducia pubblica nella banca centrale come autorità monetaria nazionale.

Scelte pubbliche e trade-off

Raramente le azioni collettive sono esenti da trade-off, come in tutti i casi in cui il perseguimento di obiettivi sociali non risulta possibile senza che alcuni o molti ne vengano per altro verso danneggiati. Basti pensare ai paesi colpiti dal Covid-19 i cui governi hanno temporaneamente limitato o sospeso diritti individuali (di spostamento, assembramento, lavoro) allo scopo di proteggere la salute pubblica. Si è trattato di scelte pubbliche che miravano a ridurre le esternalità prodotte da comportamenti di individui che mettevano a rischio altri individui.

Anche la scadenza del danaro, solleverebbe trade-off delicati, giacché inciderebbe su importanti diritti individuali. D’altra parte, il suo uso sarebbe mirato a sostenere l’economia durante periodi di crisi e costituirebbe il portato di una scelta pubblica votata a ridurre le esternalità derivanti da comportamenti di tesaurizzazione – pienamente legittimi e possibilmente ottimali sul piano individuale, ma nocivi su quello sociale per via del loro effetto depotenziante sulle politiche espansive.

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Spetterebbe a governi e parlamenti nazionali deliberare se e come utilizzare la moneta a scadenza nell’interesse dei propri cittadini. Qui ci limitiamo a osservare che la tecnologia la renderebbe possibile e che i suoi pro e contro andrebbero valutati alla luce dei costi che le società, in particolare le fasce più deboli delle loro popolazioni, subiscono a causa delle crisi economiche e della lentezza, se non inefficacia, degli strumenti di policy oggi disponibili.

*Le opinioni espresse in quest’articolo sono esclusivamente degli autori e non necessariamente riflettono quelle delle istituzioni a cui sono affiliati.

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Rifiuti: partecipazione civica per scelte consapevoli

  1. Bruno PURICELLI

    Buona cosa se il paese non fosse indebitato come l’Italia. La criticità maggiore, a mio avviso, è l’aumento del debito che trascina interessi ulteriori. Aggiungo che gli italiani, disponendo di danaro aggiuntivo, tenderebbero a spendere in beni non di prima necessità prodotti in Italia e ciò ridurrebbe l’attuale surplus.
    L’idea rimane buona in assoluto ma non credo per gli italiani.

  2. Claudio61

    Qualche anno fa Biagio Bossone pubblicò (insieme ad altri) un interessantissimo libretto (che allora si poteva scaricare gratuitamente, ora non so…) che si intitolava: “Per una moneta fiscale gratuita”. Pur non essendo un economista (ma masticando comunque abbastanza di matematica, vista la mia professione) lo lessi con molto interesse. Ora questa nuova proposta, altrettanto interessante, di moneta a scadenza, con il fine di dare una scossa all’economia in tempi di incertezza che favorirebbero il risparmio. Mi chiedo: ma possibile che idee basate sul cosiddetto “pensiero laterale” per quanto buone, in questo paese non trovino interlocutori? Siamo in una situazione drammatica, con un debito pubblico che si mangia pressoché tutte le risorse e che impedisce di fatto la crescita, siamo impossibilitati a battere moneta, eppure nessuno prende in considerazione idee diverse e davvero rivoluzionarie (dove il termine non ha nessuna connotazione politica né di destra né di sinistra). Ma perché? Perché gli economisti davvero innovativi (di cui ci sarebbe davvero bisogno) non trovano udienza? Perché non si decide di eliminare il contante passando ai pagamenti elettronici, ad esempio, il che, se accoppiato ad una seria riforma fiscale che abbassasse drasticamente le aliquote, eliminerebbe in un colpo solo una serie di problemi (non solo l’evasione fiscale)? Perché nessuno né a destra né a sinistra fa sue proposte veramente intelligenti e innovative?

  3. Carmine Meoli

    E cosa induce a ritenere che la moneta a scadenza determini incrementi nella domanda piuttosto che mera sostituzione nel funding dei consumi ?
    La propensione al consumo è funzione dell capacità di spesa o piuttosto delle aspettative ?

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