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Pagamenti elettronici: quali sono le abitudini degli italiani

Gli italiani prediligono ancora i contanti, ma negli ultimi anni il ricorso ai pagamenti elettronici è diventato sempre più comune. Tuttavia, il governo non sembra essere consapevole di quali siano le reali esigenze dei consumatori di oggi.

La soglia della discordia

Il governo sembra indeciso su quale debba essere esattamente la soglia sotto la quale togliere l’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti con carte e bancomat. Inizialmente, doveva essere pari a 30 euro, ma in un secondo momento si è proposto di alzarla a 60 euro. Tuttavia, in una recente dichiarazione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato che tale soglia risulta essere “indicativa” e può essere ridotta, anche a seguito delle consultazioni con la Commissione europea. La misura è stata inserita nel disegno di legge che il governo ha inviato al Parlamento, quindi, non si sa ancora se effettivamente entrerà in vigore.

Cerchiamo intanto di capire in quale contesto si inserirebbe questo provvedimento.

La crescita dei pagamenti digitali

Come mostra la figura 1, nel 2021 si è registrata una ripresa nei consumi, che hanno raggiunto 884 miliardi di euro (+8,7 per cento rispetto al 2020). Circa la metà di questa somma è stata pagata in contanti, mentre il restante tramite carte, wallet digitali (strumenti di pagamento elettronico che memorizzano i dati di carte di debito e di credito) e altri strumenti. Secondo le stime dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, però, i contanti sono stati utilizzati per il 76 per cento delle transazioni, confermandosi il mezzo di pagamento prediletto dagli italiani, come dimostra anche uno studio della Banca centrale europea di cui avevamo già parlato.

Negli ultimi anni, tuttavia, la popolarità dei pagamenti elettronici in Italia è aumentata, come è dimostrato dalla crescita registrata sia dal transato sia dal numero di transazioni effettuate con tali strumenti (figura 2). La vera spinta, però, si è avuta con l’emergenza sanitaria, che ha portato i consumatori a optare per i pagamenti con carta e smartphone per motivi igienici, e con l’introduzione del Cashback. Nel 2021, infatti, gli italiani hanno pagato 331 miliardi di euro (+23 per cento rispetto al 2020) con questi strumenti innovativi e il numero delle transazioni ha raggiunto i 7 miliardi (+34 per cento). Nel primo semestre del 2022, in cui non era ancora in vigore l’obbligo di Pos, la crescita è lievemente rallentata: il transato è stato pari a 182 miliardi di euro (+22 per cento rispetto al primo semestre del 2021) e le transazioni sono state 3,8 miliardi (+19 per cento). C’è stato anche un leggero aumento dell’importo medio dello scontrino, che è passato da 46,4 euro nel primo semestre del 2021 a 47,5 euro nel 2022.

Gli strumenti preferiti dagli italiani

Tra le diverse tipologie di carte, gli italiani preferiscono quelle di debito, con cui sono state effettuate 2,2 miliardi di transazioni nella prima metà del 2022. Seguono invece le carte prepagate (0,9 miliardi di transazioni) e le carte di credito (0,7 miliardi), utilizzate prevalentemente per consumi di importo elevato. Inoltre, è cresciuto notevolmente l’utilizzo delle carte contactless per i pagamenti in negozio: nel 2021 queste sono state usate 3,1 miliardi di volte (+61 per cento rispetto al 2020) e 1,9 miliardi nel primo semestre del 2022 (+37 per cento rispetto alla prima metà del 2021). Il loro utilizzo è dovuto principalmente alla comodità di non dover inserire il Pin per importi inferiori ai 50 euro. Infine, i cosiddetti mobile e wearable payment, ossia i pagamenti tramite smartphone e altri dispositivi indossabili dotati di tecnologia Nfc, hanno visto la crescita maggiore sia per transato sia per transazioni, che sono aumentate rispettivamente del 139 per cento e del 144 per cento rispetto al 2021.

Le previsioni dell’Osservatorio indicano un aumento della diffusione dei pagamenti digitali a scapito dei contanti e il fenomeno potrebbe ulteriormente rafforzarsi nel secondo semestre di quest’anno, anche grazie all’introduzione dell’obbligo di Pos da parte del governo Draghi scattato a giugno. Entro fine anno il transato potrebbe quindi raggiungere i 410 miliardi di euro (+24 per cento rispetto al 2021), di cui 190 miliardi grazie al contactless (+49 per cento) e 15,5 miliardi grazie ai mobile e wearable payment (+122 per cento).

L’idea di togliere l’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti elettronici sotto i 60 euro andrebbe nella direzione opposta: renderebbe più difficile per i consumatori effettuare proprio quelle transazioni che oggi rappresentano la maggior parte dei pagamenti elettronici. Lo ha rimarcato anche Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica di Banca d’Italia, nell’audizione sulla manovra a commissioni unite; anzi, Balassone aggiunge che “per gli esercenti, il costo del contante (il cui utilizzo è incentivato dalle proposte contenute all’interno della legge di bilancio, ndr) in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito”.

In sintesi, quindi, le decisioni del governo non andrebbero a beneficiare nessuna delle due parti coinvolte nello scambio.

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  1. Savino

    L’Euro doveva essere la vera moneta digitale. Bisognava educare tutti ad avere carte elettroniche. Adesso si sentono le fandonie di un’ipotetica doppia circolazione e di una dicotomia tra banconote e carte.

  2. Roberto

    Articolo interessante di cui condivido le conclusioni. E’ possibile sapere da quale cifra in poi si ha la maggioranza delle transazioni elettroniche rispetto al contante? Ricordo che anni fa avevo letto un articolo che riportava un grafico con le varie fasce di prezzo e le relative percentuali di prevalenza delle tipologie di pagamento. Se non ricordo male, 100 euro era la cifra al di sotto della quale c’era un prevalenza di pagamenti in contanti rispetto a quelli elettronici. Ci sono dati aggiornati su questo aspetto? Ringrazio in anticipo per la risposta.

  3. B&B

    Personalmente uso la carta.
    Pero’ l’uso del contante non lo ha deciso il governo ma era già stato discusso in europa, come infatti l’europa ha approvato l’uso , addirittura, fino a 10.000,00 euro.
    Il governo Meloni si è solo allineato, ubbidendo e proponendo 5.000,00 euro. Il resto sono meschine speculazioni della sinistra allo sbando di argomenti.
    La sinistra faccia una seria consapevole controproposta. Cioè utilizzare cio’ che piu’piace ma con fattura o ricevuta detraibile. Allora avrebbe fatto cosa utile per il cittadino e contro l’evasione.

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