Si può rendere più efficace la politica di coesione europea? Alla vigilia della discussione sul nuovo ciclo di programmazione in Italia sembra cruciale l’investimento in capitale umano nelle regioni del Sud, per rafforzare le strutture amministrative.
Autore: Giacomo D'Arrigo
Giornalista, è Presidente di “Erasmo – Associazione per le politiche europee”; docente a contratto presso l’Università di Messina, svolge il dottorato di ricerca in diritto dell’Unione Europea presso il Dipartimento di Scienze Politiche. È stato Direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani ed ha fondato e guidato per sette anni Anci Giovani, oltre che componente dell’Ufficio di presidenza nazionale di Anci. Ha già pubblicato con Marsilio (“Lezioni per la democrazia” con Luciano Violante nel 2012 e “l’Italia Cambiata dai ragazzini” con la presentazione di Graziano Delrio nel 2013), con Carocci (“Città e nuove generazioni, il futuro dell’Europa” con Pierciro Galeone nel 2015). Ha al suo attivo interventi su riviste scientifiche e collabora con testate giornalistiche. Ha conseguito il master Luiss in Management e Politiche delle Pubbliche Amministrazioni.
La proposta di revisione esclude dal Pnrr circa un terzo degli interventi che prevedevano come soggetto attuatore i comuni, che pure avevano ben compreso le straordinarie opportunità di investimento offerte dal Piano. È una scelta con molti rischi.
Sono diverse le modifiche introdotte dal governo sul meccanismo di gestione del Pnrr. Rendono più compatta la catena decisionale e più omogenea la gestione di ambiti, deleghe e risorse. Solleva dubbi l’incertezza sui tempi di attuazione di alcune norme.