La costruzione di case e ospedali della comunità è uno degli obiettivi del Pnrr. Il Def appena approvato, però, non prevede risorse per il personale. Ma come potranno erogare servizi strutture senza medici e infermieri? Il ruolo delle lobby della sanità.
Autore: Gilberto Turati Pagina 2 di 9
Gilberto Turati è professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove coordina la Laurea Magistrale in Management dei Servizi e il Master in Economia e Politica Sanitaria di ALTEMS/Coripe presso il Campus di Roma. É vicedirettore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del Comitato Direttivo della Società Italiana di Economia Pubblica (Siep). Fa parte della redazione de lavoce.info, del comitato di redazione di “Politica Economica - Journal of Economic Policy” e del comitato di direzione del "Dizionario di dottrina sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo". È stato prima ricercatore, poi professore associato all’Università degli Studi di Torino. É stato membro del Board della European Public Choice Society (EPCS) per il term 2012-2015 e Presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione della Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino per il mandato 2019-2022.
Il monitoraggio del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza per il 2020 “promuove” molte regioni, segnalando in particolare miglioramenti nell’assistenza territoriale. Un risultato davvero sorprendente per l’anno della pandemia.
Ammesso che si riesca a definirli, come saranno finanziati i Lep per attuare il federalismo differenziato? Oggi probabilmente sulla base della spesa storica. Ma in futuro si prospettano rischi finanziari se si usano solo compartecipazioni differenziate.
Ragioni di gettito hanno portato il governo a non rinnovare lo sconto sulle accise sui carburanti. È una scelta che andrebbe letta anche alla luce dell’attuazione del Pnrr, che prevede importanti investimenti per la transizione ecologica.
Per ammodernare il Sistema sanitario nazionale, in modo da renderlo adatto ai bisogni di oggi e di domani, va attuato bene quanto prevede il Pnrr. Ma serve il contributo di tutti coloro che, a vario titolo, hanno responsabilità nella sanità.
Le idee dei partiti sulla sanità appaiono più una collezione di interventi che non il disegno di una revisione organica del Ssn. Manca poi il raccordo con la riforma prevista dal Pnrr. Nei programmi si ritrovano temi comuni e proposte di bandiera.
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha inaugurato la crisi politica con nove richieste al governo per aiutare i più deboli. Ma, fatta eccezione per il Reddito di cittadinanza e il salario minimo, già inseriti o in discussione nel programma di governo, le misure proposte non ridurrebbero le disuguaglianze.
Tra finanziamento per il Ssn e Pnrr, le risorse per la sanità non mancano. Restano i problemi del coordinamento fra servizi territoriali e ospedalieri previsti dalle riforme e delle spese per il personale. Servirebbe anche una European Health Union.
La crisi causata dalla guerra in Ucraina riporta alla ribalta la questione del debito pubblico. Storicamente elevato nel nostro paese, torna a preoccupare per l’aumento dei tassi di interesse. Un libro ne analizzata le origini e le strategie per uscirne.
La bozza della legge di bilancio definisce le risorse per la sanità. Ma non affronta tre questioni cruciali: la ristrutturazione della rete ospedaliera da coordinare con i servizi territoriali, la dotazione di personale e il ruolo delle regioni.