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Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

​Le regole di scrittura di Umberto Eco​

Un buon modo per ricordare Umberto Eco, con il rimpianto di aver perso un grande intellettuale rigoroso e ironico allo stesso tempo, è leggersi queste sue 40 regole di scrittura, divertenti ma anche assolutamente serie. E soprattutto cercare di applicarle. Noi ci proviamo!

Il Punto

Continuiamo ad analizzare i primi due anni del governo Renzi. In realtà l’anno degli interventi importanti sul mercato del lavoro è stato il 2015, sul quale ci sono freschi freschi i dati Inps. Le 600 mila assunzioni nel privato, prevalentemente a tempo indeterminato sono in buona parte effetto del Jobs act e della decontribuzione per i nuovi assunti (con i risultati visibili nel grafico pubblicato qui). Rovescio della medaglia: la crescita economica (0,7 per cento) rimane tra le più basse d’Europa e quest’anno la decontribuzione non c’è quasi più. Sulla concorrenza il governo aveva presentato subito un disegno di legge (in attuazione di una legge del 2009 rimasta lettera morta sotto Berlusconi, Monti e Letta). Poi però il ddl, il cui iter parlamentare è ancora in corso, ha perso i pezzi sotto i colpi delle lobby. Mentre lo sviluppo della banda larga sembra decollare dopo diversi cambi di programma. Risultati a metà anche sulla promessa diminuzione di tasse. Il bonus di 80 euro, la decontribuzione temporanea sulle assunzioni a tempo indeterminato, l’abolizione della Tasi sulla prima casa sono tagli veri ma poco coerenti tra loro e fatti in deficit sotto la coperta delle clausole di salvaguardia. Sui beni culturali i fiori all’occhiello del biennio sono il progetto Pompei e 20 nuovi direttori di musei dotati di ampia autonomia. L’inversione di tendenza si scontra però con l’esiguità degli interventi (rispetto al patrimonio archeologico e artistico da gestire) e – in modo meno visibile – con una poco meritocratica assegnazione dei fondi per lo spettacolo. Mentre il Parlamento discute una revisione della legge sullo scioglimento dei comuni per mafia, vale la pena ricordare gli effetti dei commissariamenti compiuti: riduzione di spese, selezione più dignitosa della classe politica, punizione elettorale dei partiti coinvolti, influenza positiva sui territori limitrofi.

Il Punto

Da oggi e nei prossimi giorni proviamo a valutare nel dettaglio i primi due anni del governo Renzi tracciando un bilancio di quanto fatto, delle occasioni mancate, di quel che c’è da fare. La ricetta del premier – ridare fiato all’Italia con un misto di riforme fatte e da completare e in più soldi pubblici per aiutare la ripresa – per ora non è bastata a far tornare una ripresa visibile e diffusa: produzione industriale e vendite al dettaglio rimangono al palo. Sul fronte delle banche l’attivismo di Renzi si è visto negli ultimi 12 mesi. Le riforme delle popolari e quella – fresca di approvazione – degli istituti di credito cooperativo dovrebbero rafforzare la struttura del sistema. Rimane controversa e ancora irrisolta la gestione di due patate bollenti: i crack delle quattro banche regionali e il negoziato con l’Europa per creare le bad bank dove far confluire i crediti incagliati. Tra i successi che il governo si attribuisce c’è l’Italicum, legge elettorale per la Camera, votata ma non funzionante finché non sarà compiuta la riforma del Senato. È un farraginoso compromesso che rimpiazza l’indecoroso “porcellum” ma esibisce capilista bloccati e la possibilità di candidature multiple. Dove si è un po’ tagliata la spesa (rispetto all’aumento tendenziale) è nella sanità, destinata forse a ridursi sotto il 7 per cento del Pil. Va bene disciplinare le regioni sprecone. Ma il governo dovrebbe chiarire quanta autonomia vuole lasciare loro, presentando una visione chiara di cosa sarà della sanità pubblica.
È partita la corsa degli enti territoriali ad adeguarsi ai sistemi contabili entrati in vigore a inizio anno. Prevedono un rendiconto semplificato per il cittadino con sintesi del bilancio, risorse finanziarie e umane utilizzate, risultati in termini di quantità e qualità dei servizi alla popolazione. Tutto sul sito internet.

Effetto Jobs act sul mercato del lavoro?

grafico inps rifatto immagine

Fonte: INPS – elaborazione al 10 Dicembre 2015

Campo di osservazione: archivi Uniemens dei lavoratori dipendenti privati esclusi lavoratori domestici e operai agricoli. Sono compresi i lavoratori degli enti pubblici economici.

Nel grafico sono evidenziati i cambiamenti tendenziali annualizzati nel numero di posti di lavoro negli ultimi due anni, per tipo di contratto. Prendiamo la linea blu quella dei contratti a tempo indeterminato. Come si evince, a partire da gennaio 2015 i posti di lavoro a tempo indeterminato sono iniziati ad aumentare rispetto allo stesso periodo del 2014. A ottobre 2015, vi sono circa 400mila posti a tempo indeterminato in più rispetto a a ottobre 2014.
Cosa possiamo imparare, rispetto al Jobs act, da questo grafico? E’ difficile trarre conclusioni. Dal mese di gennaio di quest’anno è operativa la decontribuzione per nuovi assunti a tempo indeterminato mentre da fine marzo è operativo il nuovo contratto. Certamente hanno avuto un ruolo importante entrambe le politiche, anche se dal grafico si evicne un boom già a partire dei primi mesi del 2015, quando solo la decontribuzione era operativa.
A partire da gennaio, la decontribuzione sarà notevolmente ridotta, mentre il nuovo contratto a tutele crescenti sarà ancora operativo. Nei prossimi mesi continueremo a monitorare questi dati per avere maggiori certezze.

Le tre fasi del salvataggio

Contabilità

La regola flessibile del debito pubblico *

La recente riforma costituzionale ha sancito l’equilibrio del bilancio strutturale e la sostenibilità del debito pubblico, vincolando la politica economica del governo ai patti di stabilità europei. Tra le nuove regole europee è stato introdotto un indicatore più restrittivo per il rapporto debito/pil; tale indicatore evidenzia la principale criticità dei conti pubblici italiani.

Il Punto

Nella grande distribuzione, nel turismo, nei trasporti, nella ristorazione stavolta la Francia ha subito sentito l’onda d’urto economica delle stragi del 13 novembre. Il terrorismo influenza i consumi e gli stili di vita dei cittadini. Ma in altri drammatici episodi della storia recente l’effetto è stato solo temporaneo.
Solo in Italia l’università è organizzata in 367 settori scientifico-disciplinari (Ssd) raggruppati in 188 settori concorsuali (Sc) cui afferiscono tutti i ricercatori e i professori. Così si preservano le specificità professionali. E soprattutto si tengono in piedi tanti piccoli orticelli di potere. Sarebbe ora di semplificare.
Entra nella fase operativa lo sviluppo della banda ultra-larga. Con una pluralità di operatori (compresa Enel) e 2,2 miliardi di sostegno pubblico che – per rispettare le regole Ue sugli aiuti statali – dovrebbero andare solo dove l’investimento privato non è conveniente. Facile a dirsi, meno facile a farsi.
Giusto il tempo di approvare la normativa relativa e arriva subito l’ora del bail-in per quattro piccole banche del Centro Italia. Sotto l’egida di Bankitalia, comincia un percorso di risoluzione di situazioni di crisi che saranno – ci assicurano – tutte a carico del sistema creditizio e non dei contribuenti. Speriamo sia davvero così.
La legge di Stabilità stabilisce che l’Italia partecipi al finanziamento degli investimenti previsti dal piano Juncker tramite la Cassa depositi e prestiti. Sono 8 miliardi di spese non conteggiati nel deficit pubblico che però potrebbero non ritornare al nostro paese.
L’innalzamento, nella legge di Stabilità, del limite all’uso del contante è giustificato nella relazione illustrativa in base al valore delle banconote in circolazione e al numero di cittadini che non hanno accesso a conti correnti o carte di credito. Ne escono cifre molto discutibili.
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La lenta risalita del Pil

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Una mancata liberalizzazione per la previdenza complementare

Il disegno di legge originario del Governo avrebbe completamente liberalizzato il settore della previdenza complementare grazie alla cosiddetta “portabilità selvaggia del TFR” ma la Camera invece l’ha stravolto in senso fortemente anti-concorrenziale. Un paradosso per la Legge sulla Concorrenza.

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