Benché lontano dai tassi di occupazione europei, il numero di occupati in Italia ha toccato livelli record nel terzo trimestre. Il Pil è però rimasto stabile. La crescita è quindi dovuta solo al lavoro povero? L’analisi dei dati smentisce questa ipotesi.
Autore: Riccardo Trezzi
Riccardo Trezzi ha fondato UnderlyingInflation.com, una società di consulenza macroeconomica. E' stato economista alla Federal Reserve di Washington DC e alla Banca Centrale Europea (BCE) a Francoforte. Insegna un corso di macroeconomia all'Università di Pavia. Ha ottenuto il PhD in Economics dall'Università di Cambridge, in Inghilterra.
Quali sono stati gli effetti sui consumi dovuti all’introduzione dell’Imu nel 2011? Sono scesi gli acquisti di beni durevoli. In particolare da parte delle famiglie con un mutuo sulla loro unica proprietà. Abolizione dell’imposta sulla prima casa compensata da più tasse sulle seconde abitazioni.
La crisi italiana dipende da più cause. E se le riforme strutturali possono risolvere quelle strettamente legate al nostro sistema produttivo, poco riusciranno a fare per quanto riguarda una situazione economica globale di stagnazione. Ma è soprattutto l’Europa che deve cambiare politica.
Le stime del Fondo monetario internazionale sull’aggiustamento del saldo primario strutturale per stabilizzare il rapporto debito/Pil nel 2020 al livello del 2012 mostrano un quadro favorevole per l’Italia. Perché molto è già stato fatto. E allora si aprono spazi per una manovra fiscale anti-ciclica.
Il primo trimestre 2013 e’ il settimo trimestre consecutivo nel quale il Pil del Paese risulta in calo. Una contrazione della ricchezza nazionale cosi’ prolungata nel tempo non si era mai verificata prima. Non solo, ma l’attuale fase di contrazione e’ la seconda fase recessiva di una crisi iniziata sei anni fa.