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Autore: Silvia Giannini Pagina 7 di 9

giannini Ha studiato economia nelle Università di Bologna e di Cambridge (UK). Nei suoi studi si è occupata prevalentemente degli effetti economici della tassazione dei redditi di impresa e di capitale, della valutazione di proposte di riforma fiscale e dei problemi di coordinamento in ambito comunitario. Ha collaborato con istituzioni e centri di ricerca nazionali e internazionali e ha partecipato a numerosi gruppi e commissioni di lavoro istituiti presso il Ministero delle Finanze. Attualmente è componente della Commissione ministeriale sulle spese fiscali. Professore ordinario di Scienza delle finanze presso l’Università di Bologna (dal 1993), è stata successivamente Vicesindaco del Comune di Bologna, con delega al bilancio, al patrimonio e alle società partecipate, nel mandato amministrativo maggio 2011-giugno 2016.

FAMIGLIE E IMPRESE NELLA MANOVRA FINANZIARIA 2008

La manovra opera una parziale restituzione dell’extra-gettito. Ne beneficiano le famiglie: in particolare incapienti e proprietari di prima casa con redditi inferiori a cinquantamila euro. Molti sono anche gli interventi fiscali per società e imprese. Si preannunciano a costo zero, ma potranno avere effetti di rilievo sia sulla competitività che sulla ripartizione del carico fiscale fra i diversi soggetti. Prevalentemente improntate alla semplificazione sono le misure per le piccole imprese.

Il Dpef 2008-2011: un aiuto alla lettura

Il Dpef 2008-2011 presenta alcune novità. In primo luogo, la costruzione dell’elenco di “spese eventuali” è un passo avanti in trasparenza e leggibilità. In particolare, gli impegni elencati danno una idea della dimensione del tendenziale a “politiche invariate” invece che a “legislazione vigente”. In secondo luogo, dall’elenco emerge come la Finanziaria 2008 debba reperire risorse per almeno 11 miliardi, solo per fare fronte a impegni già sottoscritti o prassi consolidate. Con l’impegno a trovarle sul versante della riduzione della spesa primaria.

Per chi e perché si taglia il cuneo: le imprese

E’ condivisibile la scelta di ridurre il cuneo fiscale per la parte che compete alle imprese attraverso un intervento sull’Irap. Che può essere letto non come una semplice agevolazione, ma come una norma di sistema. E la sua articolazione è funzionale agli obiettivi perseguiti. Gli elementi critici sono dettati dall’impellenza dei vincoli di gettito e riguardano l’esclusione di importanti settori dellÂ’economia, oltre alla complessità dei meccanismi opzionali previsti, che rendono il disegno e i suoi effetti meno trasparenti.

Le entrate a sorpresa

Ben 34 miliardi di differenza nel gettito per il 2006 tra le previsioni del Dpef del luglio 2005 e quello di quest’anno. Spiegabili per la metà con la revisione contabile operata dall’Istat e per 11 miliardi con interventi discrezionali. Il resto è una sottostima. Ma i dati relativi al primo semestre 2006 segnalano una crescita ancora maggiore, che il governo valuta in 5 miliardi. Davvero strutturali? Saperlo sarebbe importante. Alcuni suggerimenti per rendere più trasparenti le informazioni sulle entrate, in linea con quanto avviene in altri paesi.

Le entrate secondo il Dpef

Un Dpef di legislatura per quanto riguarda le entrate tributarie. Il documento non indica quanta della correzione del disavanzo prevista sia imputabile al prelievo, né entra nel dettaglio dei singoli provvedimenti finalizzati ad aumentare il gettito. Conferma come prioritaria la linea di intervento a favore del recupero della base imponibile impostata con il decreto legge 223. Dà, invece, alcune indicazioni qualitative sulla riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e sul nuovo disegno delle deduzioni dall’Irpef per lavoro e oneri familiari.

Decreto 223, un primo passo

Il decreto 223 è parte integrante della strategia del Governo per perseguire equità, sviluppo e risanamento. I provvedimenti di contrasto a evasione, elusione ed erosione fiscale sono numerosi e variegati, con ricadute sulle imposte dirette, indirette e sull’Irap. Potenziato l’utilizzo di strumenti informatici, a fini di accertamento, ma anche di razionalizzazione e semplificazione. Apprezzabile che si tocchino molti punti deboli del sistema con interventi mirati, e non con impegni generici. Qualche aspetto da modificare in sede di conversione del decreto.

Il cuneo visto da vicino

Il cuneo fiscale è la differenza fra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzione netta che resta a disposizione del lavoratore. E’ costituito dalle imposte e dai contributi commisurati alla retribuzione, che sono pagati dal datore di lavoro o dal lavoratore. E’ quindi formato da un insieme eterogeneo di componenti che gravano su soggetti diversi. Ciò va attentamente valutato nel decidere su quali componenti del cuneo eventualmente intervenire.

Tutto (o quasi) quello che vorreste sapere sulla tassazione delle attività finanziarie

Il vice-ministro Visco annuncia che il Governo armonizzerà la tassazione delle rendite finanziarie, con una aliquota unica del 20 per cento.
Riproponiamo per i nostri lettori un’analisi che spiega gli effetti di questo provvedimento.

Il fisco à la carte dei distretti

Le nuove agevolazioni fiscali sui distretti industriali rischiano di rivelarsi controproducenti invece di sostenere il rafforzamento delle imprese che vi operano. La norma sui distretti industriali contenuta nella Legge Finanziaria 2006 è stata presentata dal governo come una norma “fondamentale in termini di politica industriale”. In realtà, dopo i primi entusiasmi , la norma in questione sta suscitando dubbi e perplessità, soprattutto per la parte relativa alle agevolazioni fiscali. Sono leciti i dubbi che iniziano ad emergere? O le norme di agevolazione fiscale, al di là delle evidenti difficoltà di applicazione, potrebbero essere utili per risolvere i problemi dei distretti?

Miti e realtà sulla tassazione delle rendite

Nel nostro paese, i redditi delle attività finanziarie sono tassati con aliquote diverse: 12,5 per cento e 27 per cento. Una differenziazione ingiustificata sotto il profilo dell’equità e sotto quello della neutralità del prelievo. La necessità di arrivare a un’aliquota uniforme è condivisa sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Ma su quali livelli? La scelta non può essere il risultato di considerazioni estemporanee, ma richiede di definire prioritariamente il modello di tassazione che si vuole adottare. E l’aumento di gettito non può essere la sola finalità.

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