Nella fase industriale il taxi soppiantò le carrozze. Nella fase digitale la telematica renderà obsoleto il taxi. Si tratta solo di immaginare nuovi servizi di mobilità che utilizzino le tecnologie disponibili. Ovviamente il problema non è tecnico, ma riguarda la creazione di nuove imprese della mobilità e il cambiamento di un carattere peculiare della nostra mentalità collettiva. Non è un compito impossibile, modificando gli incentivi e i sussidi che oggi distorcono il mercato.
Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 68 di 86
Ha senso lamentarsi della inefficienza delle reti private in Italia? Intanto, solo due sono davvero private: telecomunicazioni e autostrade. La prima non è scadente, mentre per la seconda va ricordato che la privatizzazione è avvenuta in assenza di un’autorità di regolazione. Nelle Tlc il confine tra infrastruttura e servizio è labile: separare la rete dal servizio implica il rischio di bloccare future innovazioni. A tutto danno dei consumatori. Né una eventuale proprietà pubblica della rete dà molte garanzie sul piano degli investimenti.
Per incorrere nel reato non è necessario un vero e proprio abuso diretto o indiretto dell’informazione privilegiata. E’ sufficiente il semplice fatto di comunicarla a soggetti non legittimati a riceverla. Né fa eccezione la comunicazione al governo, in funzione dell’eventuale esercizio dei “poteri speciali” riconosciuti dalla legislazione sulle privatizzazioni. Nelle relazioni fra imprenditori e politici alcune abitudini che ai tempi dello “Stato-imprenditore” potevano apparire normali, oggi potrebbero rischiare di sconfinare nell’illiceità penale.
La golden share può ostacolare la circolazione dei capitali all’interno del mercato comune europeo. Per questo la Corte di giustizia impone ai paesi che la contemplano di circoscriverne il raggio dÂ’azione. Non sembra quindi ipotizzabile che il nostro governo possa esercitare il diritto di veto sulle operazioni Telecom di scorporo della rete fissa e mobile. Al massimo, può esigere che lo statuto della società cui è conferita la rete fissa contenga una golden share. Per mantenere gli stessi poteri di salvaguardia che ha oggi in caso di pericolo. Niente da fare invece per Tim.
La vicenda Telecom ha reso ancora più evidenti le debolezze del nostro sistema politico ed economico. Ma offre qualche insegnamento per le necessarie future privatizzazioni e liberalizzazioni: dall’importanza di un’efficace regolamentazione all’alta probabilità di fallimento del mercato italiano degli assetti proprietari. Se la Cassa depositi e prestiti dovesse diventare proprietaria delle maggiori infrastrutture a rete, occorrerebbe ripensarne i compiti. Per ora, il governo non sembra aver definito un adeguato disegno di policy making.
Lo sviluppo straordinario dell’economia mondiale negli ultimi 50 anni è stato in larga misura sostenuto dalla crescita degli scambi internazionali di beni e servizi. Lo sradicamento della povertà in Cina, il miracolo economico in Italia e in Spagna, l’industrializzazione delle tigri asiatiche, il balzo dell’economia dell’India non si sarebbero verificati se questi paesi non avessero potuto contare sulla rapida crescita delle proprie esportazioni.
A sua volta, l’aumento del commercio internazionale deve molto alla riduzione delle barriere agli scambi sponsorizzata prima dal GATT e, a partire dal 1994, dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Anche la crescita degli investimenti diretti all’estero, che ha contribuito non poco a stimolare l’economia mondiale, è in buona parte attribuibile alla riduzione dei costi del commercio.
L’Italia non può permettersi freni alla crescita e all’innovazione. Una considerazione che vale tanto più per le telecomunicazioni e in particolare per lo sviluppo di Internet. E che dovrebbe concretizzarsi in specifiche prese di posizione per una sempre più decisa salvaguardia della libertà della rete. Che passa attraverso la sua neutralità . Senza di questa, un provider di banda larga potrebbe decidere di imporre alcuni servizi e discriminarne o rallentarne altri. E la non neutralità avrebbe riflessi anche sull’evoluzione della convergenza multimediale.
LÂ’attivit?di fusione ?di nuovo in crescita e le fusioni transfrontaliere non sono pi?un affare meramente anglosassone e riguardano ampiamente settori regolati. In questi settori, lÂ’impatto delle fusioni sui consumatori dipende dalla qualit?della regolazione. Se questa ?buona, la nazionalit?di chi gestisce i servizi ?una scelta da lasciare al mercato.
Dopo l’annuncio della fusione tra la societ?Autostrade per l’Italia e il gruppo spagnolo Abertis, il Ministro Di Pietro ha sostenuto che la concessione non potesse passare di mano senza una approvazione preventiva del Governo, in ci?confortato da un Parere del Consiglio di Stato. La preoccupazione principale sembra quella del drenaggio di risorse “italiane?da destinarsi a investimenti in Italia da parte di un operatore straniero. Ma ci sono alcuni punti fondamentali da chiarire e una regolazione da riformare.
E’ terminata ormai la vertenza tra i tassisti e il Ministro Bersani; inutile negare l’evidenza, hanno vinto i tassisti. L’articolo 6 del decreto legge è stato sostituito da un emendamento che prevede vari tipi di accordi fra comuni e associazioni di categoria. Il cuore dell’accordo peraltro è l’istituzione del doppio turno facoltativo, il ricorso a bandi straordinari e la concessione di licenze temporanee.