Dopo la pubblicazione della Nadef, si è acceso un aspro dibattito sulle risorse da destinare alla sanità. Ma nessuno parla della vera questione: come riformare il sistema sanitario nazionale. È su questo tema che si dovrebbero chiedere risposte al governo.
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L’incremento del deficit previsto dalla Nadef non è giustificato dal rallentamento dell’economia, riflette errori dello scorso anno. Ma a preoccupare di più è il fatto che si rinunci a ridurre il rapporto debito sul Pil pur in una fase favorevole.
La debolezza dell’economia tedesca è un problema che riguarda tutta l’Europa. La Germania è il principale partner commerciale di gran parte dei paesi dell’area euro: un suo rallentamento strutturale comporterebbe conseguenze negative anche per loro.
Le tasse straordinarie non sono una novità nel diritto tributario. Ma il prelievo dovrebbe essere aumentato con una proposta organica e non estemporanea come quella sugli extra-profitti delle banche. I rischi per investitori e risparmiatori.
Dopo il “bilancio morbido” del 2023, il ministro delle Finanze tedesco annuncia il ritorno a una rigida disciplina fiscale. Le condizioni dell’economia tedesca non sono però molto migliorate. E per rimanere la locomotiva d’Europa servono investimenti.
Di ratifica del Mes si riparlerà fra quattro mesi. Ma come funziona il Meccanismo europeo di stabilità? Sono reali i problemi di governance? Il tentativo di inserire la partita in un dossier più ampio potrebbe non essere vantaggioso per il nostro paese.
Il Covid non ha inciso molto sui redditi Irpef. Nel 2020, con un crollo del 10 per cento del Pil, il reddito è sceso di poco più del 2 per cento. Nel 2021, pur non recuperando del tutto il numero dei contribuenti, ha superato il livello pre-pandemia.
Dopo la riclassificazione dei crediti di imposta decisa da Eurostat, nei prossimi anni si dovrebbe registrare un miglioramento dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione. Ma nel Def appena approvato c’è scarsa trasparenza su questo punto.
Obiettivi autoreferenziali e appiattimento delle valutazioni portano la pubblica amministrazione siciliana a dare un ottimo giudizio della sua attività, smentito da Corte dei conti e Tar. Una dimostrazione di più che l’efficienza non si impone per legge.
Il cambio delle regole contabili europee non è il motivo che ha indotto il governo a bloccare la cessione dei crediti di imposta, perché il costo di quelli già concessi non varia. Lo stop ai crediti futuri potrebbe avvantaggiare i redditi più alti.