Da una valutazione a caldo del Dl Crescita 2.0 emerge come importante e realizzabile il provvedimento sull’e-Government. Alla scuola non basta fornire strumenti digitali, serve un ridisegno complessivo del processo di istruzione e investimenti sulla formazione degli insegnanti. Il problema delle start-up è trovare finanziamenti, ma alcune misure indicate sembrano velleitarie, altre possono produrre distorsioni. La parte più dubbia è il credito d’imposta per la realizzazione di opere strategiche, che sembra una riproposizione della già bocciata defiscalizzazione dell’Iva sulle opere pubbliche.
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Il debito pubblico italiano ha raggiunto la cifra insostenibile di quasi 2mila miliardi di euro, mentre nel 1960 era di appena 4 miliardi. (1)
La riforma dei sussidi alle imprese si presta perfettamente a un’operazione di riduzione della spesa accompagnata da una riduzione della tassazione senza l’esigenza di compensazioni. Un intervento così disegnato non ridurrebbe l’ammontare di risorse disponibili per un sistema produttivo già fiaccato da anni di crisi. Eliminerebbe invece trasferimenti improduttivi, consentendo una riduzione generalizzata del cuneo fiscale che beneficerebbe tutte le aziende. Un articolo scritto da due degli autori del Rapporto al presidente del Consiglio e ministro dell’Economia e al ministro dello Sviluppo.
Il piano per la crescita approvato dal Consiglio dei ministri elenca una lunga serie di argomenti, per lo più condivisibili. Non bisogna però aspettarsi risultati immediati, perché la ripresa dipende dalla congiuntura internazionale, che per il momento non dà segni di miglioramento. E un governo in carica per ancora pochi mesi, non può che limitarsi a indicare alcune priorità. Ecco quali riforme strutturali potrebbero rimuovere i vincoli che fanno dell’Italia un ambiente poco attrattivo per gli investitori di qualsiasi nazionalità.
Un Ferragosto di gelo è calato sull’economia italiana. La recessione non diminuisce di intensità e la produzione industriale continua a perdere terreno. Per tre ragioni: peggioramento dello scenario internazionale, crisi dell’euro e aggiustamento fiscale incompleto. La probabilità che la recessione 2012 sia peggiore di quella del 1993 è cresciuta rispetto a qualche mese fa.
Il Pil (destagionalizzato, senza effetti di calendario e al netto dell’inflazione) è sceso dello 0,7 per cento nel secondo trimestre 2012 rispetto al trimestre precedente. E’ la quarta diminuzione trimestrale consecutiva, e la terza dello stesso ordine di grandezza in termini percentuali. E’ un segno che la recessione, iniziata nel terzo trimestre 2011, continua purtroppo a mordere con identica intensità. Rispetto al secondo trimestre 2011 (l’ultimo trimestre di crescita positiva), il Pil del secondo trimestre 2012 è diminuito del 2,5 per cento.
Si può guarire, in alcuni casi, da una crisi di debito accumulando altro debito, suggerisce il Nobel Paul Krugman. Che invoca una politica fiscale espansiva come unico strumento possibile per creare domanda e generare occupazione quando il settore privato ha un indebitamento eccessivo. Il costo si scaricherà sui contribuenti e se la spesa pubblica verrà utilizzata in modo produttivo, le generazioni future avranno più debito, ma anche più asset. In Italia, però, la ricetta non può funzionare. Ecco perché.
Quando è stato introdotto l’euro gli squilibri delle bilance dei pagamenti correnti erano molto contenuti e non strutturali. Ma nei sette anni successivi il surplus corrente della Germania è esploso ed è ormai il più alto al mondo, superiore persino a quello della Cina. Parallelamente, sono anche cresciuti enormemente i disavanzi dei cinque paesi dell’area mediterranea. È una situazione insostenibile, ma le soluzioni “classiche” sono di difficile applicazione perché inaccettabili dalla Germania o efficaci solo nel lungo periodo. L’ipotesi di agire sull’Iva.
La Sicilia è lo specchio dell’Italia intera: una politica corrotta e uno Stato che non aiuta i deboli né promuove i talenti, ma favorisce soltanto gli amici dei potenti; una terra di privilegi e monopoli dove sono cresciuti solo debiti e sussidi. Se gli attuali meccanismi di rappresentanza non riescono a dar voce alle generazioni future, c’è da augurarsi che al governo italiano sia tolta la capacità di spesa. Finché gli elettori non prendono coscienza della necessità di avviare il paese sulla strada della concorrenza e della uguaglianza delle opportunità.