Nel programma del Centrodestra, è stata inserita la proposta diadeguare la spesa pubblica italiana a sostegno della famiglia e della natalità alla media europea. Ecco quanto costerebbe.
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Di fronte alle stime di costo molto elevate per aumentare le pensioni a mille euro, Forza Italia risponde proponendo l’abolizione del Reddito di cittadinanza e la riduzione della spesa pubblica. Ma non è così semplice.
La guerra in Ucraina mette in secondo piano le esigenze legate alla transizione verde. Ma i rischi legati al cambiamento climatico richiedono politiche pubbliche ambiziose. Gli ostacoli non mancano lungo un percorso da condividere a livello globale.
La crisi causata dalla guerra in Ucraina riporta alla ribalta la questione del debito pubblico. Storicamente elevato nel nostro paese, torna a preoccupare per l’aumento dei tassi di interesse. Un libro ne analizzata le origini e le strategie per uscirne.
Approvato dal Parlamento il Documento di economia e finanza. L’indebitamento netto tendenziale sul Pil si riduce nel 2022 rispetto a quanto previsto dalla Nadef per differenti previsioni su entrate e spese. Lo scostamento di bilancio non è scongiurato.
Da più di due anni la finanza pubblica italiana vive un periodo di eccezionalità, destinato a prolungarsi con la guerra in Ucraina. E il Pnrr rappresenta una grande opportunità, forse l’ultima, per tornare a crescere.
In un precedente articolo, abbiamo proposto un’architettura per la creazione di un’Agenzia europea del debito (Eda), simulando poi la sua efficacia nel caso in cui fosse stata istituita già nel 2002. In questo contributo analizziamo un caso specifico e i benefici generali dell’Eda.
Se un’Agenzia europea del debito fosse già stata presente nel 2002, si sarebbe probabilmente rivelata uno strumento utile per assorbire il debito europeo e creare un safe asset senza mutualizzazione del debito.
Quali saranno le conseguenze della guerra in Ucraina per l’economia italiana? Molto dipenderà dalla sua durata, ma alti prezzi di gas, petrolio e altri prodotti incideranno in modo strutturale sulla crescita del Pil almeno per i prossimi due anni.
L’accordo con il Fmi per la ristrutturazione del debito è una buona notizia per l’Argentina, che però difficilmente riuscirà a mantenere gli impegni presi. Pesano la cronicità dei problemi, le resistenze politiche e anche il contesto internazionale.