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Categoria: Conti Pubblici Pagina 81 di 102

DILEMMI ITALIANI

Per l’Italia sarebbe imprudente e molto rischioso tentare una espansione keynesiana o aumentare la spesa pubblica per proteggere i più colpiti dalla crisi. I dati sui tassi di interesse dimostrano che il rischio paese è già salito rispetto allo scorso anno e una politica fiscale espansiva potrebbe farlo aumentare in modo incontrollabile. Oltretutto, misure di questo tipo potrebbero anche non essere efficaci perché quella italiana è una economia molto aperta e il suo andamento dipende in larga misura da ciò che accade nel resto del mondo. Sostenere che il debito totale (incluso il debito privato) è basso ha poco significato. Conta il debito pubblico.

SI FA PRESTO A DIRE BONUS

Social card e bonus sembrano ben centrati a favore delle famiglie più povere. Le due misure consentono di ridurre la disuguaglianza in modo apprezzabile: l’indice di Gini del reddito disponibile familiare equivalente passa da 30,99 a 30,59. Ed è il Sud a trarne maggior beneficio. Il bonus appare però come una inutile e temporanea duplicazione dell’assegno al nucleo familiare. Mentre la social card da sola non può essere una adeguata forma di contrasto alle povertà più gravi. La risposta migliore resta il reddito minimo di inserimento.

L’ETÀ RENDE INIQUA LA CARD

La social card è attribuita non solo in base a criteri di reddito e patrimonio, ma anche di età. E le stime dicono che sono gli anziani a dominare la platea dei beneficiari. Ma non è solo in questa fascia che si trovano le situazioni di disagio. L’incidenza della povertà è altrettanto grave, se non maggiore, tra le famiglie con un solo genitore o con molti figli. Perché è il numero, non l’età dei bambini a esporre i nuclei familiari al rischio povertà. Così il requisito finisce per escludere dalla misura la maggior parte delle famiglie con redditi nulli o molto bassi.

MISURE ANTICRISI? MA LO STATO CI GUADAGNA

Il decreto anticrisi ha un saldo netto in positivo di 390 milioni. Un risultato sorprendente. Pur con la prudenza dovuta al livello del debito pubblico, sarebbe stato fondamentale aumentare la spesa pubblica o ridurre la pressione fiscale. Invece, il provvedimento prevede un incremento netto delle entrate, in gran parte tributarie, per compensare quello delle spese. In recessione l’unico modo per migliorare i conti pubblici è far ripartire l’economia. E il governo dovrà presumibilmente intervenire in corso d’opera perché le misure di spesa appaiono sotto finanziate.

A SCUOLA D’INVESTIMENTI

Per l’edilizia scolastica, e più in generale per l’istruzione, risorse scarse e mal distribuite. Ma dove trovare i soldi per gli investimenti? Le scuole italiane sono in cattivo stato anche perché sono troppe. Si potrebbe cominciare a chiudere i plessi inefficienti. Non con le imposizioni, ma attraverso una più corretta gestione dei rapporti finanziari tra livelli di governo. Parte dei risparmi dovrebbe rimanere all’ente locale per essere reinvestiti nel settore scuola. Necessaria una mappa efficiente dell’organizzazione del servizio scolastico sul territorio.

 

COSI’ L’ITALIA AIUTA LE BANCHE

Il piano italiano di salvataggio delle banche è molto più ampio di altri adottati in Europa, ma sembra anche più vago e con requisiti meno stringenti. Il rischio è un circolo vizioso in cui lo Stato è incentivato a rimanere nel capitale finché non ha recuperato il suo investimento mentre la banca non ha alcun interesse a chiedere la dismissione della partecipazione: gli azionisti non ne sono economicamente danneggiati e senza diritti di voto in assemblea ordinaria, lo Stato non può intervenire nella governance. Si indebolirebbe però l’autonomia decisionale dell’istituto.

QUANT’E’ LONTANA L’ARGENTINA?

Agli analisti del mercato interessa non tanto la dimensione del debito pubblico, quanto la capacità di un paese di rimborsarlo. Ora, il problema dell’Italia è per l’appunto la scarsa crescita. E la vera debolezza della politica del governo è proprio la mancanza di una strategia per superare la recessione e rimetterci su un sentiero di sviluppo sostenuto. Serve un percorso di riduzione della pressione fiscale e della spesa, accompagnato da un piano di investimenti pubblici. L’attuazione può essere graduale, ma le misure devono essere certe, permanenti e ben strutturate.

LA MISTERIOSA STRATEGIA DELL’ON. TREMONTI

La strategia anti crisi dell’Italia è ispirata alla massima cautela: misure dell’ordine dello 0,3 per cento del Pil contro il 7 per cento di altri grandi paesi. Si dice per tener conto del debito pubblico. Ma altrettanto rigore non è stato dimostrato in altre vicende. E’ una situazione paradossale in cui il governo non ha né una politica fiscale proporzionata alla recessione che stiamo attraversando né una di stabilizzazione strutturale del debito. Ci guadagna solo il ministro dell’Economia, che dall’ambiguità vede aumentare il suo potere.

LA POLITICA FISCALE AI TEMPI DELLA RECESSIONE

In una recessione le espansioni fiscali sono più efficaci se riducono le imposte sul lavoro, si accompagnano a diminuzioni di spesa credibili e sono coordinate a livello internazionale. Il pacchetto fiscale del governo italiano soddisfa questi principi? La risposta è semplice: no. Ed è molto probabile che anche i pochi benefici espansivi di breve periodo dei provvedimenti siano riassorbiti velocemente da un aumento dello spread sui titoli del debito pubblico. Un paese con uno stock di debito come il nostro non può permettersi una finanza pubblica improvvisata.

INDENNITÀ AI CO.CO.PRO: UN BEL GESTO CHE NON IMPEGNA

A conti fatti, i beneficiari dell’indennità destinata ai collaboratori a progetto potrebbero essere circa 10mila e la spesa per le casse dello Stato intorno agli 8 milioni di euro. Non è infatti destinata a tutti, ma solo agli iscritti in via esclusiva alla gestione separata dell’Inps, in regime di monocommittenza, con un reddito lordo compreso tra 5mila e 11.516 euro nel 2008 e superiore a 3.500 euro nel 2009. Soprattutto, i co.co.pro devono operare in aree o settori in crisi. E quali siano, lo deciderà un successivo decreto. Incerto anche il momento dell’erogazione.

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