La manovra di finanza pubblica è ora molto diversa da quella presentata a settembre. Si è scongiurato il pericolo di una Finanziaria elettorale. Ma le previsioni di tagli alle spese e maggiori imposte per quasi 28 miliardi si realizzeranno? E saranno permanenti? L’impressione è che nei tagli vi sia ben poco di strutturale. Sulle entrate pesa il punto interrogativo del gettito della lotta all’evasione. L’eredità per la prossima legislatura resta pesante. Soprattutto, c’è bisogno di eliminare l’opacità e la frammentarietà dell’informazione sulle attività pubbliche.
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La manovra di finanza pubblica, dopo le modifiche subite, è certamente più solida dal lato delle entrate, anche se appare ancora insufficiente a raggiungere lÂ’obiettivo sul disavanzo. Permane un pesante deficit di trasparenza che genera incertezza sui conti pubblici e, quindi, sulle caratteristiche delle politiche fiscali future. Rimuovere questa incertezza sarebbe più vantaggioso per le prospettive di crescita dell’economia di quanto non siano le varie misure “per la famiglia e lo sviluppo” presenti nella Finanziaria.
Continuano ad arrivare brutte notizie sui conti pubblici. Malgrado le continue rassicurazioni fornite dall’esecutivo, nel giro di pochi giorni sono state varate due manovre correttive: una relativa all’anno in corso e una, annunciata solo oggi, relativa al 2006. Non erano infondati quindi i nostri calcoli e i nostri timori; in particolare quando avevamo ripetutamente segnalato come nel tendenziale fossero occultate entrate di natura temporanea per diversi miliardi.
Dopo la pubblicazione di tutti i documenti di bilancio la copertura della manovra di finanza pubblica per il 2006 continua ad apparire debole. Intanto, si parla di un possibile intervento correttivo sul 2005, per rimediare al mancato realizzarsi delle misure previste dalla Finanziaria dello scorso anno. E’ un problema che potrebbe ripresentarsi anche nel 2006. In particolare suscitano interrogativi le entrate da vendite di immobili, la regolazione dei flussi di Tesoreria, il co-finanziamento dei progetti comunitari, la lotta all’evasione e la riforma della riscossione.
La Finanziaria dovrebbe ridurre il disavanzo di 11,5 miliardi. E’ una cifra insufficiente e che comunque difficilmente sarà realizzata, poiché contemporaneamente si destinano altri 11 miliardi a nuove spese e agevolazioni fiscali, la cui copertura è tutto fuorché solida. Sarebbe meglio, per una volta, abbandonare la retorica della Finanziaria per lo sviluppo e limitarsi a una correzione reale del disavanzo.
Speriamo che Antonio Fazio, rientrato anticipatamente in Italia, prenda atto dei danni che sta arrecando allÂ’immagine del paese. Sarebbe anche un modo per finalmente spostare l’attenzione generale sulle vere cause dell’instabilità politica che ha portato alle dimissioni del ministro Siniscalco. Il Governo ha perso il controllo dei conti pubblici. Il nuovo ministro ha cinque giorni di tempo per varare una Finanziaria che non potrà più essere elettorale. E l’opposizione deve dare segnali forti su come intende riguadagnare controllo dei conti pubblici nella prossima legislatura.
Proponiamo ai lettori de lavoce il testo integrale dell’articolo di Roberto Perotti pubblicato, in data 23 Settembre 2005, su Il sole 24 ore.
Se le possibilità di misure una tantum si sono ridotte e se l’elasticità del sistema fiscale è diminuita, come si può correggere il disequilibrio nei conti pubblici italiani? Questa è la domanda fondamentale per il governo di oggi e per quelli del futuro, non importa se di destra o di sinistra. Se non ci sono molti spazi per ridurre la spesa pubblica, la sola via di uscita è una manovra per aumentare la pressione fiscale. Ma forse sarebbe meglio seguire l’esempio di altri paesi e ridisegnare il ruolo del settore pubblico nell’economia. Riducendolo.
L’economia italiana registra un forte rimbalzo nel secondo trimestre, E’ una buona notizia; rimangono però fondati motivi di preoccupazione sulla solidità della ripresa economica nei prossimi trimestri.
L’analisi delle previsioni della spesa pubblica contenute nel DPEF fa sorgere una serie di interrogativi. Nel caso di interessi, investimenti e dipendenti pubblici alcune ipotesi discutibili hanno l’effetto di migliorare il saldo nel 2006, sul quale verremo giudicati in sede europea. Se le cifre si rivelassero ottimistiche il vero onere dell’aggiustamento si sposterebbe al 2007 e agli anni successivi. Un chiarimento è quindi essenziale.