Storicamente, in fatto di emissioni di CO2 ci sono paesi creditori e paesi debitori. Oggi il tema cruciale è come suddividere la quantità massima di carbonio da rilasciare in atmosfera mantenendo l’aumento della temperatura ai livelli concordati. Secondo articolo della “trilogia del carbonio”.
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Attraverso una “trilogia del carbonio” proponiamo una riflessione su alcuni grandi temi legati al fenomeno dei cambiamenti climatici. Iniziamo dalle responsabilità storiche, ovvero i valori cumulati di emissioni e il contributo dei paesi industrializzati o in via di sviluppo nel periodo 1990-2014.
Si è aperta a Marrakech l’annuale Conferenza sui cambiamenti climatici. La consapevolezza internazionale sul tema è molto cresciuta. E oggi in discussione ci sono le modalità di attuazione dell’Accordo di Parigi. Partendo dai tempi di revisione degli impegni finora assunti dai diversi paesi.
I temi della decarbonizzazione sono sempre più legati a quelli dell’innovazione, sia nell’organizzazione che nei processi produttivi. La riduzione delle emissioni diventa un fattore di competitività e prodotti e processi che non vi contribuiscono o la rendono più difficile non avranno mercato.
La domanda di petrolio non cresce più come un tempo. E oggi Arabia Saudita e paesi Opec accettano prezzi più bassi pur di mantenere la loro quota di mercato. La strategia serve a scoraggiare lo sviluppo di iniziative alternative. Ma tutto ciò cambia anche le prospettive delle imprese petrolifere.
I disastri naturali si abbattono spesso sul nostro paese. Per l’elevato rischio sismico e l’incuria con cui trattiamo il territorio. Solo poche regioni destinano risorse alla prevenzione e gestione delle calamità. Generalmente dopo averne subita una. I dati sull’utilizzo dei Fondi europei.
A giugno l’energia elettrica generata in Italia da fonti rinnovabili, idroelettrico incluso, ha superato quella da fossili. Un sorpasso ottenuto anche grazie ai bassi consumi, ma che potrebbe segnare l’inizio di una nuova epoca. Riusciremo a governare il cambiamento? E che fine ha fatto il Green act?
Il presidente dell’Enea ha proposto la creazione di un fondo pubblico per dare impulso alla riqualificazione degli edifici, soprattutto di quelli che potrebbero garantire grandi risparmi energetici. Il meccanismo, però, è tutto da studiare. Capire i motivi del fallimento del green deal britannico.
Il Tar della Lombardia ha bloccato l’aumento dei prezzi dell’energia. L’intervento non ha giustificazioni. Perché si occupa di un ambito di competenza dell’autorità di regolazione. Ma va tenuto conto che la frammentazione delle responsabilità rischia di vanificare la protezione dei consumatori.
Il lungo periodo di petrolio a prezzi bassi potrebbe portare a un significativo squilibrio futuro, con l’offerta che potrebbe non riuscire a coprire la domanda. Il consumo di greggio continua a crescere, ma i produttori hanno rinviato gli investimenti e i progetti perché oggi poco convenienti.