Le leggi che regolano il consumo di alcol influenzano lo sviluppo delle città . Dove sono più rigide, come nei paesi anglosassoni, i sobborghi si ampliano in modo incontrollato. Nella più liberale Europa continentale, invece, i centri cittadini restano più densi. Perché bar e ristoranti all’aperto li rendono più piacevoli e nello stesso tempo esercitano una funzione di controllo sociale. Mentre in America e Inghilterra i diritti di proprietà sulle strade si sono spostati dai locali pubblici alle automobili dei pendolari.
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Per rispondere al “mal d’Europa” messo in evidenza dalla scarsa partecipazione al voto nelle ultime Europee, si può pensare a un nuovo meccanismo di attribuzione dei seggi al Parlamento europeo, capace di legare la rappresentanza allÂ’affluenza alle urne. Ogni paese sarebbe così indotto a mobilitare i propri cittadini in unÂ’ampia partecipazione al processo di integrazione politica dellÂ’Europa. Tematiche europee e ruolo delle istituzioni comunitarie acquisterebbero un maggior rilievo nel dibattito nazionale.
Il presidente Durão Barroso, non appena la nuova Commissione europea sarà insediata, dovrà dedicare molta attenzione al compito di ridare ordine e coerenza alle politiche economiche dell’Unione europea. Si dovrebbe abbandonare la cosiddetta “agenda di Lisbona” per dare maggior spazio al coordinamento delle politiche macro-economiche e assegnare priorità assoluta al completamento del mercato interno dell’Unione.
Nonostante le indiscutibili riforme apportate negli anni Novanta, il flusso di trasferimenti dai cittadini europei generati dalla Pac verso i produttori agricoli per unità di lavoro non cala. In ogni caso, anziché accontentarsi del miglioramento recente, i politici europei dovrebbero darsi da fare per ridurre drasticamente sussidi che portano a uno sviluppo tuttora patologico, con notevoli sprechi di risorse. Una situazione che ora si estende ai nuovi paesi Ue. Ma ciò che davvero stupisce è che nessuno si senta in dovere di discutere della Pac e di spiegare almeno i suoi paradossi più evidenti.
Gli europei lavorano meno degli americani? E gli italiani meno degli altri lavoratori europei? Perchè ci sono differenze così grandi fra paesi in termini di ore lavorate? Si tratta di attitudini che rendono i lavoratori di alcuni paesi più “pigri” che in altri stati, oppure di istituzioni che tengono fuori dal mondo del lavoro molte persone? Mentre in Francia si abbandonano le 35 ore e in Germania si raggiungono accordi aziendali che prevedono un incremento degli orari di lavoro, riproduciamo per i nostri lettori gli interventi di Olivier Blanchard, Tito Boeri, Michael Burda, Jean Pisani-Ferry, Guido Tabellini, Charles Wyplosz e una scheda di Domenico Tabasso.
Non è vero che gli europei lavorano meno degli americani perché sono pigri o perché hanno scelto di godersi la vita. I dati suggeriscono che le asimmetrie fra Europa e Stati Uniti derivano dalle politiche pubbliche più che da libere scelte individuali. Il basso tasso di partecipazione al lavoro degli anziani è semplicemente il risultato di sistemi pensionistici generosi. Mentre la scarsa occupazione di giovani e donne riflette una regolamentazione del mercato del lavoro che protegge gli occupati, escludendo molte altre persone dal lavoro.
DallÂ’analisi comparata del recente voto europeo esce convalidato il modello di elezioni di “secondo ordine”, caratterizzato da astensionismo, risultati negativi per i partiti di governo e successo di quelli minori. Accade soprattutto dove gli elettori hanno ben chiara la distinzione tra Europee e votazioni nazionali e sanno che il risultato non avrà conseguenze sul governo del paese. LÂ’Italia fa eccezione, ma solo in parte. Ed è confortante che ben pochi chiedano il ritorno al sistema proporzionale per lÂ’elezione del Parlamento italiano.
Il Consiglio dei 25 Stati europei ha approvato un Trattato costituzionale istitutivo dellÂ’Unione Europea. Prima delle elezioni europee avevamo chiesto ai partiti un parere sulla bozza di Costituzione elaborata dalla Convenzione europea e se ritenevano utile un referendum di ratifica. Riproponiamo qui le loro risposte, che potrete comparare con le reazioni di questi giorni.
Astensionismo, rafforzamento dei partiti euro-scettici e voto di protesta sono le tendenze principali emerse dalle elezioni. Hanno notevoli implicazioni per il futuro orientamento delle politiche comunitarie. I due grandi gruppi, popolari e socialisti, non hanno una stabile maggioranza qualificata nel nuovo Parlamento e dovranno trovare una forma di coabitazione. Mentre la politica economica, inevitabilmente da concordare a livello comunitario, implica scelte che si ripercuotono sul consenso elettorale verso i governi dei singoli paesi.
La nuova Costituzione europea? Avere raggiunto un accordo è già un successo, ma il testo finale è più debole rispetto al progetto elaborato dalla Convenzione. Proponiamo ai nostri lettori alcuni stralci del discorso del vicepresidente della Convenzione europea, Giuliano Amato, al sesto convegno europeo della Fondazione Rodolfo De Benedetti, tenutosi il 19 giugno a Lecce. Si tratta delle parti del suo discorso in cui ha valutato l’accordo raggiunto dal Consiglio sulla Costituzione europea e in cui ha discusso come “dare dei denti” al processo di Lisbona.