Lavoce.info

Categoria: Banche e finanza Pagina 49 di 116

C’era una volta il risparmio

La giornata del risparmio è diventata ormai un logoro rito, ignorato dai più. Eppure mai come quest’anno, il 31 ottobre è stata l’occasione per meditare su problemi fondamentali dell’economia e della società italiana. In primo luogo, perché il mito del risparmio italiano è sempre più un ricordo.

Chi pensa alle banche in crisi?

Dopo il fondo salva-Stati e il progetto di unificazione della vigilanza, resta da aggiungere un ultimo tassello: un equilibrato sistema di regole in grado di governare le crisi delle banche. Se l’onere di una crisi bancaria non può essere sopportato dalle finanze di un solo paese e deve necessariamente spalmarsi su tutta la comunità, è necessario che le autorità di vigilanza nazionali facciano un deciso passo indietro a favore di un’unica resolution autority comunitaria con adeguati poteri. Altrimenti, rischia di saltare tutta l’architettura faticosamente costruita.

Quell’imposta di bollo così iniqua e distorsiva

Il decreto “salva Italia” ha introdotto una imposta di bollo su conti correnti, polizze, prodotti e strumenti finanziari. Si tratta di una mini-patrimoniale, che però divide in due categorie il mondo degli investimenti. Favorendo chi affida i propri risparmi a banche e assicurazioni e penalizzando fortemente il settore dei fondi comuni di investimento. La norma oltre a essere distorsiva della concorrenza è anche iniqua perché regressiva. Ed è destinata a provocare, nel prossimo futuro, conseguenze negative sul panorama finanziario del paese.

Dalle Omt una soluzione parziale

Non si può negare che Mario Draghi abbia mantenuto il suo impegno di proteggere l’euro utilizzando per intero gli strumenti a disposizione della Bce. Ma le Outright monetary transactions suscitano qualche perplessità. Il problema nasce in particolare dal fatto che la Bce non dispone di tutti gli strumenti per contribuire efficacemente a risolvere la crisi dei debiti pubblici e quindi dell’euro. Soprattutto perché, per statuto, non le è consentito di finanziare direttamente gli Stati membri in difficoltà. Come invece fanno tutte le altre banche centrali.

Ma la ragione non guida i mercati

Un approccio multidisciplinare, che coinvolga teorie economiche, sociali e psicologiche, può spiegare le attuali inefficienze dei mercati finanziari e come i loro movimenti siano sempre meno determinati da aspettative razionali degli operatori. Dall’effetto gregge a quello annuncio, dall’acquisto sulla base di voci ai pregiudizi cognitivi, fino all’ancoraggio, ecco i principali fattori di tipo psicologico che prendono il sopravvento sui corretti processi decisionali basati sull’elaborazione delle informazione pubblicamente disponibili.

Esm: meglio se lo usa qualcun altro

È partito il nuovo Fondo europeo di stabilità. Avrà risorse ampie ma limitate e una governance politica. Nessun governo ha voglia di usarlo, per non incorrere nel costo politico e nelle condizioni che verranno chieste in cambio degli aiuti. L’unico vero scudo anti-spread sarà quello fornito dalla Bce. Peccato che anche quello dipenderà dalla attivazione dello Esm. Sarebbe stato meglio se la Bce avesse deciso di basare i suoi interventi su una valutazione autonoma del rispetto degli impegni europei da parte del paese interessato.

Per una cassa senza fondazioni

Grottesco. Difficile trovare aggettivo diverso per descrivere lo scontro sulla conversione in azioni ordinarie delle azioni privilegiate possedute delle fondazioni bancarie nella Cassa depositi e prestiti. Se si vuole trasformare realmente (e non solo nella forma) la Cassa in una società per azioni, si liquidino le fondazioni e si metta il 30 per cento da esse posseduto sul mercato, vendendolo al migliore offerente. Permetterebbe alle fondazioni di concentrarsi davvero sulle attività di pubblica utilità, che dovrebbero essere il loro core business e a una controllata dallo Stato di confrontarsi con veri azionisti. Si eviterebbe anche un nuovo bagno di sangue per il contribuente.

Il momento di dire la verità

La Commissione europea ha presentato la proposta per la creazione di una supervisione bancaria unica nei paesi dell’area euro. È un buon inizio, ma è necessario un passo ulteriore. È arrivato il momento di affermare esplicitamente che l’Eurozona ha bisogno di un prestatore di ultima istanza e che l’unica istituzione che può assumere quel ruolo è la Bce. Serve anche un accordo fra gli Stati membri sulla ripartizione dei costi dei salvataggi delle banche, oltre a un sistema di regole che li riduca al minimo.

Unione bancaria: ultima chiamata

L’unione bancaria non può essere un mero passaggio di competenze alla Banca centrale europea. Dovrebbe essere interpretata invece come unico strumento per ripristinare i meccanismi di trasmissione della politica monetaria e bloccare il processo di disintegrazione finanziaria. È un processo complesso, che dovrebbe prevedere un intervento di politica monetaria non convenzionale. Insieme a nuove regole comuni per la liquidazione e amministrazione delle banche, applicate da un’autorità indipendente.

La nuova Banca centrale europea

La Bce si appresta ad assumere specifici compiti di vigilanza sulle banche europee. Si tratta di una svolta, perché si realizzano i presupposti di un vero e più stabile mercato bancario europeo. E finalmente gli operatori non saranno più costretti a interloquire con una moltitudine di autorità, ciascuna con le proprie prassi e linguaggi. Anche se restano da sciogliere alcuni nodi, il treno del trasferimento della sovranità dei controlli è ormai partito. E per i tanti interessi di parte sarà difficile fermarlo in corsa.

Pagina 49 di 116

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén