L’evidenza mostra che il sommerso è stato un freno alla crescita della produttività e, dunque, allo sviluppo del paese. Le ragioni vanno ricercate nelle caratteristiche strutturali di queste imprese. Ma ciò suggerisce anche che per sconfiggere l’economia in nero bisogna puntare sull’innovazione.
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Non esiste uno strumento unico cui affidare il compito di azzerare l’evasione. Gli strumenti utili sono molti, da impiegare in modo integrato e coordinato, anche per spingere il contribuente a dichiarare valori più plausibili. Potenzialità e limiti del redditometro.
Con il permanere della crisi aumentano le sofferenze bancarie. Non tutte dichiarate nei bilanci dagli istituti maggiori, che temono di dover ricorrere a indesiderate ricapitalizzazioni. Ma tutto ciò ha conseguenze sull’erogazione di credito all’economia reale.
La riduzione del cuneo fiscale è un nodo fondamentale per la crescita del nostro paese. Eppure finora non è stata una priorità nell’agenda del Governo. Le risorse necessarie per un intervento significativo, magari destinato ai lavoratori più giovani. E l’impatto sulle pensioni future.
La tassazione è parte costitutiva e rilevante del patto che lega i cittadini allo Stato. E proprio per questo il fisco italiano va cambiato. In che modo lo spiega Dino Pesole nel suo libro “Il salasso”. Ne pubblichiamo alcuni stralci.
In Italia nell’ultimo anno e mezzo sono state varate nuove imposte per un ammontare pari a circa 4 punti di Pil. Stime dell’effetto dell’inasprimento fiscale portano a prevedere una contrazione dell’economia intorno ai due punti e mezzo nei prossimi due anni. Da aggiungere al -3 per cento del 2012.
Uno degli aspetti controversi dell’Imu è costituito dall’utilizzo delle valutazioni catastali per la definizione del valore della base imponibile. I dati catastali non solo sono distanti dai veri valori di mercato, ma lo sono in maniera non uniforme tra territori e tipologie abitative. Un esercizio di simulazione dell’utilizzo dei valori di mercato fatto per la Toscana evidenzia come una operazione relativamente semplice permetterebbe di accrescere l’equità del prelievo e di ridurre la pressione sulla casa di residenza.
Se si considera solo il taglio di un punto delle due aliquote più basse dell’Irpef, oltre 30 milioni di contribuenti ottengono uno sgravio, in media di 151 euro. Mentre il debito Irpef resta invariato per altri 10 milioni di contribuenti, per lo più incapienti. Ma se a questo si aggiunge l’aumento dell’Iva, il discorso cambia. I primi due decili subiscono un aggravio fiscale, che sarà dell’1 per cento per il primo. Tra il terzo e il nono decile il prelievo diminuisce rispetto a oggi in misura pressoché costante, attorno allo 0,2-0,3 per cento. Immutata la situazione per l’ultimo decile.