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LA SINISTRA, I BOT E IL TABU’ DELLA NOMINATIVITA’

La redistribuzione è l’unico motivo che giustifica la tassazione di interessi e dividendi. Ma allora sarebbe necessario assoggettarli alla medesima aliquota che il contribuente paga sul reddito da lavoro. E’ la soluzione adottata in molti paesi, a cominciare dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. In Italia invece si preferisce un’aliquota unica su tutte le rendite finanziarie. Anche al 20 per cento ridistribuisce …  ma favore dei ricchi. Diversamente da ciò che molti pensano, questo sarebbe il momento giusto per modificare il trattamento fiscale dei titoli di Stato.

FAMIGLIE E IMPRESE NELLA MANOVRA FINANZIARIA 2008

La manovra opera una parziale restituzione dell’extra-gettito. Ne beneficiano le famiglie: in particolare incapienti e proprietari di prima casa con redditi inferiori a cinquantamila euro. Molti sono anche gli interventi fiscali per società e imprese. Si preannunciano a costo zero, ma potranno avere effetti di rilievo sia sulla competitività che sulla ripartizione del carico fiscale fra i diversi soggetti. Prevalentemente improntate alla semplificazione sono le misure per le piccole imprese.

Le nebbie inglesi di Valentino Rossi

A prima vista, il sistema fiscale britannico non sembra particolarmente vantaggioso, con un’aliquota marginale dell’imposta sui redditi del 40 per cento. Fondamentale è però la distinzione tra residenti e residenti non domiciliati. I primi sono soggetti a imposta sui redditi ovunque prodotti, i secondi sono tassati sui soli redditi realizzati nel Regno Unito o prodotti altrove e rimpatriati. Tutti gli altri restano sottratti a tassazione. Ed è vero che il Fisco italiano può contestare il trasferimento di residenza, se fittizio, come ha fatto con il campione delle due ruote. Ma ha l’onere della prova.

La via fiscale contro le piramidi

I gruppi piramidali sono fonte di possibili abusi e per questo vanno fortemente scoraggiati. Un’operazione che difficilmente potrà passare da un semplice operare delle forze di mercato. Più consono affidarsi alla leva fiscale e a un più generale processo di riforma volto a sviluppare il sistema finanziario tramite una regolamentazione che di fatto ne incentivi una naturale evoluzione. Un intervento legislativo sembra necessario, non foss’altro che per evidenziare eventuali tipologie di comportamento opportunistico poste in essere dalle maggioranze.

Ici, Chiesa e privilegi

L’esenzione Ici, come attualmente configurata, non appare legittima alla luce del divieto di aiuti di Stato. L’esperienza comunitaria è infatti rigorosa nel ritenere sufficiente il mero rafforzamento della posizione dell’impresa beneficiata rispetto all’inserimento sul mercato nazionale dei concorrenti comunitari. Ma è un problema destinato a impallidire rispetto alla questione delle agevolazioni Onlus. Un regime che detassa completamente il reddito d’impresa realizzato da soggetti che operano in settori di rilievo sociale.

Una defiscalizzazione costosa e aleatoria*

La Francia non utilizza efficacemente le sue risorse di mano d’opera. La scelta delle 35 ore di lavoro settimanale ha arrecato danni al paese, strangolando le attività. Ma la legge appena varata sulla soppressione degli oneri fiscali e dell’imposta sul reddito delle ore straordinarie non è una soluzione efficace: giocherà a sfavore delle nuove assunzioni; e rischia di costare più del previsto perché molte aziende dichiareranno ore straordinarie fittizie per beneficiare dell’assenza di prelievi.
Una scelta del genere dovrebbe prima essere sperimentata su alcuni settori.

Una tassa in via di estinzione

Da almeno settant’anni il gettito dell’imposta di successione è in costante calo nei paesi Ocse. La tendenza si spiega con la sempre minore concentrazione della ricchezza e la sua diversa composizione, con il crescente ruolo del reddito da lavoro a scapito di quello da proprietà. In Italia il livello delle entrate è particolarmente moderato e stabile nel tempo. Anche per effetto di evasione ed elusione. La richiesta di riduzione si deve al fatto che nel comparto casa la differenza tra la ricchezza dell’elettore mediano e quella media è molto ridotta.

La lotta all’evasione aiuta a far ricco il fisco

L’interpretazione dei risultati eccezionalmente positivi registrati dalle entrate tributarie nel 2006 è molto controversa. Tuttavia, qualche risposta si può dare guardando all’andamento del gettito Iva. Ciclo economico e manovre tributarie spiegano meno del 50 per cento dell’aumento. Mentre il miglioramento della tax compliance è confermato da diversi indicatori. E per la prima volta il livello di efficienza nella raccolta del tributo è in linea con quello degli altri paesi europei. Ma solo un impegno costante può garantire che sia un risultato duraturo.

Aritmetica della finanza pubblica

Se è vero che l’Italia non riesce a sostenere la sua spesa pubblica in virtù della diffusa presenza di evasione, è anche vero che contrastare efficacemente il fenomeno porta la pressione fiscale “apparente” a un livello sensibilmente superiore alla media europea. E se lì si arrivasse, difficilmente il sistema economico potrebbe rimanere competitivo. La strada da intraprendere allora è una sola: ridurre sia l’evasione sia il carico fiscale. Di conseguenza, anche la spesa andrebbe tenuta sotto controllo con una strategia di medio periodo, chiara ed esplicita.

Quel vantaggio molto fiscale

I lavoratori italiani non sembrano percepire il trattamento fiscale particolarmente favorevole attribuito alla previdenza complementare. I calcoli mostrano che già dopo dieci anni di contribuzione al fondo pensione il valore dell’investimento supera del 14,2 per cento quello ottenibile con una pensione “fai da te” conseguita acquistando titoli. Dopo trenta anni lo scarto è del 23,8 per cento. Il risparmio d’imposta è tanto più alto quanto più elevata è l’aliquota marginale Irpef. L’unico rischio è che in futuro questo regime venga rivisto.

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