Tassazione differenziata in base al sesso, tassazione con quoziente familiare e imposta negativa: sono tre proposte di riforma per il sistema fiscale italiano. Cambiare le aliquote fiscali è sempre un’operazione controversa che richiede la creazione di un vasto consenso su come distribuire i guadagni e le perdite tra i contribuenti. Ma al di là delle soluzioni tecniche, l’auspicio è che il dibattito sul fisco ci serva a capire due problemi centrali dell’economia italiana: la bassa partecipazione femminile alla forza lavoro e la bassa natalità.
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Con la Finanziaria 2007 sono stati finalmente introdotti anche in Italia incentivi fiscali a favore degli investimenti privati in ricerca e sviluppo. Il principale provvedimento è un credito d’imposta generale per le spese per R&S delle imprese. La sua efficacia rischia, però, di essere assai limitata perché l’agevolazione vale solo per tre anni. Come emerge da tutte le indagini empiriche, incentivi temporanei creano incertezza e possono indurre le aziende a non iniziare progetti aggiuntivi di durata medio-lunga.
Attorno alle addizionali locali sull’Irpef si è accesa una polemica forse eccessiva. Anche perché è una misura adottata da una quota relativamente piccola di comuni. E bisogna evitare di moltiplicare i costi di adempimenti per i contribuenti che deriverebbero da spazi troppo ampi lasciati ai governi locali sui tributi erariali. Gli interventi vanno valutat nella prospettiva più generale dei vantaggi che una riforma in senso federale potrebbe portare. Difficile comprendere perché il sostegno alla famiglia debba passare dall’Ici.
La proposta del presidente del Consiglio di abbattere l’Ici sulla prima casa, con vantaggi crescenti in base al numero dei figli, appare negativa sotto il profilo della finanza comunale e dei rapporti tra governo ed enti locali. E’ invece apprezzabile come misura per la famiglia. Tuttavia, non sembra opportuno varare ora un provvedimento parziale, quando il governo ha promesso di definire entro breve tempo e in modo coerente una strategia globale su questo tema e sul federalismo fiscale.
Le norme degli ultimi anni per limitare la crescita della spesa degli enti locali hanno finito per incentivare l’abuso del territorio e il ricorso all’indebitamento. La Finanziaria 2007 permette invece ai comuni di elevare l’addizionale Irpef. Una misura che ha suscitato molte polemiche. Ma è una strada obbligata. Basta guardare alle previsioni di bilancio dei capoluoghi di provincia. Perché chi non aumenta le tasse oggi, dissesta le sue finanze e l’ambiente. E domani sarà comunque costretto ad aumentare la pressione fiscale.
L’evasione fiscale è legata più alle imposte “tradizionali” o a quelle occulte, cioè alla congerie di regole inutili che gravano sul libero svolgimento dellazione economica dei privati? Se si guardano gli indicatori internazionali se ne deduce che almeno nel medio-lungo periodo, un euro investito per migliorare il sistema paese potrebbe ridurre il fenomeno più di quanto possa fare un euro in meno chiesto ai contribuenti. Inoltre, istituzioni pubbliche economiche più efficienti potrebbero attrarre capitali esteri e disincentivare la delocalizzazione.
Tre interventi sull’Irpef in pochi anni. Con obiettivi distributivi diversi. Qual è l’impatto totale sui redditi degli italiani? Stime calcolate su un campione rappresentativo di famiglie ci dicono che il primo modulo è stato favorevole ai redditi medio-bassi e ha interessato poco gli altri. Il secondo ha beneficiato in modo particolare la coda superiore della distribuzione. La Finanziaria 2007 avvantaggia i redditi medio-bassi, ma in misura trascurabile i poveri, e riduce quelli alti. Gli incrementi delle addizionali e l’obiettivo di una maggiore equità.
La Finanziaria 2007 consente agli enti locali di incrementare le addizionali Irpef e Irap. Che interessano anche i redditi più bassi. Chi le adotta, dunque, minerebbe l’azione redistributiva decisa dal governo. Non è così. Perché l’Irpef come strumento redistributivo ha molti limiti. E perché non è solo con il prelievo che si attua la redistribuzione. Buona parte della spesa comunale ha finalità dichiaratamente sociali. Bisogna quindi considerare come i comuni utilizzano le risorse aggiuntive e le possibili alternative per reperirle.
Le esperienze di alcuni paesi mostrano che i sistemi basati sul contrasto d’interesse non risolvono il problema dell’evasione fiscale. In Cina tentano una strada diversa: nei settori ad alta evasione lo scontrino è anche un “gratta e vinci” e dà diritto a partecipare a una lotteria molto pubblicizzata dai media. La tecnologia adottata è relativamente semplice e i risultati in termini di stimolo alla legalità degli scambi e di entrate fiscali sembrano incoraggianti. Pur con qualche cautela, potrebbe rivelarsi una buona idea anche per l’Italia.
Il contrasto di interessi è sempre più spesso indicato come la formula magica cui affidare la lotta all’evasione. Ma per essere efficace l’agevolazione riconosciuta ai contribuenti onesti dovrebbe essere tale da annullare completamente il gettito dello Stato. Ed è illusorio pensare che si elimini così la necessità di controlli e accertamenti fiscali. Sembrerebbe più proficuo perseguire altre modalità, che costringano il singolo contribuente a confrontare il guadagno dell’evasione con i rischi o i costi che essa potrebbe comportare su altri fronti.