Lo smart working può aiutare a conciliare i tempi di lavoro e di vita. Ma se la suddivisione del lavoro domestico e di cura non è equilibrata, le donne rischiano di vedersi ancora svantaggiate. Per questo sembrano apprezzarlo meno degli uomini.
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La pandemia ha colpito di più le donne. È più alta per loro la probabilità di perdere il lavoro ed è aumentata la richiesta di cure all’interno della famiglia. La risposta dovrebbe essere in politiche e pratiche che disegnino un nuovo sistema di welfare.
Le bambine ottengono punteggi più bassi dei maschi nei test di matematica. In Italia il divario è particolarmente elevato. Lo si può ridurre attraverso metodologie didattiche di apprendimento attivo e cooperativo, come mostrano i risultati di uno studio.
La pandemia ha cambiato la ripartizione del tempo nelle famiglie italiane. Si accentua ancora di più il divario di genere nella cura della casa e dei bambini per le donne che vivono con un partner. E anche la chiusura delle scuole ricade su di loro.
A giugno 2020 il Piano Colao inseriva “parità di genere e inclusione” fra i tre assi fondamentali per il rilancio del paese. Poco più di sei mesi dopo, la bozza del Pnrr ha già dimenticato quella lezione. E calano i fondi per superare la diseguaglianza.
All’inizio della carriera accademica, in tutte le discipline le percentuali di ricercatori e ricercatrici sono simili. Ma nei passaggi successivi gli uomini prevalgono. Eppure, la diversità di genere è importante. E non solo per ragioni di equità.
La ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne riporta alla luce i numeri drammatici dei femminicidi e lo stato di emergenza in cui vivono le vittime di violenza. Alcuni passi in avanti sono stati fatti, ma sono ancora troppo timidi.
L’Italia è intrappolata da anni in una situazione di bassa fecondità e bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro. Per aumentare il numero delle madri al lavoro, serve un cambio di passo. Che inizia dai congedi di paternità e parentali.