La pandemia ha cambiato la ripartizione del tempo nelle famiglie italiane. Si accentua ancora di più il divario di genere nella cura della casa e dei bambini per le donne che vivono con un partner. E anche la chiusura delle scuole ricade su di loro.
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A giugno 2020 il Piano Colao inseriva “parità di genere e inclusione” fra i tre assi fondamentali per il rilancio del paese. Poco più di sei mesi dopo, la bozza del Pnrr ha già dimenticato quella lezione. E calano i fondi per superare la diseguaglianza.
All’inizio della carriera accademica, in tutte le discipline le percentuali di ricercatori e ricercatrici sono simili. Ma nei passaggi successivi gli uomini prevalgono. Eppure, la diversità di genere è importante. E non solo per ragioni di equità.
La ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne riporta alla luce i numeri drammatici dei femminicidi e lo stato di emergenza in cui vivono le vittime di violenza. Alcuni passi in avanti sono stati fatti, ma sono ancora troppo timidi.
L’Italia è intrappolata da anni in una situazione di bassa fecondità e bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro. Per aumentare il numero delle madri al lavoro, serve un cambio di passo. Che inizia dai congedi di paternità e parentali.
La pandemia ha accentuato le debolezze di paesi e persone. In Italia ha mostrato una volta di più la difficoltà delle donne di conciliare lavoro e impegni familiari. Un aiuto può venire dal welfare interaziendale, con la creazione di reti fra Pmi.
A marzo il governo ha lanciato una campagna per promuovere il numero antiviolenza e stalking 1522. Le richieste di aiuto sono rapidamente aumentate. Non nelle aree dove gli stereotipi sono più diffusi e la violenza di genere più accettata.
Basterà il voucher per frequentare un Mba a correggere la carenza strutturale di donne in posizioni dirigenziali? Un ostacolo alla progressione di carriera è il carico di lavoro di cura che ricade sulle donne. Di questo dovrebbe occuparsi la politica.