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Categoria: Giustizia Pagina 25 di 33

NON E’ UN PAESE DELLA RULE OF LAW

Nei loro programmi elettorali i due principali partiti propongono una trasformazione completa dell’Italia, senza però indicare alcuna sequenza delle riforme che vorrebbero attuare. Ma le priorità esistono. Secondo il rapporto sulla libertà economica curato dall’Heritage Foundation, il nostro paese è agli ultimi posti per corruzione e tutela dei diritti di proprietà. Alla giustizia Pdl e Pd dedicano una certa attenzione e il tentativo di dare risposte alle deficienze del nostro sistema giudiziario dovrebbe trovare ampio sostegno in quasi tutta la società.

GIUSTIZIA

PROVVEDIMENTI

1) Il decreto Bersani: elimina tariffe minime, ammette pubblicità e introduce patto premio – contingency fee – (onorario in proporzione a quanto si è vinto in causa) per i professionisti e quindi anche per gli avvocati.
2) Indulto
si veda:
Sette mesi dopo l’indulto
Crimini e misfatti a un anno dall’indulto
L’economia dell’indulto
Le regole dell’indulto
3) Riforma ordinamento giudiziario
si veda:
Una riforma in attesa di giudizio
Riforma dell’ordinamento giudiziario, la storia infinita
4) Class action
si veda:
La class action nasce orfana
La class action all’italiana non aumenta la responsabilità dei produttori
5) Avvio sperimentale della spending review sul settore giustizia – proposta avanzata nel Libro verde di modificare la geografia giudiziaria per aumentare la dimensione dei tribunali (e rendere così più produttivi i giudici).

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Si tratta di riforme nella gran parte dei casi strutturali il cui impatto richiede dai due ai cinque anni per essere misurato.

OCCASIONI MANCATE

1) Implementare il Bersani eliminando l’attuale tariffa a prestazione degli avvocati – che favorisce congestione, lunghezza dei processi, e mancanza di trasparenza nel mercato dei servizi legali – con una tariffa a forfait: oltre a incentivare lo sveltimento dei processi, avrebbe reso realmente incisive le altre innovazioni introdotte dal Bersani I sulle professioni (pubblicità, contingency fee, tariffe minime) che così come sono ora rischiano di valere poco.
2) Portare a termine le proposte di revisione della scala dei tribunali. L’unica riforma che nel passato ha inciso, anche se poco, su questo, cioè la riforma del giudice unico, ha prodotto risultati evidenti di recupero di efficienza e abbreviazione dei tempi dei procedimenti.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La durata eccessiva dei nostri processi ha molte ragioni: si veda in proposito l’analisi e le proposte della Commissione Tecnica per la Finanza Pubblica (http://www.tesoro.it/web/apri.asp?idDoc=18406).
Naturalmente, perchè si faccia qualcosa è necessario che ci sia una corrispondente pressione politica da parte di elettori e gruppi.  Non sarei così pessimista: rispetto al passato c’è su questo punto una maggiore consapevolezza di cui i politici – volenti o nolenti – dovranno tenere conto.
Quanto alla divulgazione di notizie, è vero che i presunti "colpevoli" possono essere molti e che in qualche caso la divulgazione è lecita (o quasi). Il punto che volevo sottolineare era che in questo modo il processo "vero" viene di fatto anticipato alla fase delle indagini, con tutta una serie di conseguenze negative. Del resto, questo non avviene solo nei casi che vedono coinvolti i politici, ma anche in casi per così dire "normali": es. Perugia. E’ poi probabile che alla lunga si verifichi un fenomeno di "assuefazione" : non dimentichiamoci che ai tempi di Mani pulite bastava un avviso di garanzia per far sparire un ministro dal governo (e talvolta anche dalla vita pubblica). E’ per questo che la tendenza ad interpretare i reati in modo espansivo – magari per colpire comportamenti discutibili o comunque censurabili – rischia di essere controproducente: se lo scontro per le poltrone è concussione, allora la lista dei colpevoli rischia di essere… infinita e, com’è noto, se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. 
Va aggiunto che non mancano politici particolarmente abili a manipolare la percezione delle situazioni. Il caso Cuffaro è istruttivo: in presenza di una sentenza – anche se di primo grado – si è detto soddisfatto per aver avuto "solo" una condanna a 5 anni! Come regola generale sottoscrivo comunque in pieno quanto dichiarato ieri dal nostro presidente del Consiglio: "Le categorie dalla politica hanno come contrappeso non tanto il principio esterno della responsabilità penale, che vale certo anche per i rappresentanti politici, bensì, soprattutto, quello interno di una responsabilità che è e resta di tipo politico. Una responsabilità che spetta direttamente ai cittadini far valere non soltanto nell’occasione elettorale ma attraverso una costante relazione tra politica e collettività che assicuri una reale e continua capacità di partecipazione e di controllo."

OLTRE IL CASO MASTELLA *

L’eccessiva durata dei processi enfatizza il ruolo delle indagini preliminari. Le informazioni raccolte e divulgate in questa fase tendono fisiologicamente a rappresentare le posizioni di una sola delle parti processuali: l’accusa. Così, la loro divulgazione danneggia il politico in uno degli aspetti che più gli sta a cuore: la popolarità. L’ironia del caso Mastella sta nel fatto che il ministro ne è stato colpito proprio quando si accingeva ad annunziare provvedimenti che, accorciando i tempi del processo, avrebbero dovuto avviare a soluzione il problema.

LA CLASS ACTION NASCE ORFANA

Il Senato ha approvato la class action in un modo rocambolesco e abbastanza inaspettato. La norma presenta rilevanti criticità giuridiche e di efficienza del sistema giustizia. Le associazioni dei consumatori hanno un forte incentivo alla proposizione di cause collettive anche pretestuose. E resta comunque il diritto del singolo cittadino ad agire in giudizio per la medesima controversia. Per i processi non è prevista alcuna corsia preferenziale, né un giudice particolarmente qualificato. Non bastano modifiche in corsa, serve una più ampia riflessione.

Crimini e misfatti a un anno dall’indulto

Le statistiche dicono che dopo l’ultimo indulto le rapine in banca sono quasi raddoppiate. Più in generale, varie tipologie di crimine subiscono improvvise impennate nei periodi successivi ai provvedimenti di clemenza. Con costi sociali superiori ai benefici. Tuttavia il sovraffollamento delle carceri è un problema reale. Eventuali nuove misure dovrebbero tener conto della necessità di selezionare in modo rigoroso i detenuti da liberare. I modelli econometrici potrebbero aiutare a definire i criminali abituali. Per escluderli dal beneficio.

Una riforma in attesa di giudizio

Il Senato ha licenziato la riforma dell’ordinamento giudiziario destinata a sostituire in gran parte quella varata nella scorsa legislatura. Servirà a migliorare il sistema? Si tratta di un insieme di provvedimenti molto complesso e molto dipenderà dalla loro applicazione. Sulla separazione delle carriere, la soluzione è di compromesso. Dubbi sull’efficacia del meccanismo di valutazione, che non spezza il circolo vizioso tra controllori e controllati. Novità interessanti per il reclutamento dei giudici. La creazione della Scuola della magistratura.

E in magistratura largo agli anziani

Una sentenza della Corte costituzionale cancella la legge che fissava in sessantasei anni il limite di età dei magistrati per partecipare a concorsi per dirigere uffici giudiziari di merito. Norma dettata da ragioni molto specifiche e poco attente agli interessi della giustizia, ma che aveva avuto il merito di riaprire il dibattito sui requisiti e sul ruolo del magistrato dirigente e sul criterio dell’anzianità. Se la politica non saprà uscire da logiche di piccolo cabotaggio ed esprimere rapidamente un progetto coerente e forte, il sistema finirà per collassare.

Giustizia, lo scoglio di una maggioranza risicata

Il programma

Il programma elettorale dell’Unione dedicava ampio spazio alla giustizia preannunciando riforme radicali, con l’obiettivo di intervenire sull’organizzazione della giustizia e di ridurre i tempi dei processi. Dopo i primi 12 mesi, che cosa è stato fatto?

Sospensione riforma Castelli

In una prima fase il ministro Mastella si è dedicato, peraltro con discreto successo, a migliorare le relazioni con la magistratura, piuttosto tese con la precedente maggioranza di centro-destra. È una strategia che si cerca di perseguire anche con gli altri protagonisti del sistema giudiziario: per il prossimo ottobre è annunziata un’assemblea nazionale sulla Giustizia.
In termini di politica legislativa, come promesso nel programma, il governo si è mosso innanzitutto per modificare la riforma dell’ordinamento giudiziario varata dalla precedente maggioranza alla vigilia delle elezioni politiche. Si è così arrivati, nell’ottobre dell’anno scorso, alla sospensione della parti più controverse della riforma Castelli, quelle sulla carriera. Si è dovuto però aspettare marzo 2007 perché il governo presentasse un disegno di legge di riforma alternativo, attualmente in discussione alla commissione Giustizia del Senato.

Riforma per una giustizia più rapida

Negli ultimi mesi, il vigore riformista del governo si è sviluppato anche su altri fronti. Sempre in marzo, è stato approvato un Ddl di riforma del processo civile che rafforza i poteri del giudice e semplifica alcune procedure, il tutto per cercare di migliorare l’efficienza, accorciando i tempi. In aprile, un analogo Ddl è stato varato in campo penale, con misure che vanno dall’allungamento dei termini di prescrizione – che il precedente governo aveva accorciato – a una riforma dei ricorsi per cassazione: anche in questo caso si tratta di misure volte ad accelerare il funzionamento della macchina giudiziaria.
Infine, pochi giorni fa il consiglio dei ministri ha approvato un altro Ddl che istituisce “l’ufficio per il processo” e che rende obbligatorio il processo civile telematico a partire dal 2010. Si tratta di misure che intendono rafforzare l’organizzazione degli uffici giudiziari, anche attraverso l’assunzione di nuovo personale, e che puntano molto sulla diffusione dell’informatica, anche in questo caso per rendere più rapido il processo. L’obiettivo del governo è quello di arrivare, in campo civile, a garantire una durata massima del processo, in tutte le sue fasi, di cinque anni.

Commento

Diversi progetti di riforma sono dunque in cantiere, bisogna però tenere conto del fatto che si tratta di iniziative avanzate in forma di Ddl e che perciò devono essere tutte approvate dal Parlamento, dove il governo non dispone oggi di una solida maggioranza. Quale risultato concreto produrranno perciò è difficile prevedere. Ad esempio, è molto difficile che l’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario non incontri difficoltà e possa perciò essere definitivamente approvata prima del 31 luglio, che è la data limite della sospensione della riforma Castelli. In tal caso si renderebbe necessaria una nuova sospensione, oppure una soluzione attraverso il compromesso con l’opposizione, cosa non facile dati gli orientamenti piuttosto differenti di centrosinistra e centrodestra in tema di giustizia.
In altre parole, le riforme sono sulla carta, ma tempi e contenuti di quanto verrà effettivamente varato sono ancora incerti.

I numeri della sanità penitenziaria

Nel periodo considerato dall’Indagine della Corte dei Conti la popolazione carceraria è aumentata, mentre sono diminuiti, anche in valore assoluto, gli stanziamenti annuali per la sanità penitenziaria. Il personale sanitario assorbe l’81 per cento della spesa, ma non è possibile conoscere quanta parte sia imputabile al numero di ore lavorate e quanta ai compensi orari. L’indisponibilità di questi dati insieme a quella sull’entità e sulle caratteristiche dei soggetti da assistere, configura nel complesso un sistema privo di trasparenza.

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