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SE IL CANE DA GUARDIA DORME

Una serie di interventi pubblicati su lavoce.info e ripresi dai giornali hanno innescato negli ultimi giorni una polemica feroce sul valore effettivo dei rientri di capitale legati all’operazione scudo fiscale. Coinvolgendo anche organismi tecnici. Non stupisce che il governo abbia cercato di presentare un provvedimento discutibile e contestato come un grande successo. Preoccupa invece che la stampa indipendente abbia pubblicato con grande risalto e senza alcun controllo i comunicati del ministero. Abdicando così al suo ruolo.

ISTRUZIONI PER L’USO DELLA BIBLIOMETRIA

Valutare la ricerca è indispensabile. E per farlo la comunità accademica giudica la qualità delle pubblicazioni scientifiche attraverso due metodi: la recensione dei pari e gli indicatori bibliometrici basati sulle citazioni. I secondi hanno il vantaggio di essere più democratici ed economici dei primi, ma anche due gravi limiti. Non esistono infatti dati di buon livello per tutte le discipline e manca un metodo bibliometrico standard. Meglio allora affidarsi a una saggia cooperazione tra revisione dei pari e bibliometria.

VOLTREMONT E IL CALICE DELL’ECONOMIA

Si intitola “Tremonti: istruzioni per il disuso” il libro scritto da cinque economisti. Passa in rassegna in modo impietoso le affermazioni contenute negli scritti del nostro ministro dell’Economia. E dimostra che le sue tesi e le sue previsioni sono molto spesso lontane dalla realtà di dati, numeri e statistiche. Eppure si tratta proprio di quelle stesse affermazioni che hanno contribuito a rendere il ministro l’intellettuale più influente della attuale maggioranza. Perché allora in pochi finora hanno messo in luce le sue incongruenze?

La risposta ai commenti

Cari lettori,

grazie per i vostri commenti. Nel mio intervento giudicavo un’affermazione del Presidente del Consiglio che non regge alla prova dei fatti.
Ma il discorso, nel confronto con voi, si è  molto allargato. Quindi provo a fornire ulteriori dati utili per un confronto informato.
Cominciamo dalla propensione a commettere reati. Secondo il “Rapporto sulla Criminalità in Italia” emanato nel 2007 dal Ministero dell’Interno, la quota di immigrati regolari denunciati è solo lievemente superiore (6%) inferiore alla loro quota (5%) sulla popolazione totale. Quindi la propensione a commettere reati non sembra molto diversa da quella degli italiani.
Altri di voi fanno presente che i miei dati non riguardano l’immigrazione clandestina. Vero. Io giudicavo un’affermazione del Presidente del Consiglio riferita a tutti gli immigrati, non solo ai clandestini. Quindi i dati che ho considerato erano quelli appropriati. A meno che qualcuno voglia sostenere che a fronte di un incremento di quasi 2 milioni degli immigrati regolari c’è stata una riduzione di più di due milioni dell’immigrazione clandestina.
La questione degli immigrati clandestini merita comunque un approfondimento. Ci sono, in effetti, significative differenze tra immigrati regolari e irregolari in termini di propensione a delinquere. Il citato rapporto del Ministero degli Interni mette in luce che tra il 70 e l’80 per cento (a seconda dei reati) degli immigrati denunciati è sprovvista di un regolare permesso di soggiorno, mentre la quota degli irregolari sul totale degli stranieri è molto inferiore. Quindi i clandestini sono sovra-rappresentati fra gli immigrati presumibilmente coinvolti in reati. Ma la cosa importante da stabilire è se le politiche migratorie sin qui perseguite abbiano contribuito a ridurre la criminalità. La mia impressione è che non sia il caso. Perché non sono riuscite a contenere l’arrivo di clandestini (arrivano comunque fin quando il lavoro nero sarà tollerato) e perché hanno reso più difficile agli immigrati che erano già da noi la regolarizzazione, inducendoli a commettere reati che altrimenti non avrebbero commesso. Quanto è forte questo effetto dell’irregolarità in quanto tale sulla propensione a commettere reati? Gli immigrati illegali non sono normalmente osservabili nelle statistiche ufficiali. E la probabilità di richiedere e ottenere un permesso di soggiorno è plausibilmente correlata con altre determinanti della propensione a delinquere (per esempio le potenzialità di guadagno sul mercato del lavoro regolare) che rendono complicato isolare l’effetto dello status giuridico. Per ovviare a queste difficoltà due ricercatori, Giovanni Mastrobuoni e Paolo Pinotti, hanno confrontato la propensione a delinquere degli immigrati Rumeni, che hanno ottenuto lo status legale in Italia a seguito dell’ingresso del loro paese nell’Unione Europea, con quella di altre nazionalità. Dal momento che le differenze tra i due gruppi in termini di status giuridico prima e dopo il 1° Gennaio 2007 dipendono principalmente da un evento esterno (l’allargamento a est dell’Unione Europea) piuttosto che da decisioni e caratteristiche individuali, differenze sistematiche nella dinamica della propensione a delinquere dovrebbero essere altresì indipendenti da variabili diverse dallo status giuridico. Dati individuali sulla recidività degli stranieri scarcerati a seguito del provvedimento di indulto varato 5 mesi prima dell’entrata in vigore della libera circolazione sopperiscono alla tradizionale mancanza di fonti statistiche sugli immigrati irregolari.
I risultati dello studio suggeriscono che l’estensione dello status legale a tutti i Rumeni ha diminuito drasticamente la loro recidività rispetto a quella delle altre nazionalità. Per esempio, la  Figura qui sotto mostra la probabilità che un ex-detenuto Rumeno sia riarrestato in ciascun giorno durante i 10 mesi successivi alla sua scarcerazione, rispetto alla stessa probabilità per un Albanese. La maggiore propensione a delinquere degli immigrati irregolari sembra dunque dovuta, in larga parte, alla condizione stessa di illegalità, piuttosto che a caratteristiche individuali ad essa correlate.
Alla luce di questi risultati, politiche migratorie restrittive possono avere effetti perversi in termini di numero di crimini commessi dagli immigrati (irregolari) presenti sul territorio. Per esempio, è lecito interrogarsi sulle conseguenze di decreti flussi come quello del 2007, che fissò un tetto di 170.000 permessi di soggiorno a fronte di 740.000 domande, la maggior parte delle quali presentate da immigrati già presenti sul territorio, spingendo dunque diverse centinaia di immigrati in una condizione di illegalità.
Recidività degli ex-detenuti liberati con l’Indulto del 2006.

Recidività degli ex-detenuti liberati con l’Indulto del 2006

Lezioni di economia in tempo di crisi

La crisi ha cambiato tutto: l’economia, le istituzioni finanziarie, il nostro modo di fare politica economica e la nostra teoria economica. Eppure, per i programmi di insegnamento universitari, tutto resta come prima. Come trenta anni fa, gli studenti seguono prima un corso di microeconomia e poi uno di macro. Il problema è la separazione netta tra le due parti. I docenti dovrebbero invece affrontare fin dall’inizio, direttamente e in un modo adeguato, le questioni che la realtà economica contemporanea pone davanti agli occhi, nella vita e nelle tasche di tutti.

GRAZIE, AMICI DE LAVOCE

Il sostegno di 1.212 lettori nel 2009 ha fatto entrare nella cassa de lavoce 82.500 euro. Una cifra che copre in buona parte i costi del sito e ci permette di proseguire la nostra attività d’informazione in assoluta indipendenza. Abbiamo pubblicato 550 interventi e 125 file multimediali e introdotto alcune piccole novità come “lavoce dei blog”, le pagine ufficiali su Facebook e Twitter, un’altra categoria tematica (Discriminazione) e potenziato l’argomento Sanità.

TREMONTI È UN MAESTRO. DI SCI

Continua a mietere riconoscimenti il ministro Giulio Tremonti. Dopo essere stato insignito del nuovo titolo di “uomo dell’anno nell’economia italiana” dal direttore del Sole 24 Ore Gianni Riotta, il ministro dell’Economia verrà incoronato sabato 30 gennaio Maestro di sci ad honorem dal presidente dell’Associazione nazionale maestri Luciano Magnani. Non sono note al momento le motivazioni del premio e non sappiamo se i meriti di Tremonti siano da ascriversi allo slalom, alla discesa libera (specialità che paiono ispirarlo anche in politica) o semplicemente al nome evocativo  di bianche vette alpine come le Tre Cime di Lavaredo. Sappiamo invece che la cerimonia si svolgerà a Sestola (Monte Cimone) a conclusione del primo Criterium sulla neve dei parlamentari italiani che nell’occasione si misureranno con i membri del Gis, Giornalisti italiani sciatori. Qualche giornalista vecchio stile, di quei pochi che preferiscono fare i cani da guardia dei politici anziché organizzare con loro gite sociali, arriccia il naso davanti a questa inattesa iniziativa del presidente dell’associazione sciistica Mario Sensini, prestigiosa firma del Corriere della Sera. Difficile immaginare i reporter del New York Times o della Cnn in gita con i congressmen di Washington. Ma da noi le cose stanno diversamente. Da anni i cronisti parlamentari frequentano a Roma le palestre e i club di deputati e senatori e la cosa non fa scandalo, anche perché nessun giornale la racconta. E poi, a Sestola, i tre giorni di vacanza non saranno soltanto a base di discese, cene e vin brulé ma sono previste anche attività molto serie. Come recita il programma, alle 18.00 di sabato 30 “Convegno La montagna italiana, l’Italia della montagna, Cinema Belvedere di Sestola, con la partecipazione del Ministro degli esteri Frattini, Ministro dell’Economia Tremonti, Consulente per la montagna On. Manuela di Centa e tante altre autorità”. Ne sentivamo tutti il bisogno.

Oltre il Pil

Il più contestato tra indicatori economici spesso messi in discussione è senz’altro il Pil. Per il quale da tempo gli economisti cercano un’alternativa. Proprio per questo in Francia si è messa all’opera una commissione presieduta da due premi Nobel. Con risultati però deludenti per chi si aspettava un nuovo indicatore sintetico che sostituisse completamente il prodotto interno lordo. Anche perché si continua a non rendere davvero espliciti gli obiettivi che si vogliono perseguire. Un contributo più originale potrebbe invece arrivare proprio dall’Italia.

UN PREMIO PER GIANNI

In quest’anno di crisi, con l’economia che fa meno 5 e il debito pubblico tornato al 117 per cento del pil, il maggiore quotidiano economico italiano ha voluto istituire, per la prima volta nella sua storia, un premio all’uomo dell’anno nell’economia italiana. E come si apprende dal titolo di testa del 31 dicembre 2009, "le grandi firme del Sole 24 Ore" lo hanno attribuito a Giulio Tremonti, ministro dell’Economia. Secondo posto a Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat. Il terzo posto a Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria.
Anche lavoce.info non poteva mancare all’appuntamento con i grandi premi di fine anno. Abbiamo così istituito il Premio Indipendenza 2009. E siamo lieti di annunciare che lo abbiamo assegnato a Gianni Riotta, direttore del Sole 24 Ore per il coraggio mostrato nel premiare nell’ordine: 1) il più grande azionista dei più grandi soci di Confindustria, colui che decide quanti soldi dare alle imprese che versano le quote associative a Confindustria, nonché suo grande sponsor per la guida del quotidiano di Confindustria; 2) l’amministratore delegato del più grande gruppo privato socio di Confindustria, proprietaria del Sole 24 Ore; 3) la presidente di Confindustria, proprietaria del Sole 24 Ore.
Nell’assegnare a Riotta il prestigioso riconoscimento vorremmo porgli due domande, una facile e una più difficile, nella tradizione delle sue interviste ruvide ed affilate. Prima domanda: come ha accolto Emma il riconoscimento di "uomo dell’anno"? In tempi di sconfinamenti di genere, la risposta non è ovvia. Seconda domanda, quella difficile: chi sono le grandi firme del Sole24Ore? Ne abbiamo interpellate alcune a caso, tra gli economisti maggiormente citati nelle publicazioni scientifiche e riconosciuti a livello internazionale, che collaborano al giornale. Nessuno aveva mai sentito parlare del concorso e del premio. Meglio così. In simili atti di coraggio solo ed unicamente il comandante deve esporsi. Che tempra quel Gianni!
 
Le grandi firme 2009 de lavoce.info

SULLA DROGA È TEMPO DI CAMBIARE

L’Italia è ai primi posti in Europa per consumo di cannabis, cocaina ed eroina. Eppure le politiche sulla tossicodipendenza del nostro paese continuano a essere improntate al proibizionismo. Ma è un modo di affrontare il problema che a livello internazionale è stato abbandonato proprio perché non ha dato grandi risultati. Tanto che l’Osservatorio europeo sulle droghe auspica ora l’adozione di interventi rivolti alla prevenzione e alla riduzione del danno. Raccomandazioni che il nostro paese è ben lontano dall’ascoltare

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