Il “rating di legalità”, previsto dal recente decreto liberalizzazioni, dovrebbe servire a selezionare le imprese virtuose in base allo status giudiziario dei responsabili delle società, ai certificati antimafia, alla rete delle forniture. In modo da aprire loro una corsia preferenziale nell’acquisizione degli incarichi da parte delle amministrazioni pubbliche. Rimangono però poco chiari alcuni aspetti della normativa. E c’è il rischio che il “bollino blu” della legalità non si riveli davvero conveniente per le aziende.
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Diversi fattori stanno portando il trasporto pubblico locale italiano verso il collasso. A causare le maggiori difficoltà è l’incertezza del quadro normativo, con le continue oscillazioni tra orientamenti normativi pro-liberalizzazione e comportamenti pratici delle amministrazioni pro-monopoli esistenti. Alla luce della sentenza della Corte costituzionale serve un riassetto profondo del comparto, che preveda politiche di accompagnamento all’apertura del mercato alla concorrenza, consentendo la ristrutturazione e riorganizzazione delle aziende.
Nel decreto Sviluppo è prevista la realizzazione di un piano nazionale per le città, per riqualificare le aree urbane. Ancor prima di vederne i dettagli, si impongono due questioni. La prima è il filo diretto con i comuni e il ruolo marginale assegnato alle Regioni: una scelta che potrebbe rivelarsi poco opportuna. La seconda riguarda il finanziamento del progetto. Già di per sé piuttosto modesto, sorgono alcuni dubbi sulla sua effettiva disponibilità. Perché si tratta di risorse dirottate da altri piani di spesa. E alcune sono già state impiegate.
La nuova legge di contabilità prevede una delega al governo per diffondere pratiche di valutazione degli investimenti pubblici. L’obiettivo è dare maggiore efficacia alla spesa in conto capitale. Il governo Monti, però, non ha varato nei tempi prescritti i decreti attuativi che avrebbero consentito l’effettivo avvio di nuove procedure di valutazione e del processo di riqualificazione delle strutture dovrebbero svolgerle. Possibile che sia proprio un esecutivo tecnico a ritardare uno dei più significativi provvedimenti ad alto contenuto innovativo?
Negli ultimi venti anni sono stati annunciati diversi piani di rilancio della spesa per infrastrutture. Nessuno è stato realizzato o ha avuto effetti significativi. Ora ci prova il governo Monti. Seppure a risorse pubbliche date, l’obiettivo è l’accelerazione della spesa per la realizzazione di opere che dovrebbero favorire la crescita del paese. L’operazione è però impostata con dati e criteri inadeguati, da rivedere radicalmente. Iniziando dal difficile esercizio di ricostruire la spesa fin qui sostenuta dalle amministrazioni pubbliche. Per non ricadere negli errori del passato.
La legge di riforma del trasporto pubblico locale approvata dalla Regione Lombardia è il classico esempio da non seguire. Sancisce un trattamento differenziato tra servizio ferroviario locale, privilegiandolo, e quello svolto dalle autolinee, che pure è meno costoso. Nelle gare ferroviarie aumentano le barriere all’ingresso, con l’adozione del contratto nazionale e di quelli integrativi. Ma l’elemento più anticompetitivo è la dimensione minima dei lotti, che impedisce le liberalizzazioni graduali attraverso bandi di gara per singole linee o gruppi di linee.
Ringrazio tutti i lettori dei commenti ricevuti.
Nessuno mette in dubbio lopportunità di identificare univocamente i soci delle società. Questa, però, è attività che potrebbe essere fatta a basso costo (per esempio) in sede di iscrizione nel registro delle imprese, né più ne meno di quanto accade dinanzi a un altro ufficio pubblico. Un controllo di questo tipo risponderebbe sia alle generali esigenze di tutela di corretta tenuta dei registri pubblici, sia a finalità di lotta al riciclaggio o a fini di polizia. Daltronde, anche oggi i notai certo non rifiutano, né ovviamente potrebbero, di rogare atti in cui parti siano società fiduciarie, italiane o estere, o società estere a loro volta formate senza le garanzie notarili nei rispettivi Paesi dorigine. Rispondo qui incidentalmente anche a chi afferma che le direttive prescrivano lintervento del notaio. Non è così: lart. 10 della I direttiva (art. 11 dellattuale versione, 2009/101) richiede alternativamente il controllo amministrativo o giudiziario oppure la forma dellatto pubblico.
Quando invece si parla di controllo di legalità si parla della generale conformità dello statuto ad un tipo di società predeterminato dalla legge. Il controllo notarile ha il merito storico di aver consentito labolizione del controllo giudiziario, come ricorda un lettore, che a sua volta fu una grande conquista di libertà, perché sostituì quello governativo, erede della concessione sovrana. Questo controllo, tuttavia, è nella stragrande maggioranza dei casi una mera formalità: nelle operazioni più semplici le parti adottano statuti assolutamente standardizzati (i cui modelli potrebbero essere offerti anche dalle camere di commercio), in quelle più complesse gli statuti non sono che uno dei tasselli di una complessa serie di contratti negoziati con laiuto di avvocati, commercialisti e altri consulenti. Daltro canto, molte importanti deliberazioni societarie sono prese senza intervento del notaio: per esempio, lapprovazione del bilancio (che viene poi reso pubblico) e la determinazione dei compensi degli amministratori.
La distinzione che un lettore mette in dubbio circa lintervento in materia di società e la circolazione della ricchezza resta a mio parere essenziale. In particolare, i diritti reali immobiliari fanno caso a sé per (almeno) due motivi: nel caso delle compravendite immobiliari il notaio garantisce sostanzialmente che chi compra, compri bene, funzione molto, ma molto più importante rispetto alla verifica di astratta legalità dellatto rogato (comè per le competenze propriamente societarie). In secondo luogo, per la stragrande maggioranza degli italiani la casa è un investimento in cui si concentra la grandissima parte del risparmio familiare, e che ha un rilevante valore sia di scambio, sia duso. Di conseguenza, la sicurezza dellacquisto è di importanza fondamentale, e giustifica lintervento di un soggetto che offra questa certezza, in mancanza di sistemi pubblici affidabili. Se il costo dei servizi notarili in questo ambito sia congruo è un problema aperto che non può certo essere liquidato con un troppo caro. Il sistema a tariffa fissa su base territoriale (di fatto, a quanto mi è stato possibile capire, sono i Consigli notarili a stabilire i criteri applicativi della tariffa) che è invalso finora fa sì, a livello del singolo utente il costo del notaio può essere, in relazione allo specifico atto rogato, molto variabile. Poiché si paga in base al valore, e non alla complessità dellatto e allattività di fatto svolta dal notaio, il notaio costa poco (talvolta troppo poco, dal punto di vista del notaio) per quello che offre nelle transazioni di piccolo valore, e troppo per quelle di grande valore (specie se semplici). Ma, ripeto, questo è un altro problema, che non tocca la questione del se un notaio debba intervenire nelle compravendite immobiliari: a ciò risponderei, allo stato attuale del sistema, positivamente, pur non avendo mai approfondito la questione.
Circa, invece, la circolazione delle quote, si dimentica sovente che le azioni di s.p.a. circolano senza bisogno di notaio, con sottoscrizione autenticata dalla banca o, per le azioni dematerializzate, mediante mera annotazione in conti tenuti dagli intermediari con modalità informatiche.
Il tema del capitale sociale toccato in modo del tutto incidentale è ampiamente dibattuto; le direttive sul capitale minimo, comunque, non si applicano alle s.r.l. Il capitale sociale non è certo il metro del merito creditizio; e non fa alcuna differenza, dal punto di vista di una banca, che il capitale sia di 1 euro o 10.000.
Il notaio, poi, non svolge proprio alcuna funzione in relazione allesistenza del capitale, limitandosi a constatare che è stato versato (per almeno il 25%) in banca. Ma, appena dopo la costituzione, lamministratore è libero di prelevare quel denaro e spenderlo come desidera, che sia un euro, diecimila, o un milione; se lo spende male, ne risponderà ai soci e ai creditori.
Più in generale, il problema della responsabilità limitata è sovente mal posto. Nessuno costringe un contraente a entrare in affari con una s.r.l. e, di conseguenza, chi lo fa deve valutare se è il caso di erogare credito, o no; di vendere a credito, o no; ecc. Dubito che una decisione del genere possa essere influenzata dal fatto che la società sia costituita con atto notarile o, invece, mediante atto depositato nel registro delle imprese con sottoscrizione autenticata da un funzionario.
Liter di approvazione dellopera ricorda da vicino quello del Civis, il filobus a guida ottica in cui è presente il CCC, al centro di un ciclone giudiziario (http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2012/7-marzo-2012/civis-sequestrati-77-milioni-beni-bloccati-ccc-irisbus-2003577591534.shtml). Sulla informazione dei cittadini sullopera ho opinione diversa. Chiedete per strada quanti sanno cosè il PM, chi lo paga e quanto costa. Un referendum cittadino in coincidenza con altre elezioni no?
La specializzazione delle infrastrutture è deleteria: introdurre una rottura di carico invece di eliminarla è un modo elegante di uccidere il trasporto pubblico. Lautomobile fa porta-a-porta.
Che gli utenti del SFM non siano interessati ad andare in Aeroporto si avvicina allinverosimile, superato affermando che il PM sia più veloce: farà 4 km in 720, cioè 35km/h, i treni del SFM sono tra 50 e 60 km/h. I Regionali Veloci Piacenza-Ancona sono sopra gli 80 km/h: vedere lorario. Alcune relazioni sui 35 km/h (come il PM) sono per luso di veicoli diesel causa scarsità di elettrici, ora in corso di fornitura (FLIRT di Stadler). Il Comune di Bologna ha rinunciato alla metropolitana per il solito problema del Patto di Stabilità che colpisce i virtuosi (incommentabile), ma che i denari del Governo siano re-indirizzati per opere già finanziate da altri Accordi è una sconfitta del trasporto pubblico, la strategia da polli di Renzo.
La ferrovia proposta supera alcune preesistenze in più rispetto al PM. La Cintura NO, è stata sotterrata proprio per volere dellAeroporto (26 milioni per allungare la pista di 300m e far decollare un 747 Cargo la settimana
). La AV e la Bologna-Verona sì, la Bologna-Venezia NO. Non so chi sia FER Infrastrutture, a Bologna esistono FER Srl, TPER SpA e RFI SpA che gestiscono infrastrutture di trasporto pubblico. Chiunque altro che ne avesse la capacità tecnico-economica può farlo, forse con costi inferiori. Il collegamento punto-punto va bene allinterno di grandi aeroporti (VAL di Charles de Gaulle), centri commerciali o grandi parcheggi (Tronchetto di Venezia), o con percorso più breve possibile per raggiungere la ferrovia più vicina (Orly-Val, costruito in p-f ma con risultati economici deludenti). Una linea specializzata per passeggeri può affrontare pendenze più elevate: 25 ed oltre (linea ripida dei Giovi: 35) per cui non vedo impatti sconvolgenti.
Lallungamento dellorario dei RV Piacenza-Ancona (non vanno più a Milano dal dicembre 2005
) lo ha già fatto il cantiere AV della stazione sotterranea, infatti percorrono litinerario via sottovia buca: 3 km a 30 km/h, perdendo nel complesso circa 5. Per lAeroporto risparmierebbero un minuto se la linea fosse da 100 km/h. I viaggiatori della linea di Verona non sono molti, per linea Venezia è possibile una bretella; per quelli dellAV, oltre alla possibilità di usare i RV, prevedo che ci sarebbe una forte richiesta per usarla, e lallacciamento a Lavino consente un agevole passaggio in entrambi i sensi, con 5 di percorrenza in più. Sullo spazio per i bagagli riporto untecnico del Comune: 50 persone avranno spazio sui 12,5 m² di superfice del mezzo… Trattenendo il respiro e con le valige in braccio, giacché staranno in piedi.
La maggior parte dei Malpensa Express (guardare lorario!) sia di Cadorna che di Centrale fanno fermate intermedie, di base Bovisa (Passante) e Saronno (linee di Como e Varese). Pochissime le corse nostop, altro che punto-punto. I treni ad hoc erano normali TAF ricolorati e meno sedili per i bagagli, ma i due piani erano sovrabbondanti e si sono acquistati i Coradia di Alstom (versione a 5 casse dei noti Minuetti da 3 casse
): rispetto a quelli di serie spazi bagagli in più.
Di nuovi soci nel capitale di Marconi Express si sente parlare da anni. Da vedere se sono privati o società a capitale pubblico.
3,5 milioni di viaggiatori/anno presuppone un esercizio h24? Ma la notte ci son pochi voli
, meglio vedere qualche fascia di punta; e perché limitarsi al 20% della domanda? Lespandibilità del sistema, di cui non ho trovato traccia nei documenti ufficiali (banchine delle stazioni corte
) è più che auspicabile, altrimenti ci vorrà leliminacode con numerino.
Mi preoccupa laffidabilità: come si fa a garantire il cadenzamento a 730 con una percorrenza di 720? Le 50 persone con valige a capolinea scendono in 5 ed altrettante salgono in altri interminabili 5? Con cassone ribaltabile e tramoggia di carico tipo ghiaia.
Intravvedo anche una contraddizione: prima linteresse dellutenza è nellarea Provinciale (cioè SFM) e perfino in Toscana grazie allAV Bologna-Firenze, poi solo intorno a stazione Centrale e Fiera (nelle 3 o 4 occasioni di richiamo internazionale
).
La zona del Lazzaretto di Bologna e del Campus universitario che vi sta nascendo aggraverà i problemi: la stazione intermedia dove incrociano le cabine (via di corsa a binario unico!) dovrebbe aumentare laccessibilità di una zona interclusa. Se nella cabina di 12,5 m² ci sono già 50 persone (4/m², con valige!), dove salgono quelli della fermata intermedia? Sul tetto?
Non c’è solo la Torino-Lione. Il governo è in procinto di decidere su un certo numero di grandi opere. L’attenzione mediatica è concentrata sul tunnel della Val di Susa, ma c’è il forte rischio che anche questi altri interventi possano rivelarsi, nel complesso, un cattivo affare per il paese e per gli equilibri di finanza pubblica del prossimo ventennio. È urgente un ripensamento che porti a scegliere progetti meno costosi, più rapidamente realizzabili e perciò più utili alla crescita.
Il 22 marzo è la Giornata mondiale per l’acqua. Dovrebbe essere un’occasione per riflettere sui risultati raggiunti e su quell che restano ancora da fare per garantire a tutta lumanità questo diritto universale, come proclamato dalle Nazioni Unite. Per il cosiddetto mondo sviluppato dovrebbe essere un’occasione per valutare la capacità di riequilibrare un sistema ecologicamente insostenibile. In Italia, invece, dopo il referendum tutto è fermo: dibattito e investimenti. Un dossier sull’argomento.