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Categoria: Investimenti e innovazione Pagina 24 di 32

UNA MULTA ALL’INNOVAZIONE

Molti economisti ritengono che il potere di mercato raggiunto da Microsoft sia eccessivo e che per tutelare i consumatori sarebbe opportuno limitarlo, almeno in parte. Ma la decisione del Tribunale di primo grado della Corte europea va ben oltre, e mette nelle mani della Commissione europea e delle autorità antitrust nazionali uno strumento di regolamentazione troppo invasivo. Sulla base della nuova giurisprudenza, ogni impresa in posizione dominante potrebbe essere costretta a mettere le proprie innovazioni a disposizione dei concorrenti.

IL CREDITO D’IMPOSTA PER LA R&S: CHI L’HA VISTO?

Nella Finanziaria 2007, il governo Prodi ha introdotto un incentivo fiscale sotto forma di credito d’imposta per le imprese che investono in ricerca e sviluppo. Il bonus, però, finora non si è visto: lungaggini burocratiche ne hanno impedito l’utilizzo. Come ridurre le difficoltà di attuazione per il futuro? Ad esempio, con la pre-notifica a Bruxelles di un provvedimento specifico e dettagliato. Anche perché una politica di incentivi solo annunciati e non resi operativi produce risultati peggiori di una politica di zero incentivi.

Tre miti sulla ricerca in America

Quello che colpisce di più del dibattito pubblico sulla ricerca e sull’università in Italia, e in Europa, è il continuo confronto con un modello americano di ricerca che non esiste. Vi sono tre miti, relativi alla ricerca negli Stati Uniti, che finiscono per ostacolare lo sviluppo di un sano dibattito sulla costruzione di un modello italiano (o europeo) di ricerca. Sfatarli può essere di grande aiuto. Vediamoli uno per uno

Asta WiMax, nuove licenze e vecchi problemi

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato un regolamento che costituisce lo scheletro dell’asta per assegnare le licenze WiMax, la nuova tecnologia di accesso radio a banda larga. Due sembrano essere gli obiettivi: efficienza allocativa e apertura del mercato a nuovi operatori. Ma è di cruciale importanza che il numero delle licenze sia stato definito dopo aver ponderato realisticamente il numero di potenziali partecipanti. Importare meccanicamente un modello di successo da un altro mercato rischia di minare gli obiettivi prefissati.

Incentivi più stabili all’innovazione. Ma serviranno?

Il programma

Il programma del centrosinistra parlava in modo ampio delle misure necessarie a far ripartire la crescita. E ancora di recente il presidente del Consiglio ha messo l’accelerazione della crescita al centro dell’agenda del secondo anno.

Le misure approvate dal governo includono sia misure orizzontali (incentivi alla ricerca per tutte le imprese) che selettive (incentivi e regimi di aiuto ad alcuni settori, uniti a controversi pronunciamenti selettivi come quelli nel caso Telecom e Autostrade Abertis di cui si discute altrove).

Spese in ricerca e sviluppo: il credito di imposta

Le principali misure volte a favorire l’innovazione e la ricerca nella Finanziaria 2007 sono l’introduzione del credito d’imposta in favore delle spese in ricerca e sviluppo (art. 19) e per i contributi delle imprese all’attività di centri di ricerca e università. Si possono definire misure orizzontali perché riguardano tutte le imprese che investono in R&S.

Commenti

1) È una buona idea dare maggiore stabilità alle varie forme di incentivazione all’attività innovativa delle imprese – un’esigenza fortemente sentita dagli imprenditori. Si deve però ricordare che, come indica l’evidenza empirica disponibile per gli altri paesi, l’efficacia degli strumenti di incentivazione e di detassazione per rilanciare l’attività innovativa è incerta. Se la domanda di innovazione è poco elastica rispetto al costo dell’innovazione (perché contano altri elementi diversi dal costo di innovare, come il grado di concorrenzialità dei mercati o il livello di istruzione dei lavoratori), allora è meglio non aspettarsi un forte effetto addizionale di rilancio dell’innovazione nemmeno dalla predisposizione di incentivi permanenti, almeno fino a che le riforme strutturali non producano effetti. E siccome le riforme strutturali hanno faticato ad attuarsi in questo primo anno, è presumibile aspettarsi un effetto limitato di questi incentivi all’attività innovativa
2) La R&S non è l’unico strumento di innovazione. Le piccole imprese distrettuali del Made in Italy innovano senza bisogno di attività formale di R&S. Misure di questo tipo sono dunque presumibilmente poco efficaci a raggiungere questo tipo di imprese. Si può però argomentare che le Regioni o gli enti locali posseggono strumenti migliori del governo centrale per favorire l’attività innovativa delle piccole imprese.

Settori strategici

La Finanziaria 2007 vede anche il ritorno della politica industriale, cioè l’individuazione di alcuni settori strategici (e “aree sottoutilizzate”) cui sono stati destinati specifici regimi di aiuto (settori ad alta tecnologia, la difesa e i settori interessati dai progetti di innovazione industriale per l’efficienza energetica) oltre alla creazione e al finanziamento di un’Agenzia nazionale per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, dedicata all’”individuazione, valorizzazione e diffusione di nuove conoscenze,tecnologie, brevetti ed applicazioni industriali prodotti su scala nazionale e internazionale”, con sede a Milano e soggetta alla diretta vigilanza della presidenza del Consiglio.

Commento

I settori ad alta tecnologia sono quelli nei quali la produttività dovrebbe crescere più rapidamente. Proprio in questi settori, invece, i dati erano stati particolarmente negativi dopo il 2001. Ma già nel 2006, le cose sono andate molto meglio almeno in alcuni di questi settori, dunque prima che i regimi di aiuto della Finanziaria entrassero in vigore. C’era bisogno di destinare soldi pubblici a questo scopo? Inoltre, è dubbio che un’Agenzia, anche se localizzata nella capitale economica d’Italia, possa fare da meccanismo catalizzatore delle attività innovative.

L’Anvur e la rinascita della ricerca

Il sistema di ricerca italiano è scarsamente meritocratico e l’introduzione di meccanismi di valutazione del merito, a tutti i livelli, costituisce una priorità assoluta. Il progetto di istituire una Agenzia di valutazione è perciò un primo passo nella giusta direzione. Tuttavia, è preoccupante la scelta di costituire un comitato direttivo composto da sette membri con incarico full-time e di conseguenza staccati dall’attività di ricerca sul campo. E la vastità del compito assegnato all’Anvur potrebbe rimandare a tempi lunghi l’ottenimento di risultati e l’impatto sul sistema.

L’innovazione possibile

Diversi studi suggeriscono che i provvedimenti di incentivazione all’innovazione servono probabilmente solo a rendere più conveniente l’investimento alle imprese che avrebbero comunque investito. Anche senza rinunciare alle erogazioni pubbliche, si potrebbero rivedere gli impieghi. Concentrandosi su infrastrutture, accesso al capitale umano e al credito, legalità e chiarezza contrattuale. Eventuali provvedimenti diretti alle aziende, dovrebbero avere obiettivi chiari e specifici. Ma soprattutto dovrebbero essere verificabili e reversibili.

Purché sia un credito permanente

Con la Finanziaria 2007 sono stati finalmente introdotti anche in Italia incentivi fiscali a favore degli investimenti privati in ricerca e sviluppo. Il principale provvedimento è un credito d’imposta generale per le spese per R&S delle imprese. La sua efficacia rischia, però, di essere assai limitata perché l’agevolazione vale solo per tre anni. Come emerge da tutte le indagini empiriche, incentivi temporanei creano incertezza e possono indurre le aziende a non iniziare progetti aggiuntivi di durata medio-lunga.

Anvur, Agenzia per il reclutamento dei ricercatori

L’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca prima ancora di nascere, è già un giocattolo in mano al potere. Le si demanda un compito nella sostanza impossibile: valutare i singoli ricercatori. Ne ha anche un altro, improprio ma preciso: coprire, tramite l’effetto annuncio l’ennesima infornata di dipendenti pubblici. Perché l’Anvur di oggi è molto diversa dall’idea originaria. E il cambiamento di missione si accompagna al piano di assumere 10mila docenti di terza fascia in tre anni, di cui 4mila subito.

Un patto per modernizzare il lavoro

Nel dibattito sulla competitività delle imprese italiane il ruolo dell’innovazione organizzativa è spesso trascurato o considerato solo marginalmente. Una indagine di Assolombarda mostra che l’innovazione organizzativa è più presente nelle imprese che competono sui mercati internazionali, che operano in rete e che investono molto in tecnologie e capitale umano. Le proposte per colmare il vuoto istituzionale in questo campo, a partire dalla stipula di un vero e proprio “patto per la riorganizzazione nei luoghi di lavoro”.

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