Divieto dell’uso della forza, neutralità, diritto umanitario, trattato sul commercio delle armi sono gli obblighi rilevanti secondo il diritto internazionale per giustificare l’invio di armi a un paese in guerra. Sono rispettati nel caso dell’Ucraina?
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La guerra si sta rivelando una catastrofe umanitaria, ma quali sono le conseguenze sull’economia ucraina? Nonostante il conflitto, la Banca centrale ucraina continua a essere operativa e segue una strategia per mantenere la stabilità finanziaria del paese.
Il blocco delle transazioni commerciali con la Russia coinvolge anche le merci della filiera agroalimentare, con un doppio effetto: calo dell’offerta e aumento amplificato dei prezzi. Le conseguenze saranno drammatiche, soprattutto nei paesi più poveri.
Mosca ha deciso di far pagare in rubli le forniture di gas ai paesi “ostili”. In questo modo si garantisce un flusso di valuta estera che arriverà direttamente alle banche russe. L’unico modo per fermarlo è rinunciare al gas e al petrolio della Russia.
Sanzioni invece di azioni militari: a renderlo possibile è la globalizzazione. Ma i paesi cercano alternative per evitare i ricatti economici reciproci. Nei prossimi anni avremo una riconfigurazione dell’economia globale per gruppi integrati di paesi.
Vladimir Putin è al potere in Russia dal 1999, con un consenso interno rimasto sempre alto. L’andamento di tre variabili macroeconomiche aiuta a capire le ragioni economiche della sua popolarità. E forse a prevederne le mosse nel prossimo futuro.
L’economia russa è dipendente in larga misura dalle esportazioni di materie prime e dall’importazione di tecnologie avanzate da Occidente e Cina. Le sanzioni approvate nelle ultime settimane potrebbero avere effetti pesanti nel lungo periodo.
L’unico modo per fermare Putin è continuare a imporre sanzioni economiche alla Russia per far risvegliare la popolazione dalla macchina della propaganda. L’incapacità di fornire beni e servizi essenziali ha già fatto capitolare Mosca in passato.
I cittadini ucraini scappano dalla guerra. L’Unione europea è pronta ad accoglierli? La risposta alla crisi dei profughi afgani fa sorgere qualche dubbio. L’Europa deve investire di più nell’accoglienza e in politiche di asilo comuni.