La cassa integrazione guadagni Covid-19 ha ben svolto il ruolo di ammortizzatore anticiclico. Ha contenuto, in costanza di rapporto di lavoro, la caduta dei redditi dei lavoratori e l’aumento delle disuguaglianze, soprattutto per donne e giovani.
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Nel 2018 è stato introdotto un incentivo all’assunzione di giovani esteso anche agli under-35. Ha portato a una effettiva crescita dell’occupazione per quella fascia d’età. Il costo è però rilevante. E la chiarezza del quadro normativo è cruciale.
L’analisi dei congedi Covid-19 conferma, ancora una volta, che le madri svolgono il ruolo di principale care-giver all’interno delle famiglie italiane. Solo il 21 per cento dei papà ha fatto richiesta. Cosa succede quando la madre guadagna più del padre.
La linea delle confederazioni sindacali maggiori, guidate dalla Cgil, sull’obbligo di vaccinazione anti-Covid in azienda sancisce la rinuncia all’autonomia e al rafforzamento del ruolo della contrattazione collettiva nel governo delle condizioni di lavoro.
L’Italia si è impegnata, nell’ambito del Pnrr, ad adeguare le misure per l’occupazione agli standard europei e a renderle uniformi sul territorio. Le prime scadenze sono alle porte. Ma le amministrazioni non sembrano percepire l’urgenza del cambiamento.
Il governo prepara la riforma delle politiche attive e degli ammortizzatori sociali. C’è però una domanda da farsi: la pandemia produce una riallocazione tra settori dei lavoratori italiani? Cosa emerge dall’analisi delle comunicazioni obbligatorie.
Perché l’apprendistato di primo livello non si diffonde in Italia come in Germania? Neanche gli incentivi economici sono bastati. I problemi sono infatti legati alla sua organizzazione complessiva e alla sua collocazione nel sistema d’istruzione italiano.
Per le imprese, l’apprendistato professionalizzante ha il vantaggio della flessibilità e del costo più basso. Per i lavoratori, è una opportunità di lavoro potenzialmente stabile e adeguatamente tutelata. E dà più certezze del tirocinio extracurriculare.
Nel dibattito su quota 100 si era detto che la misura avrebbe liberato posti di lavoro per i giovani. Ora un’analisi sui dati individuali delle carriere lavorative degli italiani mostra che gli effetti di “rimpiazzo” della forza lavoro sono stati parziali.
Si è discusso molto della salvaguardia di posti di lavoro spesso senza futuro e poco della necessità di recuperare il milione e mezzo di assunzioni mancate durante la pandemia. Che servirebbero anche a riassorbire gli inevitabili esuberi strutturali.