La sentenza della Corte costituzionale sulla nuova disciplina dei licenziamenti, pur non spostando i limiti minimo e massimo dell’indennizzo giudiziale, ne aumenta l’imprevedibilità. E contribuisce con il decreto dignità a ridare un carattere peculiare di volatilità alla normativa in materia.
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È improvvisamente scomparso Carlo Dell’Aringa. È stato protagonista delle trasformazioni del mondo del lavoro degli ultimi quarant’anni: un economista politico attento alle relazioni industriali e alle implicazioni sociali dei fenomeni economici.
Solo in Italia nella gig economy lavorano oggi circa 700 mila persone. È un fenomeno in evoluzione. Per questo, regolamentarlo è importante, per tutelare i lavoratori, ma anche le imprese. I risultati di uno studio della Fondazione Debenedetti.
Le sanatorie non sono l’unico strumento di gestione dei flussi migratori. In particolare nel lavoro domestico e di cura potrebbe essere più vantaggioso ricorrere a interventi come la reintroduzione dello sponsor o la formazione nei paesi di origine.
In trent’anni le disuguaglianze nei salari giornalieri sono aumentate meno nel nostro paese rispetto alla Germania. Ma la situazione è ben diversa per le retribuzioni annuali. Bisogna dare più spazio alla contrattazione decentrata e alle deroghe ai Ccnl.
Servono le politiche attive del lavoro? Nel breve periodo i tirocini in azienda sono più utili della formazione professionale in aula. Proprio perché la lentezza della transizione scuola-lavoro deriva dalla mancanza di competenze lavorative dei giovani.
I salari non hanno ancora recuperato i livelli pre-crisi. I motivi sono strutturali e la risposta è in una strategia incentrata su competenze e apprendimento durante tutta la vita lavorativa. Affiancata da politiche attive e di supporto al reddito.
Affidare al giudice il controllo sul “giustificato motivo” di assunzione a termine o di licenziamento equivale a burocratizzare le scelte imprenditoriali e ad aumentare l’incertezza. Più trasparente il “filtro automatico” basato sul costo di separazione.
Nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni finanza e lavoro della Camera Tito Boeri ha spiegato i tempi della relazione tecnica che accompagna il decreto dignità e il metodo di calcolo per le stime. Perché la sua ricostruzione è convincente.
Il decreto dignità farà salire il costo del lavoro, causando una riduzione di occupazione. Un calo quantificato in ottomila persone da Inps e Ragioneria dello stato. Ma non dal ministro Tria che non contesta i numeri quanto il metodo di calcolo.