La riforma previdenziale proposta dal Governo non è né equa né graduale. Il passaggio dai trentacinque ai quaranta anni di contributi in un’unica soluzione e procrastinato al 2008 “salva” i lavoratori che già erano stati risparmiati dalla Legge Dini e apre un divario generazionale. Dubbi anche sull’effettiva realizzazione del provvedimento perché l’esecutivo in carica tra cinque anni potrebbe decidere di rinviare ancora l’innalzamento dell’età di pensionamento.
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Un dibattito tutto concentrato sugli interventi sull’offerta di lavoro ignora le possibili conseguenze sul lato della domanda. Che probabilmente tenderebbe a diminuire perché l’aumento della vita lavorativa determina una crescita del costo del lavoro. Oltre agli incentivi per chi rimanda la pensione, è necessario pensare a premi per le imprese, magari sotto forma di sgravi fiscali. Ben sapendo che il sistema imprenditoriale assorbe già molte risorse pubbliche.
Il sistema delle agevolazioni industriali nelle aree deboli d’Italia resta barocco. E mentre assorbe ingenti risorse, è difficile valutarne l’efficacia: serve davvero a garantire investimenti aggiuntivi delle imprese? Dall’analisi dei dati si ricava che al Sud è molto alta la spesa diretta verso l’industria, ma è basso il flusso di denaro pubblico per beni e infrastrutture, quelli che davvero potrebbero assicurare la crescita nel lungo periodo.
Una manovra poco lungimirante, che ottiene miglioramenti della finanza pubblica nel prossimo anno al prezzo di peggioramenti nel lungo periodo. Esattamente l’opposto di quello che serve all’Italia. L’indispensabile riforma delle pensioni è in realtà un rinvio. I condoni tributario e edilizio pregiudicano entrate e uscite future. Gli interventi sulla spesa sono indiscriminati. E le poche risorse disponibili si disperdono in mille rivoli. Una politica economica siffatta rischia soprattutto di minare la credibilità delle istituzioni, con danni notevoli per tutti.
Un piccolo incidente lascia l’Italia al buio e rivela la fragilità delle rete elettrica, dopo che in estate avevamo già scoperto di produrre poca energia. È una fragilità che ha cause lontane, con responsabilità equamente suddivise fra tutte le parti politiche. Dopo i lunghi silenzi di Enel sui rischi del sistema, gli allarmi si susseguono da quando il gestore della rete è diventato un soggetto autonomo, di proprietà pubblica. Un’indipendenza che sarà comunque cancellata con l’approvazione del disegno di legge Marzano.
Apprendiamo con grande dolore la notizia della scomparsa di Franco Modigliani. Molti di noi sono stati suoi studenti a Cambridge, hanno lavorato con lui e sviluppato un rapporto di profonda stima e amicizia.
Era un grande scienziato, apprezzato da tutta la comunità scientifica nel corso di una lunga e prestigiosa carriera culminata con l’attribuzione del premio Nobel. Costretto a lasciare l’Italia subito dopo l’approvazione delle leggi razziali, Modigliani sviluppò la sua carriera scientifica e accademica negli Stati Uniti, contribuendo da protagonista al dibattito e al disegno della politica economica in quel paese. Ha sempre conservato legami saldissimi con l’Italia, partecipando intensamente alle nostre vicende economiche e sociali. Tutti lo ammiravamo per la sua intelligenza, vivacità intellettuale e passione civile.
Modigliani ha attraversato un lungo tratto di storia densa di accadimenti. Dalla sua vita emerge lÂ’intreccio tra impegno civile, elaborazione scientifica e vita affettiva che nella sua esistenza formavano un tuttÂ’uno.
Ci mancherà moltissimo l’amico, il maestro, lo scienziato.
I redattori de lavoce.info
In risposta a una lettera di Luigi Spaventa, Francesco Giavazzi e Tullio Jappelli discutono sotto quali condizioni gli sgravi fiscali possono riuscire davvero a stimolare i consumi.
L’occupazione aumenta dell’1 per cento e il tasso di disoccupazione scende al livello più basso degli ultimi undici anni. Dalla rilevazione trimestrale Istat delle forze lavoro arrivano buone notizie. Che però, a parità di occupati, si spiegano con l’invecchiamento e la diminuzione della popolazione italiana. Aspettando gli effetti della Legge Biagi, permangono intanto dualismo territoriale occupazionale e settentrionalizzazione della crescita del lavoro.
Continuiamo la visita ai luoghi comuni del mercato del lavoro italiano. Si parla spesso di esplosione del lavoro temporaneo in Italia. Ma la crescita di queste nuove tipologie contrattuali è stato più contenuta di quanto spesso suggerito e si deve in larga misura alla diffusione dei contratti a fini formativi (soprattutto apprendistato) tra i giovani.
Il sentire comune vuole che i collaboratori coordinati e continuativi siano più di due milioni. E che quindi in Italia si assista a una generale precarizzazione del lavoro subordinato. Ma è una credenza lontana dalla realtà : se si analizzano i pochi dati disponibili, ci si accorge che i veri co.co.co. sono circa seicentomila. Gli altri sono riconducibili ai liberi professionisti, pensionati e persone con doppio lavoro. Anche la nuova figura del “lavoratore a progetto” può essere positiva. Il rischio è semmai nei decreti attuativi della Legge Biagi che, invece di razionalizzare il fenomeno, potrebbero finire per incrementare il lavoro nero.