L’Europa ha risposto alla crisi umanitaria causata dalla guerra in Ucraina in modo unitario e solidale, con un piano in dieci punti per la gestione dei rifugiati. Ora tocca al sistema di accoglienza far sì che l’emergenza si trasformi in integrazione.
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La guerra si sta rivelando una catastrofe umanitaria, ma quali sono le conseguenze sull’economia ucraina? Nonostante il conflitto, la Banca centrale ucraina continua a essere operativa e segue una strategia per mantenere la stabilità finanziaria del paese.
L’industria delle crociere è fortemente polarizzata: quattro grandi gruppi gestiscono l’80 per cento del mercato. Il Covid-19 ha ridotto i ricavi, ma ha permesso l’ingresso di nuovi operatori. Sulla ripresa pesano le incognite della guerra in Ucraina.
Le donne subiscono più degli uomini i cambiamenti climatici. Ma sono anche più sensibili alla necessità di modificare i comportamenti per la salvaguardia dell’ambiente. Il problema è che continuano a essere sottorappresentate negli organi decisionali.
Benefici monetari e servizi per la non autosufficienza non sono mai stati concepiti come un insieme organico. In più il sistema è rimasto immutato per anni, mentre il bisogno di cura è aumentato. Le linee di una riforma sempre più urgente sono chiare.
Il Parlamento ha approvato una legge di modifica costituzionale che allarga la portata della tutela ambientale in Costituzione. Si tratta di una grande novità: per la prima volta viene modificato un articolo dei principi fondamentali e viene esplicitamente introdotto un riferimento all’ “interesse delle “future generazioni”.
Se escono dall’anonimato e dall’illegalità e se vengono ben regolamentate, le criptovalute possono dare un valido contributo a molte cause. Lo dimostra l’utilizzo che ne fa il governo ucraino per garantire l’afflusso di donazioni nel corso della guerra.
Il meccanismo delle agevolazioni fiscali ha eroso la base imponibile del sistema fiscale italiano, rendendolo meno progressivo. Ma perché introdurre misure che fanno perdere 70 miliardi di entrate l’anno? Perché sono uno strumento di consenso politico.
Il blocco delle transazioni commerciali con la Russia coinvolge anche le merci della filiera agroalimentare, con un doppio effetto: calo dell’offerta e aumento amplificato dei prezzi. Le conseguenze saranno drammatiche, soprattutto nei paesi più poveri.
Mosca ha deciso di far pagare in rubli le forniture di gas ai paesi “ostili”. In questo modo si garantisce un flusso di valuta estera che arriverà direttamente alle banche russe. L’unico modo per fermarlo è rinunciare al gas e al petrolio della Russia.