La regolarizzazione di colf e lavoratori dell’agricoltura nella fase di emergenza sanitaria è stata una necessità. Ma bisogna tornare a discutere di una riforma strutturale dell’immigrazione, che privilegi ingressi legali e percorsi di inclusione.
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Dietro i tassi di disoccupazione ai minimi nonostante la crisi si celano in realtà l’aumento degli inattivi e il boom della cassa integrazione. Anche in assenza di una nuova ondata pandemica, la sfida sarà evitare in autunno un’impennata dei licenziamenti.
La spesa sanitaria pubblica di un paese dipende dal suo Pil. L’Italia non cresce, ma pur con meno risorse il nostro sistema sanitario nazionale ottiene comunque risultati migliori di altri. Un suo piano di rilancio richiede però scelte politiche precise.
Con la crisi del coronavirus abbiamo capito che la scienza non ha sempre soluzioni pronte, a volte serve tempo. Ma siamo in grado di padroneggiare probabilità, curve, tassi e seguire le prescrizioni per gestire l’incertezza che pervade la nostra vita?
Le difficoltà della didattica a distanza riflettono i problemi di sistema della scuola italiana. Agli insegnanti dovrebbe essere garantita una formazione continua. E agli studenti la personalizzazione o la differenziazione di contenuti e obiettivi.
L’imprenditoria immigrata rappresenta una risorsa per il nostro paese, sotto molteplici aspetti. Le province dove è più alta la presenza di immigrati stranieri esportano di più all’estero e non solo verso i paesi di provenienza dell’imprenditore.
Una maggiore incertezza sulle prospettive occupazionali si traduce in un minor numero di figli. Lo mostra uno studio sugli effetti del Jobs act sulle decisioni di fertilità delle lavoratrici. È un campanello d’allarme per un paese dalla bassa natalità.
L’articolo 27 del decreto “Rilancio” istituisce un nuovo fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti. Non si tratta però di una semplice misura emergenziale, ma configura un intervento dello stato nelle imprese che potrà avere conseguenze nel lungo periodo.
Con l’epidemia di coronavirus il prezzo dei carburanti è decisamente calato, rendendo socialmente accettabile l’introduzione di una carbon tax a livello globale. Nei trasporti ridurrebbe le emissioni climalteranti senza gravare sui bilanci degli stati.