Dopo la bocciatura della Corte dei conti, bisogna che ci sia ancora più chiarezza sui costi di costruzione, ma anche su quelli di gestione del ponte sullo Stretto. Il punto critico sono le stime di traffico: quelle fin qui indicate appaiono molto discutibili.
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La quota di ricchezza detenuta dall’1 per cento più ricco della popolazione è salita costantemente negli Usa e in Europa. Si affacciano così proposte di tasse patrimoniali. Ma conviene prima analizzare gli effetti che potrebbero avere su Pil e crescita.
Il costo emotivo delle sorprese in politica può essere misurato. Un esperimento italiano sulla percezione di felicità di chi si aspettava la vittoria di Harris e si ritrova a fare i conti con l’elezione di Trump offre spunti di riflessione interessanti.
La risalita dell’inflazione ha riaperto la questione del fiscal drag, che agisce anche sugli aumenti di salario dei rinnovi contrattuali. Pur mosse da altri obiettivi, le riforme fiscali hanno aiutato i redditi più bassi. Ma serve una misura permanente.
Nel 2024 in Italia il numero di lavoratori con più di un lavoro è sceso per la prima volta sotto l’1 per cento. Tra le grandi economie è il valore più basso. L’identikit di chi ha più probabilità di svolgere lavori multipli riserva qualche sorpresa.
Poco meno di un terzo degli italiani ha sottoscritto una assicurazione sanitaria privata. Sono i più ricchi, i più istruiti, in genere vivono al Nord e hanno meno di 70 anni. È un segnale preoccupante per il futuro del sistema sanitario universalistico.
Il governo ha varato una complessa manovra che nel 2026 costerà alle banche svariati miliardi tra nuove tasse e anticipi di liquidità. Ma a preoccupare sono le distorsioni che così si producono tra minori accantonamenti e maggiori costi della raccolta.