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L’America dei prossimi quattro anni

Siamo all’elezione del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Ma un altro risultato elettorale sembra già definito. Stando ai sondaggi, ci sarà un sostanziale pareggio tra Repubblicani e Democratici, con i primi che manterranno il controllo della Camera e i secondi quello del Senato. Ma ciò determinerà uno stallo nelle decisioni su questioni fondamentali. E in particolare impedirà di arrivare a un nuovo patto sociale che produca una politica di bilancio sostenibile.

La nuova sfida di Marchionne

Fiat ha presentato i conti trimestrali e l’atteso nuovo piano industriale. Sotto il profilo dei conti non ci sono novità: positivi gli Stati Uniti e il Sud America, mentre in Europa il gruppo continua a generare perdite. Per questo è previsto un riposizionamento nel mercato europeo, innalzando la gamma dei prodotti e abbandonando le roccaforti tradizionali del segmento medio. È una scommessa ad alto rischio. Ma dal suo esito dipende il futuro della produzione automobilistica in Italia. Per avere qualche speranza di vincerla, serve il contributo di tutti. 

Una camera delle regioni per la riforma del Titolo V

Gli aspetti negativi del Titolo V derivano più che altro dal fatto che non è mai stato attuato con le necessarie leggi ordinarie. Riformarlo nel breve tempo che resta alla legislatura è possibile solo se c’è un largo consenso politico. Il principio ispiratore del disegno di legge costituzionale sembra quello di potenziare il centro, approfittando degli scandali verificatisi in varie Regioni. La sua approvazione dovrebbe essere accompagnata dalla creazione di una Camera delle Regioni, per tenere conto delle ragioni della differenziazione, oltre che di quelle della unitarietà.

Le nuove automobili aiutano le vendite?

Il dibattito sulle strategie industriali intraprese dalla Fiat negli ultimi tempi è stato ed è molto intenso. Ci si concentra, in particolare, sulla scelta di limitare l’immissione sul mercato di nuovi modelli di automobili.

Il decentramento? Funziona se c’è anche capitale sociale

L’evidenza empirica sulle esperienze dei paesi Ocse mostra che le politiche di decentramento non sono associate ad alcun miglioramento significativo della crescita economica. E in Italia il processo di convergenza del Mezzogiorno verso i valori medi del nostro Pil pro-capite si interrompe negli anni Settanta, in coincidenza con la nascita dei governi regionali. Perché quando cresce il ruolo delle istituzioni locali nella fornitura di beni pubblici essenziali, sono le differenze di capitale sociale a entrare in gioco nel determinare i risultati economici dei singoli territori.

Il nuovo articolo 18 alla prova del tribunale

La prima pronuncia sul nuovo articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa presagire una stagione giurisprudenziale piena di incertezze. Se, come ha osservato il tribunale di Bologna, la reintegrazione si applica non solo quando il fatto materiale non sussiste, ma anche quando il giudice lo ritenga non idoneo a giustificare il licenziamento, resta sostanzialmente esclusa la possibilità di applicare la sanzione economica. Un risultato paradossale per una riforma che si proponeva di semplificare l’apparato sanzionatorio del licenziamento e di renderne i costi certi ex ante.

La favola dei saldi invariati

Ci sono delle parole che non avremmo più voluto sentire in bocca a un presidente del Consiglio o a un ministro dell’Economia: “la manovra può essere cambiata, purché a saldi invariati”.

La risposta al direttore generale delle finanze

La Nota del Direttore generale delle finanze non può che essere condivisibile anche perché muove verso lo stesso obiettivo che si poneva il nostro contributo: precisare le affermazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze Grilli.

Chi pensa alle banche in crisi?

Dopo il fondo salva-Stati e il progetto di unificazione della vigilanza, resta da aggiungere un ultimo tassello: un equilibrato sistema di regole in grado di governare le crisi delle banche. Se l’onere di una crisi bancaria non può essere sopportato dalle finanze di un solo paese e deve necessariamente spalmarsi su tutta la comunità, è necessario che le autorità di vigilanza nazionali facciano un deciso passo indietro a favore di un’unica resolution autority comunitaria con adeguati poteri. Altrimenti, rischia di saltare tutta l’architettura faticosamente costruita.

Il Pil delle Olimpiadi

La recessione è finita, per ora, nel Regno Unito. Merito delle Olimpiadi di agosto. I dati inglesi non possono però essere una valida ragione di rammarico per la rinuncia al progetto Roma 2020. Ai tempi di Italia ’90 nel nostro paese non ci fu nessuna accelerazione nell’andamento del Pil. E di quell’evento non rimane nessuna traccia positiva nei dati di contabilità nazionale. La spesa pubblica in infrastrutture e grandi opere non accelera la crescita nello stesso modo in tutti i paesi.

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