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L’innovazione in tempi di crisi

Quali sono gli effetti della crisi sull’innovazione, un fattore chiave per uscire dalle difficoltà attuali? Un’analisi condotta a un anno dal crack Lehman Brothers mostra come l’attività di ricerca sia influenzata dalla congiuntura negativa. Tuttavia, gli investimenti non crollano e ciò suggerisce la presenza di una componente strutturale che caratterizza l’attività innovativa delle aziende e che dipende da loro caratteristiche specifiche. La dimensione dell’impresa non è rilevante, contano invece le dinamiche di crescita. E l’Italia fa meglio di altri.

Sulle spalle dei “nani”

Finora i programmi di ricerca e innovazione europei hanno di fatto escluso dalla partecipazione le piccole e medie aziende e in particolare le giovani imprese ad alta tecnologia. Ora l’Unione Europea introdurrà un meccanismo di incentivo per le Pmi molto simile al programma Small Business Innovation Research statunitense. I concetti chiave dovrebbero essere la forte competizione per l’ottenimento delle risorse, il finanziamento per fasi e la trasparenza. La mancanza di un committente pubblico europeo potrebbe però pregiudicare il successo dell’iniziativa.

La sanità dopo la spending review

La sanità è sicuramente uno dei settori su cui si concentrano le maggiori aspettative di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica previsti dal decreto sulla spending review. La manovra impone necessariamente a tutte le Regioni, anche a quelle considerate virtuose, di intraprendere un percorso graduale di riorganizzazione dei propri servizi sanitari, in modo da rafforzarne l’efficienza e l’efficacia. Sono molti gli ambiti sui quali agire, pur nel rispetto degli obiettivi di tutela della salute che sono alla base del nostro Servizio sanitario nazionale.

Dieci anni di Bossi-Fini

Nel luglio 2002 il Parlamento approvava la legge Bossi-Fini. Dieci anni dopo, insieme al più recente “pacchetto sicurezza” lascia un’eredità pesante. Il suo obiettivo non era quello di frenare gli ingressi, bensì di ridurre la permanenza sul territorio dei lavoratori immigrati. Tanto che oggi è previsto un sistema di crediti e debiti che può portare anche alla revoca del permesso di soggiorno. L’esatto contrario di quanto suggerito dall’Unione Europea: politiche di integrazione per chi è già all’interno di un paese, con flussi di ingresso più contenuti.

Il Pil 2012 tra Squinzi, Monti E Visco

La Confindustria e il governo hanno idee molto diverse sulla crescita 2012. I dati sulla produzione industriale indicano che l’associazione degli imprenditori è troppo pessimista e che l’esecutivo è troppo ottimista. Ad oggi, una stima di -2 per cento per il 2012, indicata dalla Banca d’Italia, è la più coerente con le informazioni disponibili. L’aumento del deficit 2012 potrebbe essere così di pochi decimi di punto percentuale. E probabilmente non sarebbe necessaria una manovra aggiuntiva.

Se le regioni inglobano le province

Con il decreto sulla spending review il governo ha deciso di accorpare le province e sottrarre loro la gran parte delle funzioni e competenze, che passerebbero ai comuni. Meglio sarebbe invece che  fossero attribuite alle Regioni. Perché ciò risponde alla logica dell’adeguatezza rispetto alla dimensione territoriale e renderebbe più semplice il trasferimento delle risorse finanziarie.  Permetterebbe anche una più razionale revisione dei confini, aprendo la strada alla riforma costituzionale per la definitiva abolizione delle province.

Siamo “babboccioni”, genitori troppo protettivi?

I giovani adulti italiani coabitano con la famiglia di origine molto più spesso e più a lungo rispetto ai coetanei del resto del mondo. La crisi economica influisce, ma non è la prima responsabile di questa anomalia, come dimostra la maggiore probabilità che il figlio resti in casa nelle famiglie con reddito più alto. Contano invece gli aspetti culturali. I genitori sono contenti della situazione e considerano un investimento mantenere i figli nel periodo degli studi e della ricerca del primo impiego, senza spingerli a fare esperienze di lavoro. Forse sarebbe meglio cambiare strategia.

Valutare i professori, non gli atenei

I finanziamenti alle università saranno assegnati sempre più sulla base degli esercizi di valutazione. Che però continuano a considerare gli atenei nel loro complesso e non riescono dunque a raggiungere gli obiettivi di una allocazione efficiente delle risorse e dell’incremento di produttività. La soluzione passa inevitabilmente attraverso la valutazione individuale dei docenti, in modo da legare una parte della retribuzione al merito. Solo così si possono disincentivare i comportamenti opportunistici di chi antepone l’utilità personale a quella pubblica e premiare i migliori.

Una manovra finanziaria con saldo negativo nella Pa

Più che una spending review il provvedimento varato dal Governo la scorsa settimana è una manovra finanziaria. Con alcune sorprese: non ci sarà alcun risparmio nei prossimi tre anni associato ai tagli nella Pubblica Amministrazione perché i risparmi negli stipendi verranno compensati dagli aumenti della spesa previdenziale. Non si poteva allora fare una vera riforma (e spending review) del pubblico impiego?

Perché i privati finanziano i partiti

Il finanziamento dei partiti da parte di privati rappresenta una minaccia per il processo democratico? I dati sugli Stati Uniti mostrano che i gruppi d’interesse tendono a finanziare le campagne elettorali per motivi ideologici o per influenzare le politiche dei candidati. Più sono trasparenti le informazioni sui finanziamenti privati, maggiore sarà il costo di “comprare” le politiche. E il finanziamento privato può rivelare informazioni sulle capacità dei candidati che quello pubblico per sua natura non può dare.

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