Il corposo pacchetto di liberalizzazioni varato dal governo Monti si propone di rendere più competitiva l’economia italiana, intervenendo su una molteplicità di fronti.
Alcune delle misure adottate, pur avendo polarizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, non sembrano destinate ad avere un impatto particolarmente rilevante su crescita e prezzi. Altre, quelle relative a imprese, trasporti, infrastrutture, energia, sono potenzialmente molto più rilevanti, ma la loro effettiva efficacia dipenderà in larga misura da come saranno implementate.
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Grazie mille dei commenti.
La prima questione da affrontare è il ruolo dei Trattati europei nel processo di liberalizzazione. Come noto, i Trattati promuovono il rispetto delle quattro libertà , la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, il che non necessariamente implica l’adozione di una regolazione proporzionata agli interessi generali perseguiti. Per esempio, in materia di farmacie, la Corte di Giustizia ha sostenuto in una recente sentenza (19 maggio 2009) che la normativa nazionale che limita la gestione delle farmacie da parte di non farmacisti non è di per se incompatibile con le disposizioni del Trattato. La questione che pongo nel mio intervento, tuttavia, non riguarda lÂ’eventuale contrasto dellÂ’assetto regolatorio nazionale con le norme comunitarie. Alla luce della giurisprudenza della Corte, spetta infatti agli Stati membri individuare il bilanciamento ottimale di interessi tra tutela della salute e concorrenza. Come ho scritto nell’articolo pertanto, la presenza di un farmacista è necessaria nella fornitura al pubblico di farmaci e probabilmente è anche necessario affidare a un farmacista la responsabilità della farmacia, ma non necessariamente la sua proprietà . Relativamente ai farmaci da banco, se è vero che un farmacista può aiutare il consumatore nelle sue scelte, è anche vero che può essere sufficiente una corretta informazione sulla confezione, lasciando libero il cliente. Infatti se desidero acquistare 100 confezioni di aspirina posso farlo liberamente, quindi cosa evita la presenza di un farmacista relativamente ai farmaci da banco, non è chiaro.
Sui tassisti, obiettivo della politica pubblica dovrebbe essere l’eliminazione delle artificiali rendite di posizione associate alla regolazione ingiustificatamente restrittiva. La concorrenza conduce infatti alla struttura del mercato più favorevole per soddisfare la domanda dei consumatori e va limitata solo in presenza di interessi generali da tutelare. Altrimenti si rischia di proteggere gli interessi costituiti, non i consumatori. Sfruttamenti eccessivi di lavoratori precari, quali quelli evocati da un lettore e ipoteticamente associati al diffondersi delle società di taxi, vanno combattuti dalla normativa sul mercato del lavoro, non dalla regolazione degli accessi.
Infine, la regolazione della grande distribuzione è volta a tutelare interessi generali, quali il traffico, l’arredo urbano, l’urbanistica, non a proteggere altre forme distributive. La questione è che la modernizzazione della distribuzione commerciale produce effetti che non rimangono confinati all’interno del comparto, ma si estende all’intero sistema economico con ricadute importanti sulla distribuzione all’ingrosso e sulla stessa industria manifatturiera, oltre che naturalmente sul benessere dei consumatori.
È possibile tagliare il costo che i piccoli uffici giudiziari rappresentano per lo Stato e al tempo stesso salvare la giustizia di prossimità ? Sì, chiedendo agli enti locali di assumerne la gestione diretta. Le Regioni sono interessate a una giustizia civile veloce ed efficace a sostegno del tessuto delle loro imprese. E, soprattutto al Nord, dispongono della risorsa che oggi manca negli uffici giudiziari: il personale radicato sul territorio. Per le Regioni è l’occasione di assumersi gli onori e gli oneri del federalismo. E di dimostrare di saper fare di più e meglio dello Stato.
La relazione di compatibilità economica della Commissione Roma 2020 mostra l’impatto positivo in termini economici di una candidatura della capitale alle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2020. Analizzando a fondo la relazione, emerge che da un punto di vista metodologico sono state fatte scelte che hanno come conseguenza la convenienza del progetto. Ne deriva che la Commissione ha effettuato una valutazione che sovrastima alcuni benefici dell’evento, e va quindi presa con cautela.
 Da quattro anni, ogni volta che le agenzie di rating emettono i loro verdetti si scatena il putiferio, con il solito corredo di accuse su complotti politici e conflitti di interessi. Ma la disciplina delle agenzie di rating negli ultimi tempi ha fatto importanti passi avanti, che non devono essere sottovalutati. Quello che ancora manca è un processo che attenui il rilievo del rating nelle regole di vigilanza. E che soprattutto valorizzi l’autonomia di giudizio e il ricorso a una pluralità di fonti informative da parte di banche e investitori.
L’obiettivo ultimo di ogni liberalizzazione è l’eliminazione delle rendite associate a una regolazione ingiustificatamente restrittiva. Spesso però la liberalizzazione impone a chi ne beneficia significative perdite in conto capitale. Mercati come quelli di taxi e farmacie devono essere regolati perché vi sono obblighi di servizio pubblico. Che però non hanno niente a che vedere con gli assetti proprietari. Al progressivo declino del valore delle licenze, si potrebbe rispondere istituendo un fondo di compensazione. Oggi in Italia, più per i tassisti che per i farmacisti.
L’Unione Europea è l’unica area del pianeta dove sono stati presi impegni vincolanti di lotta alle emissioni di gas serra. Ma le politiche dei paesi membri si fondano su incentivi ai consumi di energia verde. Nella produzione di tecnologie e prodotti i protagonisti sono Stati Uniti e Cina. Servirebbe una politica industriale comune che promuova le esportazioni europee, eviti la frammentazione delle iniziative e intraprenda un’azione più decisa sulla tassazione di beni importati da paesi che hanno legislazioni ambientali, e costi, meno stringenti di quella europea.
L’obiettivo del decreto sulla concorrenza è aumentare l’efficienza e la crescita. Le riforme potranno ridurre il costo della bolletta energetica, delle assicurazioni o dei servizi notarili. Ma se ciò avverrà senza tradursi in un netto guadagno di efficienza e di possibilità di spesa per l’economia nel suo complesso, il “più” dell’utente sarà il “meno” del produttore che prima delle liberalizzazioni beneficiava di rendite monopolistiche. È l’effetto netto delle liberalizzazioni che fa salire il Pil: ottenere un “più 1 per cento” di crescita aggiuntiva non sarà facile.
Il valore legale del titolo di studio fa sì che ogni laurea conferita da una qualsiasi delle ottanta università italiane abbia lo stesso peso nel mercato degli impieghi pubblici. Così gli atenei hanno scarsi incentivi a scegliere docenti preparati; i laureati bravi sono intercettati dal settore privato; le risorse delle famiglie premiano i servizi formativi scadenti. Problemi che si potrebbero superare se l’amministrazione pubblica valutasse le lauree sulla base di un ranking delle università di provenienza dei candidati. Come vorrebbe una proposta in discussione nel governo.