Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 715 di 1088

LA POLITICA ECONOMICA PER USCIRE DALLA CALMA PIATTA

La calma piatta dell’economia italiana nei primi mesi 2011 è il riassunto di situazioni molto diverse. C’è chi langue sul mercato interno e chi sta sfondando sui mercati lontani. Ma se le aziende che esportano stanno in piedi con le loro gambe, la politica economica dovrebbe sostenere la domanda interna. Senza devastare i conti pubblici. Non serve la riforma fiscale complessiva di nuovo in agenda. Meglio la ripresa delle liberalizzazioni e un piano anti-burocrazia, oltre a specifici interventi fiscali e legislativi sul mercato del lavoro.

UN ALTRO PASSO INDIETRO PER LE DONNE ITALIANE

Dal Rapporto annuale Istat per il 2010 emerge come la condizione delle donne italiane nel mercato del lavoro sia ulteriormente peggiorata nell’ultimo triennio. Scende il tasso di attività femminile, già prima bassissimo. Lo svantaggio aumenta ancora per le madri, che spesso lasciano il lavoro alla nascita del primo figlio e non sempre per libera scelta. L’altra faccia della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è il sovraccarico di lavoro familiare. Pochi i servizi offerti dalle strutture pubbliche, la famiglia è tutt’oggi una irrinunciabile fonte di aiuto.

A MILANO SI VOTA SULL’AMBIENTE

In concomitanza con la consultazione nazionale, i milanesi sono chiamati a pronunciarsi anche su cinque referendum cittadini. Il più rilevante di questi è sicuramente quello sul dibattutissimo Ecopass, ma ve n’è un altro, altrettanto cruciale, che riguarda direttamente l’inquinamento e la qualità dell’ambiente. Si tratta della riduzione delle emissioni del principale gas clima-alterante, l’anidride carbonica.

LA SOGLIA DEL 50+1

 

RIFORMIAMO IL REFERENDUM

Sembra quasi paradossale che alcune forze politiche invitino gli elettori a non votare sui quesiti referendari. Ma è un effetto del modo in cui la legge sul referendum è disegnata. Basterebbe adottare il sistema tedesco per eliminare l’anomalia italiana. Vincerebbe sempre l’opzione desiderata dalla maggioranza degli aventi diritto al voto. E avremmo un dibattito e un’informazione più ricchi oltre a una partecipazione ampia dei cittadini al processo decisionale: tutti sintomi di vitalità di una democrazia.

TUTTA COLPA DEL QUORUM

Non accorpare i referendum alle elezioni amministrative ci è costato circa 70 milioni. Non proprio pochissimo in tempo di risorse scarse. Ma al governo è sembrato conveniente evitare l’effetto di trascinamento delle amministrative e sperare così di far fallire i quesiti per mancanza di quorum. Le conseguenze sono negative non solo sul piano finanziario, ma anche su quello della maturità democratica del paese. La soluzione è abbassare il quorum, collegandolo al tasso di partecipazione alle ultime elezioni politiche.

SANTORO E DINTORNI

Prima, gli interventi di Berlusconi nei telegiornali al di fuori di ogni par condicio, poi l’addio di Santoro alla Rai. Il problema è sempre lo stesso: il controllo della politica sulla televisione pubblica. Mentre l’anomalia italiana resta quella di un mercato televisivo dove due gruppi controllano l’80 per cento della audience e dove un presidente del Consiglio controlla quasi interamente entrambi. Per affrontarla occorre andare a incidere sulla proprietà e sui meccanismi di governance. E nel mondo digitale occorre anche riflettere sulla funzione di servizio pubblico.

AL NUCLEARE MANCA IL CONSENSO

Con il referendum del 12-13 giugno, sarà sottoposta al giudizio degli elettori la strategia del governo per il ritorno al nucleare. Nell’attesa di sapere quale sarà l’esito della consultazione, proviamo a ripercorrere un percorso partito in sordina, costellato di ritardi e stoppato in extremis. Tutto senza che siano identificabili sforzi per comprendere i rischi percepiti dalla popolazione e, di conseguenza, per creare consenso intorno al progetto. Consenso, peraltro, necessario per realizzare il deposito nazionale per le scorie, eredità del nucleare pre-Chernobyl.

USCIRE DALL’ATOMO, COME LA GERMANIA

La scelta di uscire irreversibilmente dal nucleare presa dal governo tedesco è una decisione storica, coraggiosa e destinata a influenzare le politiche energetiche degli altri paesi europei e probabilmente di tutte le altre nazioni industriali. È accompagnata da una serie di provvedimenti e investimenti sulle fonti rinnovabili. Che cosa impedisce all’Italia di seguire la stessa strada? Perché non possiamo diventare almeno la seconda “green economy” del mondo sviluppato?

QUELLE REGIONI ANCORA PIÙ SPECIALI

La riforma del federalismo fiscale avrebbe potuto essere l’occasione per intervenire sull’ordinamento finanziario delle Regioni a statuto speciale, eliminando alcuni privilegi ormai anacronistici, per accettare la sfida di una maggiore trasparenza sui costi e di una spinta verso l’efficienza ed efficacia dei servizi pubblici. Invece, l’attuazione della riforma allarga ancora il solco con le Regioni a statuto ordinario. E si delinea una segmentazione anche del regime delle singole Regioni autonome, a tutto svantaggio di quelle del Sud.

Pagina 715 di 1088

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén