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UN ALTRO PASSO INDIETRO PER LE DONNE ITALIANE

Dal Rapporto annuale Istat per il 2010 emerge come la condizione delle donne italiane nel mercato del lavoro sia ulteriormente peggiorata nell’ultimo triennio. Scende il tasso di attività femminile, già prima bassissimo. Lo svantaggio aumenta ancora per le madri, che spesso lasciano il lavoro alla nascita del primo figlio e non sempre per libera scelta. L’altra faccia della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è il sovraccarico di lavoro familiare. Pochi i servizi offerti dalle strutture pubbliche, la famiglia è tutt’oggi una irrinunciabile fonte di aiuto.

LA SOGLIA DEL 50+1

 

RIFORMIAMO IL REFERENDUM

Sembra quasi paradossale che alcune forze politiche invitino gli elettori a non votare sui quesiti referendari. Ma è un effetto del modo in cui la legge sul referendum è disegnata. Basterebbe adottare il sistema tedesco per eliminare l’anomalia italiana. Vincerebbe sempre l’opzione desiderata dalla maggioranza degli aventi diritto al voto. E avremmo un dibattito e un’informazione più ricchi oltre a una partecipazione ampia dei cittadini al processo decisionale: tutti sintomi di vitalità di una democrazia.

TUTTA COLPA DEL QUORUM

Non accorpare i referendum alle elezioni amministrative ci è costato circa 70 milioni. Non proprio pochissimo in tempo di risorse scarse. Ma al governo è sembrato conveniente evitare l’effetto di trascinamento delle amministrative e sperare così di far fallire i quesiti per mancanza di quorum. Le conseguenze sono negative non solo sul piano finanziario, ma anche su quello della maturità democratica del paese. La soluzione è abbassare il quorum, collegandolo al tasso di partecipazione alle ultime elezioni politiche.

SANTORO E DINTORNI

Prima, gli interventi di Berlusconi nei telegiornali al di fuori di ogni par condicio, poi l’addio di Santoro alla Rai. Il problema è sempre lo stesso: il controllo della politica sulla televisione pubblica. Mentre l’anomalia italiana resta quella di un mercato televisivo dove due gruppi controllano l’80 per cento della audience e dove un presidente del Consiglio controlla quasi interamente entrambi. Per affrontarla occorre andare a incidere sulla proprietà e sui meccanismi di governance. E nel mondo digitale occorre anche riflettere sulla funzione di servizio pubblico.

AL NUCLEARE MANCA IL CONSENSO

Con il referendum del 12-13 giugno, sarà sottoposta al giudizio degli elettori la strategia del governo per il ritorno al nucleare. Nell’attesa di sapere quale sarà l’esito della consultazione, proviamo a ripercorrere un percorso partito in sordina, costellato di ritardi e stoppato in extremis. Tutto senza che siano identificabili sforzi per comprendere i rischi percepiti dalla popolazione e, di conseguenza, per creare consenso intorno al progetto. Consenso, peraltro, necessario per realizzare il deposito nazionale per le scorie, eredità del nucleare pre-Chernobyl.

USCIRE DALL’ATOMO, COME LA GERMANIA

La scelta di uscire irreversibilmente dal nucleare presa dal governo tedesco è una decisione storica, coraggiosa e destinata a influenzare le politiche energetiche degli altri paesi europei e probabilmente di tutte le altre nazioni industriali. È accompagnata da una serie di provvedimenti e investimenti sulle fonti rinnovabili. Che cosa impedisce all’Italia di seguire la stessa strada? Perché non possiamo diventare almeno la seconda “green economy” del mondo sviluppato?

QUELLE REGIONI ANCORA PIÙ SPECIALI

La riforma del federalismo fiscale avrebbe potuto essere l’occasione per intervenire sull’ordinamento finanziario delle Regioni a statuto speciale, eliminando alcuni privilegi ormai anacronistici, per accettare la sfida di una maggiore trasparenza sui costi e di una spinta verso l’efficienza ed efficacia dei servizi pubblici. Invece, l’attuazione della riforma allarga ancora il solco con le Regioni a statuto ordinario. E si delinea una segmentazione anche del regime delle singole Regioni autonome, a tutto svantaggio di quelle del Sud.

LA POVERTÀ IN ITALIA: UN PROBLEMA DEL SUD

Il rapporto annuale dell’Istat descrive un’Italia in cui coesistono regioni del Nord con livelli di benessere o inclusione sociale analoghi a quelli della Svezia e regioni del Sud con rischi di povertà o esclusione prossimi a quelli della Romania. Le politiche sociali dei comuni non riescono peraltro a contrastare i divari, anche perché il Nord continua a destinare per la lotta alla povertà molto di più del Sud. E intanto il governo riduce i fondi per le politiche sociali, nonostante gli impegni presi con l’Europa.

DECALOGO PER UN CALCIO SENZA TRUCCHI

Sembra serpeggiare un’aria di rassegnazione tra i vertici dello sport italiano di fronte alle partite truccate dagli stessi calciatori per favorire gli scommettitori. Eppure qualcosa si può fare. soprattutto dall’interno del mondo del calcio. Ecco dieci proposte che potrebbero essere immediatamente sperimentate. Dalle sanzioni più severe per chi commette illeciti ai premi per chi ne denuncia il tentativo. Dalla riforma dei campionati alla revisione della ripartizione dei diritti tv, passando per autorità di controllo davvero indipendenti.

 

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