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ANNO CHE VIENE, INCENTIVO CHE PORTA

Sull’università uno dei pilastri dell’azione di governo è la distribuzione meritocratica delle risorse. Ma se si guarda all’assegnazione del Fondo di finanziamento ordinario per il 2010 sorge il sospetto che si sia voluto correggere la distribuzione del 2009, ritenuta troppo sbilanciata a favore delle sedi settentrionali. Eppure, per incoraggiare gli atenei a intraprendere cammini virtuosi secondo direttive ministeriali, servono criteri annunciati in anticipo e stabili per un certo numero di anni. Oggi invece il meccanismo di incentivazione assomiglia a una lotteria.

LA CONSOB E I FURBETTI DEL MERCATINO

La Borsa italiana è troppo piccola e va sistematicamente peggio delle altre: cresce meno quando i mercati salgono e scende di più quando le cose vanno male. La diagnosi del neo-presidente di Consob è condivisibile. Eppure, a partire dagli anni Novanta le riforme non sono mancate. Ma negli ultimi dieci anni l’elenco delle aziende quotate in cui sono stati individuati comportamenti illegali di ogni sorta è impressionante. E allora è forse utile ricordare che le autorità di mercato hanno innanzitutto un ruolo di vigilanza, in modo da dissuadere i furbetti del mercatino.

SI FA PRESTO A DIRE RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO

Cresce il consenso sul fatto che sia auspicabile una forma di ristrutturazione del debito per i paesi europei a forte rischio di insolvenza. Ma scelte diverse producono effetti drasticamente diversi sulla ripartizione degli oneri tra il debitore sovrano e i suoi creditori. Se lo scopo della ristrutturazione è quello di ridurre gli oneri finanziari per lo Stato debitore e far sì che i creditori condividano le perdite, la soluzione del buy back non va affatto bene. Un default unilaterale o una conversione del debito sembrano largamente preferibili.

QUELL’ENERGIA CHE ARRIVA DAL MONDO ARABO IN SUBBUGLIO

Quando si sono verificati i disordini che hanno portato al rovesciamento del regime tunisino, molti paesi del Mediterraneo, e con essi i mercati, si sono subito preoccupati delle conseguenze sulle forniture di petrolio e gas che alimentano l’Europa. Anche perché vi è il timore del contagio. Ma non tutti quegli stati sono sullo stesso piano dal punto di vista degli occidentali. Paese per paese, ecco una mappa della produzione di idrocarburi e i rischi legati alle condizioni socio-economiche delle popolazioni.

I VERI PERCHÉ DELLA RIVOLUZIONE EGIZIANA

Le cause della rivoluzione egiziana di questi giorni non sono da individuare nel deterioramento della situazione economica del paese. A partire dal 2000, sono state avviate varie riforme che hanno permesso negli ultimi cinque anni una crescita media del 5 per cento l’anno e una diminuzione della disoccupazione. Le manifestazioni nascono probabilmente dalle condizioni sociali e politiche dell’Egitto. Dove a non trovare lavoro sono soprattutto i giovani più scolarizzati. Gli stessi che peraltro appaiono profondamente tradizionalisti. La tranquillità dei mercati finanziari.

L’ANNO DEL DOHA ROUND

Si può fare: il ciclo di negoziati sul commercio globale denominato Doha Round può concludersi con un accordo entro il 2011. La regolamentazione del commercio entrerebbe finalmente nel ventunesimo secolo. E il Wto potrebbe passare a occuparsi delle problematiche di nuova generazione. Servirà però l’intervento diretto dei capi di Stato e di governo, per accettare i compromessi necessari e dimostrare così quell’atteggiamento illuminato rivelatosi indispensabile ogni qual volta si sia dovuto concludere un accordo commerciale multilaterale, fin dal 1940.

POVERA PENSIONE DEI PARASUBORDINATI…

C’è molta preoccupazione per la copertura previdenziale dei lavoratori parasubordinati. Le stime indicano un livello non lontano dagli assegni sociali. Il problema però non sono tanto le aliquote di contribuzione, quanto il reddito medio annuale percepito da questi lavoratori. Basso, perché in media sono impiegati solo sei mesi l’anno. La copertura previdenziale sarebbe adeguata se alla maggiore flessibilità nel mercato del lavoro facesse da contraltare una retribuzione corrispondente alla reale produttività e tale da compensare la minore tutela offerta.

LO PSICODRAMMA DELLE IMPOSTE COMUNALI

Il decreto sul federalismo municipale ha rischiato di mettere fine alla legislatura ed è ora al centro di una forte tensione istituzionale. Ma rappresenta davvero il passaggio cruciale per la costruzione del federalismo nel nostro paese? Il provvedimento è tutto sommato assai modesto. Manca comunque una regolamentazione adeguata del sistema perequativo dei comuni. Mentre l’ossessione per il vincolo di invarianza della pressione fiscale rischia di snaturare il federalismo, il cui principale obiettivo è rendere i sindaci responsabili davanti ai propri cittadini.

NON BASTA LA FISCALITÀ DI VANTAGGIO PER IL SUD

Liberalizzazioni, libertà di impresa, fiscalità di vantaggio per investire al Sud: sono le misure individuate dal governo per far ripartire la crescita. Sono le idee giuste? Il Pil italiano è oggi frenato da consumi stagnanti. Perché sono fermi i salari reali e perché disoccupazione e cassa integrazione non scendono. Le ricette proposte non servono a risolvere i problemi del mercato del lavoro. Meglio sarebbe destinare la fiscalità di vantaggio alle piccole imprese che creano posti di lavoro a tempo indeterminato.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Nella grande maggioranza dei commenti   la soluzione al problema del debito pubblico è vista dal lato della spesa . Enti e uffici in eccesso, otto nuove province, una casta rapace, ecc. , queste sono  le cose da colpire prima di aumentare in qualsiasi modo la tassazione. Qualcuno si fa inoltre portavoce  della  nota teoria secondo cui la spesa  si espande fin che trova finanziamento, sicché una nuova entrata darebbe comunque un sollievo di  breve periodo. Tutte tesi rispettabili, ma “fuori tema”.
In sede di analisi occorre infatti accettare la premessa di Pellegrino Capaldo, magari con la formula  “ammesso e non concesso”, e chiedersi se  lo strumento proposto sia appropriato, alla luce degli  usuali criteri di efficienza ed equità,  per  diminuire di colpo e significativamente  il debito pubblico. Solo un commento è favorevole alla  tesi di Capaldo . Secondo il mio giudizio, invece, un’imposta straordinaria e pesante sulle plusvalenze immobiliari stimate  sul catasto attuale solleva  problemi di equità non lievi rispetto ai detentori di capitale finanziario e insuperabili all’interno dello stesso  comparto immobiliare ; e  d’altra parte non è pensabile un rapido ed affidabile aggiornamento dei valori catastali. Alcuni commentatori hanno aderito alla mia  tesi,  e hanno proposto in alternativa l’imposta di solidarietà  sui grandi patrimoni   esistente in Francia. E’ un’ipotesi da studiare seriamente, ma consapevoli che andrebbe ad arricchire lo strumentario ordinario di prelievo, non già a sostituire l’imposta straordinaria suggerita da Capaldo. Sullo stesso piano , del resto, si pongono le diffuse proposte, fatte proprie anche da me e  condivise da alcuni commentatori, di inasprire la tassazione delle rendite finanziarie, di  rafforzare la lotta all’evasione e  di riparare al misfatto dell’abolizione dell’Ici sulla prima casa reintroducendola ( proposta quest’ultima che ha sollevato un’aspra reazione  negativa secondo ragionamenti già noti ma non condivisibili sulla sua iniquità, visto  che la casa è” frutto di risparmi sopravissuti alla tassazione” e comporta costi di manutenzione ).  
Non  ci sono stati commenti sulla ipotesi di una diversa imposizione straordinaria, con base imponibile tutta da studiare, analoga all’imposta transitoria introdotta dal primo Governo Prodi . Segno che è difficile negarne in astratto l’utilità ma anche difficile dare concretezza all’ipotesi. E allora continuiamo a pensarci.

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