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IDENTIKIT DI UN FONDO PER L’EUROPA

L’Europa ha bisogno di un Fondo monetario europeo? E se sì, quali caratteristiche dovrebbe avere? Quello che non funziona oggi è la procedura per deficit eccessivo. Andrebbe sostituita da regole auto-imposte che assicurino la disciplina di bilancio senza però compromettere la possibilità di politiche moderatamente anticicliche. Dovrebbe funzionare sostanzialmente come un fondo di ammortamento sulla base di un sistema di crediti accumulati, in modo da incentivare i governi a risparmi di bilancio durante le fasi di espansione. In caso di crisi, potrebbe concedere una garanzia sul debito pubblico estero.

DILEMMI GRECI

Il rifinanziamento sui mercati è a costi ritenuti insostenibili, ma finché quella dei mercati resta un’opzione aperta, dalla Unione Europea non arriverà nessun aiuto. Per uscire dallo stallo la Grecia potrebbe rivolgersi al Fondo monetario internazionale. Con quali vantaggi? Un risparmio, ma neanche troppo significativo, sul servizio del debito. Sull’altro piatto della bilancia c’è però il fatto che cosi facendo la Greci brucia i ponti verso i suoi partners Europei e che le somme offerte dall’Fmi non sarebbero sufficienti a risolvere la situazione.

UN INDICE PER CAPIRE CHI VINCE LE ELEZIONI

I risultati elettorali si prestano a più letture, il che consente spesso a tutte le coalizioni di dichiararsi comunque vincitrici. Nelle elezioni regionali, per esempio, si può guardare al numero di Regioni conquistate, oppure a quelle passate da uno schieramento all’altro. Oppure si può considerare il totale dei voti ottenuti. Per capire chi ha vinto davvero si può invece usare un indice che coniughi più sistemi di analisi. Se ne ricava una valutazione più equilibrata. E acquista importanza la soglia del 50 per cento.

CRISI BANCARIE: CI VUOLE UNA PROCEDURA CONDIVISA

L’Unione Europea dovrebbe prevedere un’unica procedura di risoluzione delle crisi bancarie, in modo da rendere possibile la prevenzione e la gestione della crisi in modo unitario e sotto la responsabilità di un’unica autorità amministrativa. Si svolgerebbe secondo il diritto del paese in cui ha sede la società capogruppo e sotto la responsabilità dell’autorità di vigilanza competente, ma sotto il controllo di un collegio dei supervisori rafforzato. Ecco le sue caratteristiche principali nel terzo dei quattro interventi (1, 2) di sintesi del Rapporto Ceps-Asssonime.

DOVE VANNO GLI INCENTIVI

Alla fine il governo ha varato il decreto incentivi di sostegno ai consumi. Era ora. Si tratta di 300 milioni di veri e propri incentivi temporanei all’acquisto di una varietà di beni di consumo durevole e di 120 milioni di sgravi fiscali per la cantieristica e per il settore tessile. Nella sua attuale formulazione, però, il provvedimento mette in campo poche risorse, dura troppo e assegna i fondi con criteri poco trasparenti. Ma non è troppo tardi per rimediare.

FONDO MONETARIO EUROPEO, UNA PESSIMA IDEA

Chi sostiene la necessità di creare un Fondo monetario europeo non si rende conto delle sue implicazioni e delle condizioni necessarie per un buon funzionamento. Al di là del fatto che il Trattato europeo impedisce che un paese sia salvato dagli altri stati membri, i fautori dell’Fme dovrebbero rispondere a una domanda fondamentale: cosa accade se un paese in difficoltà non rispetta gli impegni assunti? Perché si corre il rischio di arrivare a una totale indisciplina di bilancio. Da non sottovalutare la questione del finanziamento.

UN NUOVO SISTEMA DI GARANZIA DEI DEPOSITI

L’assicurazione dei depositi è efficace nella prevenzione del panico bancario, ma indebolisce la disciplina di mercato su management e azionisti e crea azzardo morale. Necessario dunque un nuovo schema europeo di garanzia dei depositi per i gruppi bancari cross-border. Se ne analizzano i principi nel secondo dei quattro interventi di sintesi del Rapporto Ceps-Assonime: garanzia limitata ai soli depositi retail, fondo finanziato con contributi basati sul rischio intrinseco delle banche e meccanismi non discrezionali di intervento delle autorità di vigilanza se il gruppo non è adeguatamente capitalizzato.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Sono davvero molto grato ai lettori per i vari commenti al mio articolo sull’ipotesi di creazione di un Fondo monetario europeo (Fme). Nel rispondere comincerò dal commento di Daniel Gros che, con Thomas Mayer, ha proposto in un recente articolo, la creazione di un Fme che costituerebbe “uno strumento utile per aumentare la disciplina (fiscale) e per rafforzare la presenza europea nel Fmi”. Ovviamente questo non eè il luogo ideale per commentare con precisione la proposta, abbastanza corposa, di Gros e Mayer. Piuttosto la presente discussione dovrebbe essere cosa fare con la Grecia e con altri paesi in difficoltà ora; non come risolvere i possibili problemi finanziari dei paesi europei tra dieci o venti anni, quando il Fme, come proposto da Gross e Mayer, avrebbe accumulato le risorse finanziarie necessarie (con i contributi annuali al Fme dei paesi membri) per aiutarli. Un’altra difficoltà è che i paesi membri, che già hanno grossi problemi finanziari in questo momento e li avranno negli anni futuri, si addosserebbero ora il peso addizionale di dover contribuire le loro quote annuali al Fme. Queste quote, secondo la proposta, sarebbero più pesanti specialmente per i paesi con debiti pubblici ed indebitamenti netti più alti. Cioè esattamente per i paesi con più difficoltà a contribuire al Fme.
Domenico Taddeo propone un Fme di garanzia dei debiti pubblici dei paesi membri. Sarebbe gestito dalla Bce che riceverebbe da ogni paese un premio di garanzia commisurato all’entità del debito e del deficit dei paesi. Il rischio d’insolvenza e la responsabilità di misurare il rischio per paese per determinare il premio di garanzia passerebbero alla Bce. Per un paese, almeno in teoria, il costo del credito sarebbe lo stesso perchè il pagamento alla Bce, per trasferire il rischio, dovrebbe essere lo stesso che il costo più alto del debito ottenuto senza la garanzia della Bce. La Germania non acetterebbe mai questo trasferimento di rischio alla Bce; e neppure la Bce si metterebbe mai in quelle condizioni. È facile immaginare le pressioni politiche che questa proposta creerebbe per la Bce.
Paolo Todeschini discute la possibilità di una rappresentanza unica europea nel Fondo monetario internazionale (Fmi). L’idea è molto discussa. Ci sono ovviamente enormi problemi da risolvere. Per esempio quale paese rappresenterebbe l’Europa nel consiglio esecutivo del Fmi? Lo farebbe imparzialmente senza pressioni dal governo del suo paese? Che pericolo c’è che nel cambio dalla situazione attuale alla rappresentanza unica l’Europa perderebbe parte del suo potere di voto? È proprio vero che il cambio darebbe più potere al’Europa? Avendo trascorso 27 anni nel Fmi, sempre in posizioni abbastanza alte, non ne sono convinto.
L’idea di Mario Savioli di usare l’oro delle riserve della Banca d’Italia per pagare parte del debito pubblico è una vecchia e credo cattiva idea. La Banca d’Italia ha accumulato l’oro in parte creando debiti contro se stessa. E l’oro rappresenta una garanzia importante. Recentemente il governatore della Banca centrale dell’Argentina si è dimesso proprio per questa politica da parte del governo argentino. La Bce non lo permetterebbe. I calcoli presentati da Mario Savioli non mi sembrano coretti. Il valore totale dell’oro della Banca d’Italia è molto meno del debito pubblico italiano.
Sul commento di Claudio Bellavita è sufficiente ricordare i problemi che i Cds hanno creato negli ultimi anni al sistema finanziario. Non creamone degli altri.
Sono d’accordo con il commento di Paolo Gelain ma vorrei ripetere quanto già scritto nel mio articolo, che i problemi dei conti pubblici dei paesi dell’Unione Europea non derivano da oneste politiche anticicliche ma da cicli elettorali e da finanza facile.

LA PASSIONE DI AL-QAIDA PER GLI AEREI

Dopo l’11 settembre, tutti i tentativi di attentati terroristici ad aerei sono falliti: perché allora al-Qaida continua a progettarli? Tanto più che avrebbe un’ampia scelta di obiettivi occidentali meno protetti. Certo, facendo cadere un aereo si ottiene il massimo risultato con il minimo sforzo. Ma forse la ragione sta proprio nel fatto che per rassicurare i propri cittadini, i governi occidentali si sono esplicitamente concentrati sul rafforzamento delle misure di sicurezza negli aeroporti e sui voli. Mostrare che sono ancora vulnerabili è già di per sé un successo.

IL TEMPO DELLE RELAZIONI PERICOLOSE TRA POLITICI E IMPRESE

Gli appalti pubblici sono vulnerabili alla corruzione. Ma come si sviluppano quelle relazioni preferenziali tra politici e imprese che possono esserne l’anticamera? Nelle amministrazioni locali un fattore decisivo è il numero dei mandati ricoperti da un sindaco. Se viene rieletto per una seconda volta si verifica una sistematica riduzione nel numero di partecipanti alle aste, a cui corrisponde un maggior costo per la realizzazione dell’opera e un maggior aggravio per le finanze pubbliche.

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