Ringrazio dei commenti, anche dissenzienti, che mostrano quanto il tema sia sentito.
Osservo in generale che il tema dellimmigrazione mette in moto emozioni e sentimenti, che poi cercano delle conferme razionali in dati che spesso sono parziali, interpretati male o decisamente sbagliati.
Cè per esempio chi sostiene che gli altri paesi sono più restrittivi di noi sulla cittadinanza. Qui i dati sono oggettivi: lItalia, insieme alla Grecia, ha la legislazione più restrittiva dellUnione Europea, ma la Grecia la sta modificando nel senso dellapertura. In Francia, Regno Unito, Olanda, come negli USA, bastano cinque anni di residenza. La Germania ha riformato nel 99 in senso liberalizzante. E vero che si tende a dare più importanza allaccertamento di conoscenze linguistiche e di cultura civica (cosa su cui sono daccordo), ma una democrazia non può discriminare né su basi religiose, né per altri motivi di opinione. E avere una popolazione numerosa di non cittadini che risiedono stabilmente, lavorano e pagano le tasse, è dannoso per il funzionamento della democrazia stessa. Sono queste chiusure che preparano un futuro di tensioni e di conflitto. Gli immigrati tenuti ai margini e sfruttati, non ricevono certo un incoraggiamento a integrarsi lealmente nella nostra società. Un giorno potrebbero ribellarsi, come a Rosarno.
Citerei in proposito il card. Martini: E difficile sentirsi figli nella casa dei doveri se si è orfani nella casa dei diritti.
Se paesi come la Francia e la Gran Bretagna oggi hanno apparentemente una popolazione immigrata non molto superiore alla nostra, è perché molti stranieri sono transitati nella categoria dei cittadini a pieno titolo. In altri casi, come in Germania, si ricorre molto al lavoro stagionale, che non rientra nelle statistiche sullimmigrazione. Anche il Giappone ha numerosi immigrati, ma fatica ad ammetterlo e ad aprire le porte della cittadinanza. Se vogliamo andare su quella strada, ci sono i paesi del Golfo che sono ancora più brutali. Ma quelle non sono democrazie. Anchio sono daccordo invece, e lho scritto, nel premiare i comportamenti meritevoli, non il solo dato dellanzianità di soggiorno: è unaltra tendenza che si profila a livello europeo.
Le nostre frontiere sono troppo aperte? Per chiuderle di più, dovremmo per esempio bloccare gli ingressi per turismo dallEst Europa, o i pellegrinaggi a Roma dal Santo Padre. Che ne pensano gli operatori del settore? Segnalo che allestero gli ingressi per turismo sono anche più incoraggiati che da noi, e già si compete per il turismo indiano, cinese, brasiliano… Se poi gli immigrati entrati con visto turismo a volte si fermano, in genere è perché qualcuno offre loro un lavoro. La maggior parte dei lavoratori immigrati oggi regolari sono stati irregolari per un certo periodo. Evidentemente qualcuno ha dato loro da lavorare.
Strano poi che i miei arcigni contraddittori non abbiano una parola di apertura neppure sulle seconde generazioni, nate e cresciute qui: che ne facciamo? Non sono ormai italiane di fatto?
Altri obiettano sul mercato del lavoro, che non avrebbe più bisogno oggi di immigrati. Propongo ai lettori, soprattutto ai dissenzienti, di fare una piccola indagine nella loro rete parentale, nei condomini dove abitano, nel vicinato, ponendo questa domanda: chi assiste gli anziani? Scopriremmo, credo, che di immigrati cè ancora e ci sarà bisogno. Tra laltro il bisogno assistenziale in genere esplode allimprovviso e non può aspettare i decreti-flussi, che da due anni non escono (ma si è fatta appunto una sanatoria, perché molte migliaia di italiani hanno dato lavoro a colf e assistenti domiciliari immigrate: anche questo è un dato incontrovertibile). Inoltre, trattandosi di un lavoro logorante, non si regge di solito più di qualche anno: servono sempre nuove forze. Potrei aggiungere che nelle casse edili di Milano, Roma e altre città, la metà degli iscritti è immigrata. E che dire delle cucine di ristoranti e pizzerie? Non si vedono in giro, in realtà, molti italiani pronti a riprendersi questi lavori.
Che succede allestero? Secondo unindagine dellICMPD di Vienna, in base ad una stima prudenziale in Europa sono stati sanati da 5 a 6 milioni di immigrati negli ultimi dieci anni. Siamo quindi in buona compagnia. Se il fenomeno dellirregolarità è ultimamente diminuito, lo si deve, oltre alle sanatorie, allapertura dellUE verso Est, che ha trasformato rumeni, polacchi e bulgari in concittadini europei. Ricorderei anche che il nostro mercato del lavoro, come quello spagnolo, greco, portoghese, richiede molta manodopera a bassa qualificazione e non ha ancora alle spalle decenni di immigrazione.
Largomento più inquietante mi pare comunque quello demografico, ultimo cavallo di battaglia di alcune forze politiche. Il problema non è tanto il numero di abitanti dellItalia, ma lequilibrio tra persone attive, che lavorano e pagano imposte e contributi, e persone a carico. Gli immigrati ci stanno dando una mano a salvaguardare un certo equilibrio. Per scendere a 40 milioni di abitanti dovremmo passare attraverso anni di spaventoso deficit previdenziale.