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RITORNO ALLA FLESSIBILITÀ

Il governatore della Banca d’Italia esorta ad aumentare l’età effettiva di pensionamento. E il governo risponde che la riforma del sistema previdenziale è già stata fatta. E’ vero però che sulla legge Dini del 1995 sono intervenute modifiche che ne hanno modificato l’impianto. Una nostra proposta di gennaio 2009 prevede il ritorno alla flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, spostando in avanti le finestre di età. Dunque, rispecchia in pieno gli auspici del governatore. Oltre a essere equa sotto il profilo intergenerazionale e a comportare notevoli risparmi.

LA STRANA CLASS ACTION DI BRUNETTA

Si parla da anni dell’introduzione dell’azione collettiva anche in Italia, rinviandola sempre. L’ultima volta a luglio 2009. Ora però il governo, nell’ambito della riforma Brunetta ha decretato la nascita della class action verso la pubblica amministrazione. Il progetto è stato subito criticato aspramente. In realtà potrebbe rivelarsi utile per affermare il principio secondo cui esistono economie processuali nell’aggregazione delle cause comuni che potrebbero rendere meno costosa e più efficace la macchina della giustizia.

COME ELIMINARE QUELLA TASSA ANTIPATICA

L’Irap non è un’imposta assurda, ma non ha una buona reputazione. Genera tuttavia un gettito rilevante e quindi non può essere semplicemente abolita. Occorre un progetto per ricondurla nell’ambito del sistema impositivo più tradizionale. Poiché finanzia essenzialmente un servizio universale, la sanità, deve essere percepita su tutti i redditi. Per esempio, attraverso una sovraimposta a favore delle Regioni sull’Irpef e sull’Ires. Oltretutto, il sistema fiscale italiano tornerebbe così a essere comprensibile e comparabile con quello degli altri paesi.

LA SANITÀ DI SACCONI

Da mesi le Regioni si rifiutano di partecipare alle varie Conferenze Stato-Regioni e cercano affannosamente, e finora senza successo, un incontro risolutore con il Presidente del Consiglio. Il principale tema del contendere è il finanziamento della sanità per il prossimo biennio, che le Regioni considerano del tutto insufficiente. E infatti gli studiosi si aspettano che tutte le Regioni, e non solo quelle più inefficienti, finiranno con i conti in rosso il prossimo anno. Si osservi inoltre che a causa del blocco delle addizionali Irpef e Irap decretato dal governo, le Regioni non possono più contare su strumenti tributari propri per far fronte alle emergenze, nonostante i continui annunci di federalismo fiscale. Eppure, il Ministro Sacconi ha detto pubblicamente, alla trasmissione Ballarò di martedì scorso, che la posizione delle Regioni è sbagliata perché il governo ha invece aumentato il finanziamento della sanità di ben 3,5 miliardi nel biennio, sfidando anche il pubblico a controllare le cifre. Che succede allora? Di che si lamentano i Presidenti delle Regioni? La tabella aiuta a fare chiarezza. Sacconi non mente sulle cifre del sistema sanitario, ma cita solo i dati che gli convengono, dimenticandone altri che viceversa sono più importanti. Come si osserva dalla tabella, è vero che il finanziamento di "base" – escludendo cioè manovre e ulteriori finanziamenti – cresce di 3,5 miliardi nel biennio; ma quello "effettivo", cioè quello che davvero importa per i bilanci delle regioni, cresce solo di 0,471 miliardi nel 2010 e di 2,1 miliardi nel 2011. La ragione è che nel 2010 vengono meno i 434 milioni destinati alla seconda tranche di finanziamento per l’abolizione dei ticket (ticket che formalmente rientrano nella sovranità delle Regioni, ma che l’ultimo governo di centro sinistra ha abolito, compensando in misura insufficiente le regioni, e che il governo di centro destra ha deciso di non compensare affatto) e gli 800 milioni di risparmi sulla spesa farmaceutica (il risultato di unÂ’azione fortemente voluta dalle Regioni, le quali contavano di destinare le economie ai nuovi farmaci, in particolare oncologici) che verranno invece trattenuti e utilizzati dallo Stato. Difficile dunque dare ragione a Sacconi.

PERCHÉ ABOLIRE L’IRAP?

Se la Francia abolisce la sua Irap, perché non farlo anche noi? Per la verità, Oltralpe non stanno pensando di eliminarla, bensì di introdurla per sostituire la taxe professionelle. Comunque, prima di intervenire sull’imposta regionale sulle attività produttive bisognerebbe chiarire con quali obiettivi. Perché in molti casi potrebbero rivelarsi più utili interventi diversi. Resta il fatto che l’abolizione dell’Irap non porrebbe solo un problema di copertura, ma anche quello di garantire alle Regioni un prelievo che le doti di un adeguato margine di autonomia.

LA SCUOLA DOPO L’ENNESIMA DOCCIA SCOZZESE

Da anni, la scuola italiana è sottoposta a una sorta di doccia scozzese. A sperimentazioni di varia qualità seguono interventi di riforma che non ne tengono affatto conto. L’ultimo esempio è la riorganizzazione degli indirizzi nella scuola superiore. Sembra avere come obiettivo la mera riduzione dei costi. Perché non è chiaro quali siano le logiche formative che portano a tagliare le ore di materie chiave in ogni tipo di indirizzo (e i documenti alla base di questa riorganizzazione sono noti solo agli addetti ai lavori). Continueremo così a formare cittadini ignoranti dei meccanismi fondamentali che regolano la società in cui vivono.

POSTO FISSO PER CHI?

Quando parla il Ministro dell’Economia bisogna prenderlo sul serio. In cosa consiste la svolta di Giulio Tremonti sul posto fisso? Ci sono tre interpretazioni. La prima è che sia solo una mossa demagogica, politica, per “spiazzare la sinistra”, come rimarcato da diversi quotidiani e commentatori.  Se così fosse non ci interessa. Notiamo che servirebbe solo a rendere più fisso il posto di Giulio Tremonti alla scrivania di Quintino Sella.
La seconda interpretazione è che il Ministro voglia davvero intervenire dove ha voce in capitolo. Tremonti è di fatto il cassiere del pubblico impiego. Ha dunque il Ministro intenzione di assumere tutti i lavoratori precari della Pubblica amministrazione? Quanto costa? E cosa ne pensa il titolare del dicastero alla Funzione Pubblica, il datore di lavoro dei pubblici dipendenti?
La terza interpretazione è che Tremonti voglia intervenire anche fuori dal pubblico impiego, nel settore privato. Anche qui avrebbe delle leve da muovere. Ad esempio, può aumentare i costi del licenziamento individuale e limitare i casi di licenziamento collettivo per motivi economici. Tutto ciò renderebbe più sicuro il posto “fisso” di chi un lavoro a tempo indeterminato ce l’ha già. Ma esporrebbe ancora di più i lavoratori precari al rischio di licenziamento (già oggi di otto volte superiore a quello per i lavoratori con contratti permanenti).
Tremonti sa bene che non si può garantire il posto fisso a tutti. Neanche in un’economia pianificata. Lo si può fare per alcuni lavoratori scaricando tutti i rischi su chi è lasciato fuori, ad esempio i lavoratori temporanei e i disoccupati. Quello che si può fare è garantire a tutti protezione contro il rischio di perdere il lavoro, riformando gli ammortizzatori sociali in modo tale da offrire copertura assicurativa a tutti. Si può anche ridurre il dualismo fra lavoratori con contratti temporanei e contratti permanenti, cambiando le regole di accesso al mercato del lavoro per consentire a tutti un ingresso dalla porta principale. Ciò può avvenire attraverso la creazione di un sistema di tutele progressive per il lavoratore che aumenti con la durata del rapporto di lavoro. Questo è l’unico modo per permettere che la stabilizzazione dei precari avvenga senza distruggere posti di lavoro.

NON TUTTI I QUANT VENGONO PER NUOCERE

Considerare i quant come principale colpevole della crisi non rende giustizia alla realtà dei fatti perché la categoria ha fatto parte di una complessa macchina da soldi per pochi e da rischi per tutti. Ma non c’è bisogno di una matematica nuova per la finanza, basta un uso intelligente degli strumenti quantitativi, anche sofisticati, che la finanza matematica acquisisce e sviluppa. Per esempio, il Regolamento emittenti della Consob fa esplicitamente il ricorso alle metodologie dei quant per la quantificazione del grado di rischio degli strumenti offerti ai risparmiatori.

MA IL CAPITALISMO È ANCORA VIVO

La lezione che si può trarre da questa crisi è che le banche hanno costretto i governi a correre in loro soccorso. Non c’è dunque nessuna ragione perché non ricomincino a fare i loro giochetti. Per impedirlo si possono ipotizzare tre soluzioni: ridurre la grandezza dei guppi bancari, esigere l’aumento della loro capitalizzazione, pretendere un loro “testamento da vivo”, ovvero l’indicazione di come frazionarli in tanti piccoli istituti in caso di fallimento. Saranno comunque le scelte di Regno Unito e Stati Uniti a delineare il capitalismo finanziario del futuro.

SPOILS SYSTEM ALL’INGLESE

Serve o non serve lo spoils system nella pubblica amministrazione? Serve a portare nel settore pubblico talenti o manager di successo? In Inghilterra si è tentata una strada che punta su trasparenza e merito. La responsabilità ultima delle nomine al vertice dei “public bodies” resta dei ministri competenti. Ma la scelta avviene sulla base di una ristretta lista di candidati selezionati da un gruppo di esaminatori indipendenti. Che non rispondono al ministro, ma a un commissario altrettanto indipendente dal governo. E che ogni anno manda al parlamento un rapporto dettagliato.

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