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RCS SULLE NOTE DELL’AIDA

La scorsa settimana Mediobanca ha deciso di alzare da “neutral” ad “outperform” il proprio rating di Rcs Mediagroup, “alla luce di un grande potenziale di crescita del titolo” (il cui target price è stato quasi raddoppiato, da 0,93 a 1,65 euro). Il tutto a pochi giorni dalla presentazione di una trimestrale disastrosa per il gruppo editoriale (perdite più che raddoppiate rispetto allo stesso trimestre del 2008, ricavi in calo quasi del 20 per cento e debito salito a 1,2 miliardi di euro). Di fronte a prospettive quanto mai incerte (per usare un eufemismo) per l’industria dell’editoria a livello globale. Solo sulla base di un piano di ristrutturazione (e di un aumento del prezzo di vendita di Corriere e El Mundo) ancora tutto da definire nei particolari e soprattutto da gestire. Il titolo che aveva molto sofferto in questi mesi, ha conosciuto una marcia trionfale sulle note dell’Aida: + 46% nel giro di due sedute. Molti i commenti (e le indiscrezioni) sulle motivazioni dell’upgrading di Mediobanca. Ma non abbiamo trovato da nessuna parte un rilievo molto semplice: è normale che l’azionista di maggioranza di Rcs Mediagroup, nonché membro del patto di sindacato che controlla il gruppo, faccia un upgrading di Rcs Mediagroup scatenando un rally del titolo? E perché nessuno, dicasi nessuno, ha sollevato il problema? Come mai il Presidente della Consob, così attivo in questi giorni sui giornali nel giustificare le incredibili norme anti-opa (leggasi a protezione degli attuali gruppi di controllo delle società italiane) da lui stesso sponsorizzate, non si è sentito in dovere di intervenire? Sono interrogativi inquietanti anche per l’indipendenza della carta stampata. Non vorremmo che un domani, il Corriere della Sera si sentisse un po’ in difficoltà quando dovrà commentare le scelte di Mediobanca e del suo discusso presidente.

MARCHIONNE E LE AUTO BLU

Il progetto di Fiat su Opel è più delicato di quello su Chrysler. Il momento è già bruttissimo. E nel breve periodo è ragionevole pensare che la fusione aumenterebbe la disoccupazione. Ma nel lungo periodo, se tutto funziona, sarebbe un bene anche per i lavoratori. E’ poi curioso che queste imprese vengano vendute da governi che non le possiedono. Mentre lo Stato italiano, che tanti aiuti ha garantito in passato a Fiat, oggi sta a guardare. Ma forse è meglio così.

COME CAMBIERANNO LE REGOLE DELLA FINANZA

Il rapporto De Larosière è ormai il punto di riferimento per la riforma degli istituti di supervisione finanziaria nell’Unione Europea. Propone un organismo che guardi alla stabilità del sistema nel suo complesso. Ma finché le istituzioni europee non avranno più potere e più responsabilità, è forse meglio concentrarsi su una regolamentazione che superi vecchi steccati, quali quelli della sussidiarietà o della regolamentazione minima. Lasciare la supervisione a livello nazionale con una buona regolamentazione comunitaria non sarebbe una sciagura.

PASSAGGIO IN INDIA

Sconfitta la tendenza a bocciare sempre e comunque il governo in carica, il risultato delle elezioni in India fa ben sperare per la continuità delle politiche di riforma. La sorprendente vittoria del partito del Congresso è stata certo favorita dal buon andamento dell’economia indiana. agricoltura compresa, nonostante la crisi globale. Degli argomenti connessi alla crisi e alla globalizzazione si parlerà al Festival dell’Economia di Trento dal 29 maggio al 1° giugno sul tema “Identità e crisi globale”.

IL VOTO EUROPEO DEI RAGAZZI DEL MILLENNIO

Alle elezioni europee voteranno per la prima volta circa 31 milioni di Millennials, i ragazzi diventati maggiorenni nel XXI secolo. Negli Stati Uniti questa generazione è stata determinante per l’elezione di Obama. In Italia sono meno che negli altri paesi e paradossalmente hanno anche maggiori limiti di partecipazione alle elezioni rispetto ai coetanei europei. Come valorizzare la loro voglia di fare? Abbassando a sedici anni l’età del voto e modificando le regole per la cittadinanza dei figli degli immigrati.

DIRIGENTE PUBBLICO IN CERCA DI RUOLO *

In questi giorni si scrive il decreto delegato con il quale dare attuazione alla cosiddetta legge Brunetta sul lavoro pubblico. Produttività, efficienza e trasparenza sono i principi che guidano il disegno di riordino del settore. Dove si affrontano temi di indubbia rilevanza, come la contrattazione e la valutazione del personale. Ma il testo non sembra prestare la dovuta attenzione a una figura cruciale: il dirigente pubblico. Che è il reale intermediario e attuatore di qualsiasi intervento di riforma.

L’ECONOMIA ITALIANA DOPO LEHMAN BROTHERS

I dati ora disponibili permettono di leggere con maggiore precisione quanto è successo in Italia e negli altri paesi nei sei mesi dopo il fallimento di Lehman Brothers, l’inizio ufficiale della crisi. Ma non ci dicono tanto che l’Italia sta facendo meglio o peggio degli altri. Più che altro ci ricordano che in difficoltà ci siamo entrati molto prima degli altri. Per questo, rinviare le riforme è un lusso che l’economia italiana non può permettersi.

VITE DA BANCHIERI DI IERI E DI OGGI

Correva l’anno 1272 ed Edoardo I d’Inghilterra intratteneva eccellenti rapporti d’affari con alcuni banchieri italiani. In un sistema che potremmo descrivere come una variante antica del modello Northern Rock, i Ricciardi si affidavano ai prestiti interbancari per finanziare il credito concesso al re. Ma a partire dal 1290 si verificò una crisi di liquidità simile a quella innescata negli Stati Uniti dai subprime nel 2007. Con esiti disastrosi. E un monito della storia per i governi di oggi, che iniziano a chiedersi come pagare gli obblighi che continuano ad assumersi.

LA PREVIDENZA DELLE CARRIERE INTERROTTE

I lavoratori italiani riceveranno una stima della rendita che conseguiranno al momento della pensione? Sarebbe l’attuazione di una proposta che lavoce.info avanza da sei anni. Analoga alla “busta arancione” dei lavoratori svedesi. Importante perché le valutazioni della Ragioneria generale dello Stato confermano una forte tendenza alla riduzione della copertura previdenziale negli anni a venire. Tuttavia, presuppongono un’ipotesi implicita di continuità contributiva durante la carriera dei lavoratori. I risultati di una ricerca suggeriscono invece che sarebbe opportuno tener conto dell’effettivo flusso di contributi previdenziali, condizionato dalla precarietà del rapporto contrattuale.

PAGINE BIANCHE NEL LIBRO BIANCO

Il Libro bianco sul futuro del modello sociale affronta molte questioni, ma mancano un preciso quadro di interventi e impegni programmatici credibili. Pochissimi i riferimenti al contesto istituzionale. Per esempio, il documento aderisce all’universalismo selettivo, ma non cita nemmeno l’esistenza dell’Isee, che di quel principio è la più importante realizzazione. L’enfasi sulla povertà assoluta, tralasciando quella relativa, riflette una visione caritatevole delle politiche redistributive. Dimenticata anche la povertà tra i minori.

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