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UNA NUOVA POVERTA’ ASSOLUTA

L’Istat ha disegnato una nuova metodologia di calcolo della povertà assoluta. Non si tratta di un concetto di sopravvivenza, di carenza di risorse tale da mettere in pericolo serio la vita stessa, ma di un concetto di “minimo accettabile”. Con due ipotesi di partenza: i bisogni primari sono omogenei su tutto il territorio nazionale, mentre i costi sono variabili nelle diverse aree. A definire la condizione non è dunque una soglia unica, ma tante soglie quante sono sono le combinazioni tra tipologia familiare, ripartizione geografica e dimensione del comune di residenza.

IL FEDERALISMO SECONDO TREMONTI

Approvata definitivamente la legge delega sul federalismo fiscale, resta ora la partita della sua attuazione. Ed è tutta da giocare perché i principi contenuti nella delega sono molto generali e possono dar luogo a esiti assai differenziati. Come correttamente ci ricorda il ministero dell’Economia, la completa riscrittura della struttura della spesa e delle entrate pubbliche auspicata dalla legge manca ancora sia dei supporti fondamentali di conoscenza sia delle scelte politiche che ne caratterizzeranno il mix finale fra autonomia e solidarietà nazionale.

UN MODELLO CHE FA ACQUA

Al Forum di Istabul l’accesso all’acqua è stato riconosciuto come bisogno fondamentale, ma non come diritto umano. Una scelta che ha sollevato polemiche e sospetti. Ma il problema va affrontato con realismo. Partendo dal fatto che miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici perché scarseggiano i mezzi economici disponibili per investire nelle reti e negli impianti. Servono soldi, ma anche regole e garanzie. E un modo per ripartire i costi che sia sostenibile dalle popolazioni.

ELEZIONI EUROPEE: PER CHI VOTO?

EU Profiler è uno strumento on-line che permette all’utilizzatore di confrontare le proprie posizioni sui vari problemi della politica con i programmi dei diversi partiti che si presentano alle elezioni per il Parlamento europeo del 7 giugno e di verificare il proprio posizionamento su un asse destra/sinistra, oltre al “grado” di europeismo, rispetto a tutte le forze politiche europee. Un “gioco” utile e intelligente. Il programma è stato sviluppato da un consorzio guidato dallo European University Institute di Firenze.

I DUBBI RISPARMI DELLO SPOSTAMENTO DEL G8

La scorsa settimana il Governo ha deciso di spostare la sede del G8 di giugno dallÂ’isola della Maddalena allÂ’Aquila. Il Presidente del Consiglio ha motivato la sua scelta con il fatto che il trasferimento “permetterà di risparmiare soldi, che potranno essere usati per la ricostruzione” delle aree terremotate. Tale spiegazione desta qualche perplessità. Abbiamo chiesto i dati sui costi del G8 alla protezione civile, ma dopo ripetute insistenze abbiamo ricevuto soltanto le due tabelle allegate.  Speriamo che nei prossimi giorni vogliano darci informazioni adeguate per una valutazione dei costi della riunione e del suo spostamento a l’Aquila. Per il momento è comunque possibile svolgere le seguenti considerazioni. Ipotizziamo, per assurdo, che fino ad oggi in Sardegna non sia ancora stato speso un euro. Perché la scelta dellÂ’Aquila dovrebbe consentire risparmi di risorse? Nel capoluogo abruzzese ci sono esigenze edilizie e/o logistiche più limitate rispetto alla Sardegna? Ma, va da sé, mancando meno di due mesi allÂ’evento, una parte significativa dei lavori previsti in Sardegna è già stata avviata. Berlusconi ha assicurato che tutte le opere in cantiere saranno concluse. Quindi, perché vi siano dei risparmi, è necessario che allÂ’Aquila si spenda meno della differenza fra quanto previsto inizialmente per la Maddalena e lÂ’ammontare delle risorse da destinare alle opere già in fase di realizzazione. Ipotizzando, prudenzialmente, che sia in corso di esecuzione il 40% degli interventi previsti, rimarrebbe a disposizione il restante 60%. Poiché, come si può evincere anche dalle disposizioni contenute nel decreto approvato dal Governo il 23 aprile, i lavori che saranno effettuati in Abruzzo comporteranno un maggiore esborso a causa dellÂ’urgenza, e supponendo di utilizzare tutte le risorse stanziate per la Sardegna, si potranno realizzare meno della metà delle opere inizialmente previste. Ma perché vi possano essere degli effettivi risparmi, gli interventi che verranno attuati dovranno essere ancor più essenziali. Quindi, delle due lÂ’una: o i risparmi non ci saranno oppure la cifra inizialmente stanziata era in buona parte ingiustificata. Si può da ultimo sottolineare che, se lÂ’obiettivo principale era quello del contenimento dei costi, la strategia più efficace sarebbe stata quella di tagliare una parte delle opere superflue previste in Sardegna e non ancora completate. Quella dei risparmi è forse una motivazione di copertura per altre, più sostanziose, questioni: per esempio ragioni di sicurezza che il Governo non vuol lasciar trapelare? O semplice desiderio di spettacolarizzare ancora di più il dramma dellÂ’Abruzzo?

IL CONTO DELLE PERDITE A EST*

I debiti denominati in valuta straniera dei paesi dell’Europa centrale e orientale ammontano a 250 miliardi di dollari. Quello che era stato presentato come un affare, si rivela oggi una dura lezione per le imprese e le famiglie che hanno fatto ricorso a quei prestiti. Il totale delle perdite è di circa 60 miliardi di dollari. Ma quali sono le conseguenze per le finanze pubbliche? E per la valutazione del rischio di default di Stati sovrani? Si allargano gli spread sui credit default swap. Anche se non tutti i paesi sono uguali. Delle ricadute della crisi nelle diverse aree dell’economia globale si parlerà al Festival dell’Economia di Trento, dal 29 maggio al 31 giugno.

LA CRISI SULLA STAMPA

Sembra tornare l’ottimismo tra gli imprenditori italiani, almeno secondo l’indagine Isae. E’ vero che la Borsa va meglio, ma l’indagine trimestrale sull’andamento della capacità produttiva mostra che nel primo trimestre 2009 le imprese manifatturiere hanno ulteriormente ridotto l’utilizzo degli impianti e segnalato maggiori difficoltà produttive. E allora da dove nasce il ritrovato clima di fiducia? Coincide con la scomparsa del termine crisi dai titoli dei quotidiani. Per valutare le prospettive economiche future conviene attenersi ai dati.

QUANDO IL SINDACO PENSA ALLA CULTURA

Nelle campagne elettorali si sente spesso ripetere dai candidati sindaci e consiglieri del centrosinistra che le giunte comunali di centrodestra tendono in genere a sacrificare la spesa culturale. E’ vero? E più in generale, da quali variabili dipende la spesa culturale dei comuni italiani? Uno studio mostra che il colore politico dell’amministrazione non esercita alcun effetto significativo. Mentre il sindaco che corre per la seconda volta o non può essere rieletto investe meno in cultura. Forse per compiacere l’elettore mediano.

ITALY TODAY E L’ELECTION DAY

Le critiche e il confronto sono il sale di ogni dibattito. Da una settimana lavoce.info è però oggetto non di serene critiche ma di ripetuti e livorosi attacchi da parte del quotidiano Italia Oggi che hanno l’obiettivo di minare la nostra credibilità e onestà intellettuale. Ci chiediamo che cosa abbia originato tanta acredine. Speriamo che il motivo non sia da ricercare nella coincidenza con la recente pubblicazione su questo sito di un articolo favorevole alla nuova disciplina Consob che consente la pubblicità obbligatoria delle società quotate unicamente su internet, sottraendola ai quotidiani (segnatamente quelli economici, come i giornali del gruppo con cui Italia Oggi è imparentato). I pretesti di questi attacchi sono vari, ma si sono concentrati particolarmente sulla contestazione delle nostre stime sui possibili risparmi dell’accorpamento di elezioni europee e referendum in un election day e crediamo opportuno ribadirne la validità ai nostri lettori.
In un primo articolo Italia Oggi sostiene che i costi per il mancato election day si limiterebbero a 100 milioni, senza spiegarne il meccanismo di calcolo, contro i 200 milioni di euro di costi diretti e 200 di costi indiretti calcolati da lavoce.info. In un secondo articolo, propone una cifra ancora più bassa, ma su fonti non ben documentate, in quanto non si considerano alcuni costi (trasporto schede, straordinari del personale dei ministeri coinvolti, noleggio strutture di voti, cancelleria per le sezioni) e sottostimano fortemente i costi relativi alle forze dell’ordine. I nostri dati si basano invece sui dati storici, relativi al Decreto del Ministero del Tesoro (DMT 91517/2006) per il referendum del 2006. Del resto, per quanto riguarda i costi diretti, le nostre stime sono state sostanzialmente confermate dal ministro Maroni, che ha parlato di 173 milioni di euro, una cifra molto più vicina alla nostra stima che a quella di Italia Oggi. Nei costi indiretti abbiamo incluso il valore del tempo perso dei cittadini, più altri costi relativi alla custodia dei figli e alla perdita della giornata lavorativa di scrutatori e presidenti di seggio, tralasciando voci di costo delle famiglie quali i rimborsi per coloro che studiano fuori sede, il mancato utilizzo delle strutture scolastiche per altri fini, perché di più difficile quantificazione. Italia Oggi critica in particolare queste stime in quanto  non vi sarebbe alcun costo nel tempo perso dai cittadini per recarsi al seggio una volta di più. Questo è sbagliato. La situazione dei referendum in due giorni diversi è per certi aspetti simile a quella di una famiglia che va al supermercato durante il week-end. Di solito si preferisce concentrare gli acquisti in una sola volta anziché spezzarli in due visite al supermercato. Perché? Il fatto è che il tempo passato a fare la spesa ha un costo, non monetario, che gli economisti definiscono costo opportunità. Il tempo è una risorsa scarsa per tutti. Quindi, si può discutere sul modo con cui valutarlo, ma negare che il tempo perso abbia un costo è un non senso. Non a caso, tutte le analisi costi-benefici includono una stima del valore del tempo.
Al di là delle cifre, la polemica pretestuosa tralascia il punto fondamentale: risparmiare è giusto? In un periodo di crisi economica, con i conti dello stato fuori controllo e con l’emergenza terremoto è immorale buttare via anche un solo milione di euro.

UN CHIARIMENTO DELL’AUTORE

Ringrazio  i lettori per  i commenti. Alcuni lettori, in particolare Filippo Sgherri, rilevano una fonte di confusione possibile sul ruolo dei consulenti finanziari indipendenti. Nella nostra ricerca, il ruolo del "consulente finanziario indipendente" è più vicino al ruolo dei nostri promotori finanziari, e sarebbe stato più chiaro tradurlo come "promotore finanziario indipendente". L’aggettivo "indipendente" deriva dal fatto che nel nostro caso il ruolo del promotore non è limitato alla vendita di prodotti finanziari di  una singola banca o istituzione finanziaria; in particolare, non "promuove" i prodotti di una particolare istituzione finanziaria (nel nostro caso, infatti si tratta di un broker che opera attraverso internet).
Ricevono però commissioni dalle banche, e non dai clienti come nel caso di consulenti finanziari indipendenti fee-only (la remunerazione del professionista deriva unicamente dalla parcella versata dal cliente): ad esempio, nel caso dei fondi comuni di investimento, essi vendono quote dei fondi e ricevono una commissione dall’emittente. Sono quindi in potenziale conflitto di interessi. Per evitare confusioni,
nell’articolo abbiamo quindi sostituito il termine "consulenti finanziari indipendenti" con "promotori finanziari".

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