Secondo il Corriere della Sera la ricognizione ministeriale sull’edilizia scolastica è in dirittura d’arrivo. Questa è una buona notizia. L’anagrafe delle strutture scolastiche potenzialmente pericolose era iniziata nel ’96 ma nessun governo l’aveva portata a termine. Un plauso va quindi al Ministro Gelmini. Dopo un inizio sconcertante, basato su proposte irrilevanti (voti al posto dei giudizi), dannose (il maestro unico) o inutilmente populiste (il "libro unico"), che sembravano indicare che il Ministro avesse in mente di riportare la scuola italiana agli anni ’70, c’è stata una decisa correzione di rotta. La flessibilità promessa alle famiglie nello scegliere l’impegno scolastico dei figli, garantendo il tempo pieno a chi ne facesse richiesta, e adesso l’anagrafe dell’edilizia scolastica mostrano un approccio meno ideologico e più orientato ad affrontare i problemi della scuola. Ma il resoconto del Corriere è impietoso. Dei 43 mila edifici scolastici, solo un terzo è stato costruito negli ultimi trenta anni! Più di mille sono stati costruiti prima dell’Ottocento e più di tremila tra il 1800 e il 1920. Di quasi 7mila edifici non si sa neanche la data di costruzione. Dopo il 1990 solo il 22% delle strutture è stato ristrutturato. Sono cifre indegne di un Paese civile, senza voler usare l’aggettivo “sviluppato”. Una scuola in cui le aule sono pericolose, ma anche semplicemente una scuola in cui i bagni non sono utilizzabili, in cui mancano palestre e laboratori, senza parlare di strutture didattiche di supporto come i PC, è una scuola in cui motivare i ragazzi allo studio è un’impresa ardua. Ci saranno, lo immaginiamo, i benaltristi, quelli secondo cui ben altri sono i problemi della scuola italiana. E’ vero, la scuola italiana ha molti altri problemi, ma i numeri di queste anticipazioni sono semplicemente inaccettabili. Non si può morire schiacciati dal cedimento di un soffitto in un’aula di lezione come a Rivoli e come ieri poteva capitare in una scuola materna a Verona. Le priorità sono importanti per un governo: prima del ponte sullo Stretto si rinnovino le scuole italiane, il ponte sul futuro dei nostri figli. Servirà anche a rilanciare l’economia, perché i lavori per le manutenzioni, a differenza di quelli per il ponte, si attivano subito.