Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 836 di 1086

CONTI SEPARATI TRA EURIBOR E MUTUI

Con l’entrata in vigore dell’euro, l’Euribor è diventato il tasso al quale le banche primarie scambiano tra loro i depositi interbancari a termine denominati in euro. Ma ha anche un’influenza immediata sui tassi variabili dei mutui. E un parametro così importante per la vita dei cittadini europei viene calcolato non in base a dati oggettivi ripresi direttamente dal mercato e con procedure a esso integrate, ma in base a contributi volontari delle stesse banche. Il dubbio è che possa essersi stabilizzato un sistema di calcolo inadeguato e inefficiente.

CREDITO FAMILIARE: ISTRUZIONI PER L’USO *

A fine novembre il governo ha presentato due nuovi strumenti di sostegno ai redditi delle famiglie: la social card e un bonus una tantum di importo variabile. Considerando l’inconsistenza delle politiche anti-povertà delle due passate legislature, si spera che queste misure costituiscano il primo passo sperimentale di un percorso di riforma del welfare. Restano però provvedimenti che per l’esiguità dell’importo e per l imprecisione del disegno tecnico, rifletterono più il desiderio di cogliere un successo di immagine che l’intenzione di alleviare significativamente le condizioni dei poveri.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Come era prevedibile, una parte dei commenti si è divisa in due fronti contrapposti. Da un lato quelli che plaudono a “un articolo finalmente controcorrente”, come ha scritto un lettore, e che “scava fra le macerie del provincialismo”, come ha scritto un altro. Dall’altro quelli che vi hanno visto “una difesa d’ufficio”, o addirittura l’espressione di “una casta che intende perpetuare i propri privilegi”. La maggior parte dei lettori che hanno scritto un commento, tuttavia, entrano nel merito, con osservazioni interessanti per le quali li ringrazio.
Poiché la proliferazione dei corsi di laurea è stata un effetto della riforma del 3+2, un primo gruppo di commenti si sofferma su questo nuovo modello di organizzazione degli studi. Prevale un giudizio moderatamente positivo sulla riforma, con alcune riserve. Chi scrive condivide questa posizione, e in particolare la convinzione che ora la priorità non sia certo un’ulteriore revisione del 3+2, bensì altri aspetti cruciali che questa riforma non ha toccato: un efficace sistema di valutazione, la governance degli atenei, i sistemi di reclutamento e di carriera.
Un secondo gruppo di commenti riguarda l’aumento del numero dei docenti, che la riforma, e la moltiplicazione dei corsi di laurea in particolare, hanno comportato. Le cifre richiamate oscillano fra il 19 e il 32% dal 2000 al 2007. Tuttavia, i confronti internazionali mostrano che in Italia non c’è affatto sovrabbondanza di docenti, né rispetto alla popolazione né in rapporto agli studenti. I dati OCSE per il 2005 danno un rapporto di 20.4 studenti equivalenti a tempo pieno per docente in Italia, a fronte di un rapporto decisamente più basso in Francia, Olanda, UK e USA, e ancor più basso in Germania e Spagna.
Infine, un terzo gruppo di commenti riguarda più specificamente il senso e le conseguenze della moltiplicazione dei corsi di studio. Alcuni lettori continuano a considerarla solo una assurda fonte di costi, altri un falso problema, o una illusione ottica, come si diceva nel mio articolo. Un lettore nota come i dati mostrino che anche in altri paesi alcuni “prodotti universitari” vengono lanciati, falliscono e vengono ritirati dal mercato, in una logica di “sperimentazione come necessaria all’evoluzione”. Ma un altro osserva che il sistema dei crediti, se potesse essere utilizzato in percorsi flessibili anziché rigidi, consentirebbe allo studente di personalizzare il suo curriculum anziché dover scegliere tra alternative che vengono “inutilmente burocratizzate con percorsi diversi chiamati corsi di laurea”. In effetti, il meccanismo delle “classi dei corsi di laurea”, dettato dalla paura di concedere troppa autonomia alle strutture didattiche e dalla mentalità burocratica per cui si assicura la qualità standardizzando ex ante anziché valutando ex post, ha finito con lo spingere le facoltà a moltiplicare i corsi di studio, anziché a contenerli come era nelle intenzioni.
In conclusione, ringrazio i lettori per avere in larga misura compreso come l’obiettivo dell’articolo, e più in generale del lavoro da cui è tratto, fosse di mostrare che, guardando ai dati in chiave comparata, emerge la necessità di valutazioni più equilibrate rispetto ai pregiudizi, alla disinformazione e alla tendenziosità che purtroppo imperano nel dibattito sull’università italiana.

LA RISPOSTA AI LETTORI

Ringrazio tutti i lettori per questi commenti estremamente interessanti. Abbozzo una risposta collettiva, proverò anche a rispondere individualmente se qualche lettore sarà insoddisfatto e vorrà contattarmi via e-mail (zanella@unisi.it)
Mi pare che quello che accomuna diversi commenti sia la percezione che le misure adottate dal ministro Brunetta saranno controproducenti — percezione che fondamentalmente condivido — per quattro ragioni, che metto in ordine (soggettivo) di importanza:

(1) Non vanno al nocciolo della questione, cioe’ il fatto che gli abusi (assenze ingiustificate, doppi lavori e quant’altro) riflettono in ultima istanza un fondamentale problema di incentivazione (che include la sanzione) dei dirigenti e di chi deve organizzare il lavoro nell’amministrazione pubblica. Se il dipendente di un ministero al mattino può andare a fare il carpentiere o il muratore (per riprendere un esempio di un lettore, non ho elementi per quantificare il fenomeno) senza che nessuno se ne accorga, c’e’ chiaramente un problema di organizzazione del lavoro. Migliorare la produttività della PA richiede incentivi appropriati per i dirigenti, non c’è dubbio.
(2) Demotivano e colpiscono economicamente i dipendenti pubblici che fanno onestamente (e anche di più), il proprio lavoro. E non c’è dubbio che ce ne siano. Questo non puo’ che andare a scapito della produttività complessiva del comparto pubblico, perche’ si demotivano esattamente gli individui più produttivi.
(3) Possono tutto sommato venire facilmente raggirate sostituendo assenze non retribuite con altre assenze retribuite. Va detto che le ultime due indagini del ministero si preoccupano giustamente di monitorare anche la dinamica delle assenze per ragioni diverse dalla malattia: nel campione
utilizzato queste risultano in calo di circa il 10%. Anche questo numero è però viziato dai problemi di selezione di cui parlo nell’articolo. Vedremo a consuntivo.
(4) Non sono economici: è assurdo, come riportato da Giorgio Benussi nel suo commento, far esplodere in maniera generalizzata la spesa per i controlli per colpire abusi che indubbiamente ci sono ma non sappiamo quanti siano. Di nuovo, senza nessun serio calcolo costi-benefici si rischia di fare soprattutto molta propaganda.

Alitalia: paradossi tra le nuvole

Diventa operativa il 13 gennaio la nuova Alitalia. Non siamo alla conclusione dell’estenuante telenovela perché rimangono le polemiche intorno al partner straniero e al destino di Malpensa. Gli errori, la cattiva gestione e le indebite intrusioni della politica sono l’esempio di una pessima conduzione di crisi d’impresa. Ne pagano il prezzo altissimo i cittadini italiani, sia come contribuenti sia come utenti del servizio aereo. Esce sconfitta l’autonomia dell’autorità Antitrust.

ATENEI TRA DUE DECRETI: PURCHÉ 35 ANNI NON SIANO PASSATI INVANO

Paghiamo ancora le conseguenze del reclutamento indiscriminato di docenti disposto quando esplose la domanda di istruzione universitaria. Nelle nuove misure per gli atenei si prefigura sia una rottura con il passato sia una ripetizione di alcuni degli errori più grossolani che lo hanno caratterizzato. Da un lato introduce l’impiego di procedure di valutazione della ricerca, ma dall’altro si rischia di riprorre un meccanismo di assunzione dei giovani senza una selezione rigorosa e senza creare un contesto ambientale idoneo ad attrarre i ricercatori migliori.

UNIVERSITÀ, PRIMA LEZIONE: RIDURRE I DOCENTI

Gli ultimi tre decreti legislativi relativi all’università varati in Italia si sono tradotti nell’esplosione degli organici a tempo indeterminato sia dei docenti che dei tecnici-amministrativi. Un confronto con la California, non dissimile al nostro paese in termini di dimensione del territorio, abitanti e popolazione studentesca, aiuta a comprendere la portata del fenomeno. Se si vuole rivitalizzare il sistema universitario italiano occorre innanzitutto partire da un ridimensionamento dell’organico dei docenti universitari.

I costi economici del terrorismo

Negli ultimi anni il terrorismo internazionale ha cambiato luoghi e motivazioni. Mira a colpire l’Occidente, ma gli attacchi dei fondamentalisti avvengono principalmente nei paesi in via di sviluppo con il risultato di peggiorare le condizioni economiche proprio di queste regioni. Una maggiore cooperazione internazionale è necessaria, ma non basta. Occorre adottare misure economiche che stimolino occupazione, formazione e inserimento economico-sociale degli individui suscettibili di essere arruolati nelle attività terroristiche, come i disoccupati e i giovani non qualificati, privi di prospettive economiche.

DAL TESORETTO A CAPORETTO

Se il Governo Prodi continuava a scoprire tesoretti, il nuovo governo sta facendo l’errore opposto. Nonostante il forte rallentamento della congiuntura, non ha aggiornato le previsioni sui conti pubblici e si trova ora costretto a motivare consistenti peggioramenti dei saldi. Per rassicurare i mercati occorrono trasparenza e chiare scelte di politica economica contro la recessione. Rimanere in mezzo al guado, tra la sponda del rigore e quella di una politica fiscale espansiva, è la peggiore soluzione possibile perché i conti si deteriorano senza migliorare le prospettive dell’economia.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo per i commenti. Molti lettori sottolineano che Google Scholar contiene molti errori di misura. Tutti gli indicatori, anche i più raffinati, contengono errori di misura. E’ per questo che abbiamo deciso di presentare i risultati in forma aggregata, con atenei o facoltà con almeno 4 ordinari nelle materie economiche.
Un secondo gruppo di commenti critica l’uso della banca dati di Google Scholar. I valori di sarebbero stati più bassi utilizzando altre fonti. Scopus per esempio è un’ottima banca dati, ma calcola h solo per gli articoli pubblicati dopo il 1996. Il dato più rilevante del nostro articolo è che anche se si considera una banca dati molto ampia (e quindi generosa nell’impatto scientifico), il 40 per cento degli ordinari di economia presenta h<3 e 90 per cento h<10. Sarebbe comunque molto utile calcolare h anche con altre banche dati e studiare la concordanza dei risultati. Si tratta di un lavoro più lungo e impegnativo di quello che abbiamo fatto per i 700 ordinari di economia.
Per lo stesso motivo non abbiamo calcolato h per altri settori, come quello aziendale.
Altri criticano l’indice h perchè uno scienziato può essere molto famoso e influente pur avendo un basso h. E’ vero, infatti h sottostima l’impatto di persone molto giovani che hanno scritto cose molto importanti. Per questo abbiamo scelto di concentrarci sugli ordinari, che hanno in media almeno venti anni di cariera (e praticamente nessuno meno di quindici). Nel settore economico è molto raro che un economista di rilievo abbia un basso h; i premi Nobel tendono ad avere h maggiori di 60 o anche 80.
E’ importante sottolineare che h misura soltanto l’impatto scientifico delle pubblicazioni. Si potrebbe però pesare h per il numero di anni di attività, tener conto degli articoli più citati, dell’importanza della rivistas e del numero di citazioni medio del settore. Abbiamo scelto di presentare solo i dati su h perchè si tratta dell’indicatore più noto ed intuitivo. Infine, ricordiamo che non si può confrontare h tra discipline diverse e che nelle materie scientifiche h tende ad essere più elevato che nelle scienze sociali.
Un lettore evidenzia che h può essere manipolato, ad esempio aggiungendo in una delle riviste censite da Google Scolar (i working papers SSRN) una pubblicazione con autocitazione. Verissimo, ma richiede comunque accesso a SSRN e può essere efficace solo per livelli molto bassi di h. Per aumentare il proprio h da 10 a 11, ad esempio, è necessario che l’undicesimo lavoro sia citato almeno 11volte, un livello che non è semplicissimo da raggiungere.
Infine, alcuni colleghi ci hanno scritto evidenziando che gli errori di misura aumentano per persone con doppio nome o cognome. Ci ripromettiamo di correggere questi errori in futuro.
Sappiamo che in molti atenei colleghi di altre discipline stanno raccogliendo dati sulle citazioni, su Google Scholar o altre fonti. Ci auguriamo che possano essere resi pubblici e che il nostro articolo sia di stimolo alla diffusione di dati sulla trasparenza del lavoro scientifico. Ci auguriamo anche che in futuro le critiche siano propositive: chi pensa che l’università debba essere valutata, ha anche il dovere di proporre delle modalità concrete di valutazione della ricerca.

Pagina 836 di 1086

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén