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UNA CASSANDRA A WASHINGTON

A scatenare la crisi finanziaria è stato lo scoppio della bolla dei mutui subprime negli Stati Uniti. Ma come si è creata la bolla? Bisogna risalire a due agenzie semiprivate, Fannie Mae e Freddie Mac. Ma anche dare un’occhiata alla carriera di un influente avvocato americano, che contro le due società ha pubblicamente preso posizione. Ed è caduto in disgrazia. Perché le istituzioni troppo grandi e potenti combattono a livello politico chiunque tenti di regolamentarle, senza risparmiare le minacce e senza badare a spese. Due strade per risolvere la commistione pubblico-privato.

MA REGIONI E COMUNI NON SONO LA STESSA COSA

Uno dei punti più controversi del disegno di legge sul federalismo fiscale è certamente quello del sistema di finanziamento e perequazione dei comuni e dei suoi rapporti con lo Stato e le Regioni. Il progetto impernia la finanza comunale su funzioni fondamentali e non, sul modello di quanto previsto per le Regioni. Ma è un parallelismo poco convincente. Una parte degli interventi dei comuni non ha un valore equitativo così rilevante da farli necessariamente ricadere tra le materie tutelate dai livelli essenziali delle prestazioni.

NEL FUTURO DELLE BANCHE UN RITORNO AL PASSATO

Solo un intervento concertato dei paesi dell’Unione Europea ha salvato dal collasso il sistema bancario europeo, messo in difficoltà da capitalizzazioni non sempre adeguate. La situazione è diversa da paese a paese, ma nel prossimo futuro il settore finanziario si dovrà progressivamente ritirare entro i confini del sistema bancario in senso stretto. E anche in questo ambito si tornerà alle attività tradizionali della raccolta di depositi, protetti da garanzie pubbliche, e dei prestiti al settore reale: imprese, famiglie. La situazione dell’Italia.

COME DARE ENERGIA ALLE FONTI RINNOVABILI

Le fonti rinnovabili di energia possono aiutare il nostro paese a ritrovare vigore economico. Lo testimoniano alcune imprese italiane che hanno diversificato la loro attività verso questo settore con risultati economici di rilievo. Ritardare ancora l’avvio degli investimenti su larga scala può allargare la distanza che ci divide dall’Europa al punto da renderla incolmabile, sul piano industriale e ambientale. Ma la soluzione passa necessariamente per la definizione di regole chiare e stabili, lasciando che il mercato selezioni gli investitori più attivi.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ci fa piacere che il nostro articolo abbia contribuito a portare l’attenzione sull’importanza del tempo pieno nella scuola materna ed elementare e a mettere in luce le ambiguità.
Ringraziamo per i commenti che mettono in evidenza altri rilevanti aspetti collegati a quelli più direttamente sollevati dal nostro contributo (scuole superiori, qualità complessiva dell’istruzione, centralità dei bambini).
Vorremmo sottolineare i seguenti punti:
– se il governo pensa di allocare nell’orario pomeridiano i maestri che sarebbero in esubero dopo l’introduzione del maestro unico e continuare (e potenziare) a offrire il tempo pieno, bene, ma al momento questa è un’intenzione dichiarata ai media e non presente nei documenti, dove, per contro, c’è una chiara difesa del modello delle 24 ore.
– le necessità dei bambini sono ovviamente una priorità: non siamo pedagogiste per dire quante ore al giorno sarebbe meglio per un bambino studiare e quante giocare; è chiaro che attualmente anche nel sistema delle 40 ore ci sono le ore di riposo, di mensa, intervallo. I bambini restano sotto la responsabilità dell’insegnante, che dovrebbe essere garanzia di migliore qualità rispetto al "parcheggio" sul quale restiamo scettiche, se pensiamo ad un contesto educativo.
– il confronto con altri paesi europei evidenzia come il contesto istituzionale sia, tra paesi, molto differenziato: in Francia per esempio il part-time è molto più diffuso che in Italia,le politiche di conciliazione supportano le famiglie dalla primissima infanzia e c’è un settore dei servizi privato ma regolamentato (accreditato) dallo Stato che si affianca all’intervento pubblico diretto, molto più consistente di quello che si osserva nel nostro paese.
– il tempo pieno è una realtà nel Nord soprattutto nelle grandi città (a Milano oltre il 90% dei bambini frequenta una scuola primaria a tempo pieno). Come abbiamo sottolineato nell’articolo, il Sud ha pochissime scuole a tempo pieno. Ma ha anche tassi di occupazione femminile molto bassi (31% contro una media del 57% del Nord). Non possiamo dire quale sia la causa e quale l’effetto senza studi più approfonditi, ma sarebbe auspicabile avvicinare il Sud ai livelli di occupazione femminile del Nord piuttosto che avvicinare il livello di servizi del Nord a quello del Sud.
– solo alcune famiglie possono permettersi di scegliere tra baby-sitter, ragazza alla pari, scuola privata, orari ridotti. Una scuola dell’infanzia e primaria di qualità dovrebbero però essere un diritto per tutti.

OBAMA, DALLA SPERANZA AI FATTI

L’elezione di Obama è un fatto storico eccezionale, dovuto a meccanismi di competizione politica ben funzionanti, regole chiare e libera circolazione delle idee: una vittoria del metodo democratico. Ora ha tante promesse da mantenere. E molto probabilmente si muoverà con estrema cautela, a causa della crisi economica, ma anche per scelta politica. Fra i primi test a costo zero, nomine alla Corte suprema, chiusura di Guantanamo, aborto e cellule staminali. Ma dovrà intervenire anche per stimolare l’economia e per riformare la sanità. L’incognita della politica estera.

IL RICHIAMO DELLA FINANZA

Già nel 2000 chi lavorava nella finanza guadagnava il 60 per cento in più rispetto agli altri. E negli ultimi trenta anni è stata proprio la possibilità di compensi altissimi ad attirare verso questo settore un numero sempre più alto dei più brillanti fra i giovani laureati. Ora la crisi ha messo in evidenza che tutta questa intelligenza non è stata utilizzata in maniera molto produttiva. Speriamo almeno che una situazione così difficile incoraggi i giovani a dedicarsi a campi nei quali il loro talento potrebbe essere più utile alla società.

SOTTO LA SOGLIA CAMBIA LA GARA

E’ appena entrato in vigore il terzo correttivo al codice dei contratti. Introduce un’importante novità nei criteri di aggiudicazione delle gare per lavori pubblici il cui costo è al di sotto della soglia comunitaria. Va in soffitta un metodo a lungo utilizzato che, premiando l’impresa meglio capace di indovinare il ribasso medio e non quella con il ribasso più alto, aveva profondamente stravolto la natura delle gare. Si potranno ottenere forti risparmi sui prezzi di aggiudicazione. Problemi potrebbero invece sorgere per le amministrazione pubbliche di piccole dimensioni.

LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Raccogliendo il disagio diffuso per lo stato dell’Università italiana, gli studenti di Alternativa Democratica hanno cercato di far sentire la loro voce sull’argomento, approfittando dell’occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico in Bocconi. Il risultato della mobilitazione ha visto come soluzione la proposta, da parte dell’Università, di consegnare una lettera firmata da tutti i rappresentanti degli studenti nelle mani del Presidente della Repubblica. Questa iniziativa, che per la natura delle proposte come per i metodi messi in atto, avrebbe avuto per lo meno il merito di rappresentare una prospettiva riformista sull’argomento, è stata trattata dalla stampa con una certa superficialità. Invitiamo tutti i lettori al workshop che si terrà all’Università Bocconi il 14 novembre.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Mi sembra ci sia poco da aggiungere.
Ringrazio coloro che sono intervenuti civilmente, dando dimostrazione che si tratta di una questione di grande importanza per il futuro della nostra società.
Mi sembra anche che la maggior parte degli intervenuti siano d’accordo con le posizioni che ho espresso. Qualche precisazione sulle divergenze.

1) La formazione di classi in cui 25 bambini su 30 non parlano italiano è un’esagerazione. Se accadono, le concentrazioni abnormi dipendono:
1) da scelte dei responsabili scolastici;
2) dalla formazione di ghetti urbani (in Italia comunque al momento ancora rari).
La soluzione non sono le classi separate.

2) Costano anche le classi ponte; giacché l’apprendimento dell’italiano in contesti separati sarà più lento, rischiano persino di costare di più delle misure di accompagnamento che propongo, e che in parte sono già in uso. I test di italiano si possono fare, ma come strumenti per dare sostegno didattico, non per istituzionalizzare classi distinte. Penso che forse i test si dovrebbero fare anche per i bambini italiani, allo scopo di dare sostegno a chi ne ha bisogno (senza che sia necessario diagnosticare un handicap).

3) Sbagliato a mio avviso separare l’istruzione dall’integrazione sociale: la scuola deve preparare i futuri
cittadini di una società coesa, dinamica, aperta al futuro. Che non potrà che essere multietnico, al di là delle nostre personali preferenze.

4) A me non risulta che in Germania (stato federale, quindi possono esserci differenze regionali) vi siano classi di inserimento istituzionalmente separate, soprattutto oggi. Sono certo comunque che la tendenza di gran lunga prevalente nel mondo sviluppato non è quella. Anche l’apprendimento delle basi linguistiche può avvenire, e avviene meglio, con altre modalità.

5) Ho un dato nuovo che precisa quanto affermavo nell’articolo (lo devo a Meri Salati, Caritas ambrosiana): in provincia di Milano dieci anni fa c’era un insegnante-facilitatore ogni 50 alunni immigrati; oggi ce n’è uno ogni 500. Di certo le difficoltà saranno maggiori.

6) Mi pare sintonatico che le obiezioni riflettano le posizioni dei giornali filo-governativi, senza riferimento né a esperienze straniere (a parte l’ultimo caso, impreciso), né a opinioni pedagogiche qualificate. Saranno tutti in errore i governi, i responsabili scolastici e i pedagogisti che in Europa e nel mondo hanno scelto altre strade, e sarà più competente in materia l’on. Cota?

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