Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 890 di 1093

CON IL COMMISSARIO NON SI VOLA

Cosa accadrebbe se Alitalia non trovasse un compratore? Cos’è il “commissariamento” di cui si parla come di uno spauracchio? Quali conseguenze scatterebbero per azionisti, creditori, lavoratori e viaggiatori? Se si trasformassero i debiti della società in azioni, come si è fatto con Parmalat, i suoi creditori avrebbero comunque il problema di un’impresa che perde. Occorre una soluzione industriale, perché la finanza ha già fatto tutto quello che doveva, e forse ha fatto anche troppo.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La problematica dei rendimenti dei fondi pensione è strettamente intrecciata a quella dei costi dal momento che i rendimenti sono espressi al netto dei medesimi. In linea di massima, i rendimenti storici dei fondi pensione italiani sono stati abbastanza soddisfacenti. Se poi si tiene conto delle agevolazioni fiscali e della contribuzione addizionale del datore di lavoro la convenienza dei fondi rispetto al Tfr (che, non dimentichiamolo, in periodi di inflazione superiore al 6 per cento dà rendimenti negativi..) mi pare difficilmente confutabile. Certo, in una fase di turbolenza come quella che stiamo vivendo i rendimenti risentono pesantemente dell’andamento negativo dei mercati. Tuttavia, non esistono investimenti sicuri (pensiamo al mercato immobiliare statunitense…) e anche le regole della previdenza pubblica sono soggette a cambiamenti, a volte molto radicali e penalizzanti.
LÂ’intento non deve essere dunque quello di demonizzare la previdenza privata, ma piuttosto di orientarla nella giusta direzione dal punto di vista:

a)      della trasparenza per quanto riguarda costi e rendimenti;
b)      della capacità di offrire strumenti di affinamento della consapevolezza degli aderenti (ad esempio, il progetto esemplificativo che stima annualmente la pensione complementare e che ora è divenuto obbligatorio), affiancati da opportuni meccanismi di guida alle scelte individuali, anche mediante default options;
c)      della necessità di regole di autodisciplina che gli operatori si impegnino a rispettare, soprattutto dal lato del contenimento dei costi.

Per quanto riguarda la gestione del portafoglio, il ricorso a forme di garanzia finanziaria è senz’altro auspicabile, soprattutto nelle fasi di caduta del mercato e in ogni caso quando l’aderente si avvicina alla pensione. Per i “silenti” la soluzione migliore, piuttosto che le forme di  garanzia oggi previste, sarebbe quella di prevedere per essi linee di default life cycle,  così come avviene negli Stati Uniti.
Tornando al tema dell’articolo, la tabella dell’Indicatore sintetico dei costi cui ho fatto richiamo  dimostra in tutta evidenza che è possibile trovare sul mercato prodotti assai convenienti a fianco a prodotti estremamente costosi. Non dimentichiamo, peraltro, che anche per i fondi negoziali la gestione finanziaria è svolta dagli stessi operatori di mercato (banche assicurazioni,SGR…) che offrono fondi aperti e PIP e pertanto i costi di gestione in un mercato concorrenziale dovrebbero essere destinati ad allinearsi. La vera differenza la fanno, salvo prova del contrario, i costi di distribuzione dei diversi prodotti. E’ un tema aperto e che meriterebbe ulteriori riflessioni.

IL PREMIO SALARIALE A DUE LIVELLI

Confindustria e sindacati hanno deciso di rinviare di nuovo la discussione sul modello di determinazione dei salari. E’ un’altra occasione persa. A dispetto dei tanti richiami alla inderogabilità della questione salariale. Permettere a tutti i lavoratori di avere un contratto, alleggerendo al tempo stesso la struttura a più livelli della contrattazione, e rafforzare il legame fra salari e produttività sono gli obiettivi primari della riforma di un sistema che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti. Ecco una proposta dai semplici principi e con un “premio a due livelli”.

Alitalia: destinazione finale

L’offerta di Air France può apparire indigesta. Ma i margini di trattativa sono ridotti quasi a zero perché Alitalia ha accumulato oltre 1,7 miliardi di debiti finanziari, perde centinaia di milioni l’anno insieme a quote del mercato nazionale, internazionale e intercontinentale, ha una flotta tra le più diversificate e vecchie d’Europa. E anche perché non ci sono state, in quindici mesi, concrete offerte alternative. I diritti di traffico (e gli slots) sono il suo unico valore. Se salta la scadenza del 31 marzo, però, andrà inevitabilmente verso il fallimento.

NON E’ UN PAESE DELLA RULE OF LAW

Nei loro programmi elettorali i due principali partiti propongono una trasformazione completa dell’Italia, senza però indicare alcuna sequenza delle riforme che vorrebbero attuare. Ma le priorità esistono. Secondo il rapporto sulla libertà economica curato dall’Heritage Foundation, il nostro paese è agli ultimi posti per corruzione e tutela dei diritti di proprietà. Alla giustizia Pdl e Pd dedicano una certa attenzione e il tentativo di dare risposte alle deficienze del nostro sistema giudiziario dovrebbe trovare ampio sostegno in quasi tutta la società.

COME RIFORMARE IL CONTRATTO DI LAVORO

La base di partenza della discussione fra parti sociali sulla riforma della struttura della contrattazione collettiva sorvola su due questioni centrali. La prima riguarda le clausole di rinvio del Ccnl al contratto di secondo livello: andrebbe adottato il principio per cui tutto ciò che non è espressamente devoluto al livello nazionale, ricade nella sfera di agibilità del contratto aziendale. La seconda verte sull’efficacia soggettiva del contratto collettivo nel settore privato, che richiederebbe un intervento legislativo e alcuni correttivi.

DEJA VU

Per capire che cosa succede quando l’economia rallenta e si arriva a parlare di crescita zero basta ricordare quanto è successo dal 2001 al 2006, per aiutare la memoria sono gli anni del secondo Governo Berlusconi. In quel periodo l’economia italiana è cresciuta a un tasso medio dello 0,3 per cento. Questo ci dà la misura esatta di quanto ci potrebbe accadere in un futuro prossimo.
Purtroppo il nostro Paese continua da anni  a crescere meno degli altri Paesi europei. E questi ultimi crescono meno dell’economia mondiale. Dal 2001 in poi, infatti, l’economia mondiale è andata al galoppo mentre l’Italia è rimasta al palo o è comunque cresciuta meno degli altri (come nel 2007). Quando l’economia ristagna, le famiglie rinviano piani di investimento, come l’acquisto di una casa o di una autovettura.  Un numero maggiore di famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese.  Purtroppo il sistema di protezione in Italia protegge quasi solo i pensionati (le cui quiescenze andrebbero comunque indicizzate all’andamento del costo della vita delle famiglie anziane anziché all’indice dei prezzi generale) e non aiuta chi perde il lavoro.  Quando l’economia ristagna, soprattutto i lavoratori con contratti temporanei rischiano il posto di lavoro, nel senso che il loro contratto non verrà rinnovato alla scadenza.
Un aggravante di questa stagnazione è che l’inflazione è aumentata, è mediamente più forte l’aumento dei prezzi. Ma anche con il passaggio all’euro c’era stata un’impennata dei prezzi. Quindi anche questo è un deja-vu.  Inoltre i prezzi del petrolio e dei beni alimentari oggi aumentano perché ci sono paesi come la Cina e l’India che alimentano una forte domanda di questi beni facendo salire i prezzi.  Se la sempre più imminente recessione negli Stati Uniti dovesse contagiare anche i paesi emergenti, la loro domanda diminuirebbe e i prezzi si raffredderebbero. Quindi non tutti i mali vengono per nuocere.

CARISSIMI FONDI

Un numero consistente di fondi pensione ha livelli commissionali che superano di molto la media del settore nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Oltretutto con risultati che non denotano peculiari capacità nella gestione finanziaria. Costi eccessivi possono avere conseguenze deleterie sull’entità del risparmio previdenziale. Una considerazione che dovrebbe far riflettere quegli operatori che sembrano avere individuato nella previdenza complementare una facile prospettiva di arricchimento, più che una nuova frontiera del risparmio gestito.

AZIONI PER IL LUNGO PERIODO

Si discute molto in questo periodo della crisi che sta attraversando i mercati finanziari. Proponiamo un grafico che mostra il valore attuale di un dollaro investito nel 1800 in diversi strumenti finanziari e nell’indice dei prezzi al consumo (CPI). Come si può notare un dollaro investito nel 1800 in azioni (Stocks) varrebbe oggi ben 8 milioni di dollari, mentre un dollaro investito nell’indice dei prezzi al consumo dopo 200 anni varrebbe solo 15 dollari.

Fonte: Siegel: Stocks for the Long Run, 3rd edition (New York: McGrew Hill, 2002)

TRE MOTIVI PER TEMERE L’INFLAZIONE

Sempre più insistenti in molti paesi i segnali di una ripresa inflazionistica. Con Stati Uniti e Fed accusati di soffiare sul fuoco. Ci sono almeno tre argomenti per ritenere che l’attuale fiammata sia potenzialmente pericolosa: rivendicazioni salariali, prezzi delle commodities, crisi finanziaria e reddito potenziale. In ogni caso, però, il ruolo che le banche centrali possono svolgere, nel bene e nel male, è fondamentale: per la loro capacità o imperizia nell’influenzare la relazione tra inflazione corrente e aspettative di inflazione.

Pagina 890 di 1093

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén