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Tfr: impariamo dalla Svezia

Il ruolo dello Stato non è coprire i rischi dell’indebitamento delle imprese o garantire rendimenti minimi a chi investe in previdenza integrativa. Sono garanzie troppo costose e hanno effetti perversi sulle scelte di lavoratori, imprese e gestori dei fondi. Né lo Stato può essere il gestore diretto del risparmio privato previdenziale. Deve, invece, offrire garanzie di informazione ai sottoscrittori raccogliendo i flussi di tfr smobilizzato e dirottandoli ai fondi scelti dai lavoratori. Potrà così esercitare una vigilanza molto stringente sul comportamento dei fondi pensione evitando che l’operazione si trasformi in un raggiro di milioni di lavoratori.

Una bussola nella jungla dei fondi

Per il risparmiatore che vuole investire nei fondi azionari è fondamentale capire opportunità e rischi offerti dagli innumerevoli prodotti presenti sul mercato. Per questo, ogni fondo è obbligato a indicare con precisione un paniere di riferimento, costituito da uno o più indici generali di mercato. Il benchmark ha il ruolo fondamentale di indicare il rischio e il rendimento della cui responsabilità il gestore si sente sollevato nei confronti dell’acquirente. Attenzione, perciò, alle pratiche disinvolte che “abbelliscono” i risultati ottenuti dal gestore.

I sindacati e le pensioni private

La portabilità del contributo datoriale è questione insidiosa sotto il profilo politico-sindacale e giuridico. Obiettivo esplicito della legge delega era la parità concorrenziale tra le diverse forme pensionistiche complementari. Ma così il principio di libera concorrenza impone di trasformare un obbligo contrattuale valevole nei rapporti tra le parti contraenti, in un obbligo a favore di qualunque fondo pensione. Ora si tratta di trovare una terza via tra la violazione dell’autonomia contrattuale delle parti sociali e l’infedeltà alla delega.

Gli effetti dell’aliquota unica

Pur con molte cautele si può provare a stimare gli effetti sul gettito dell’adozione di una aliquota unica per la tassazione dei redditi delle attività finanziarie. Prendendo come riferimento la base imponibile da cui è derivato il gettito 2004 e a parità di volume, redditività e composizione della ricchezza, un’aliquota uniformata al livello più basso porterebbe sicuramente a una perdita di gettito. Con un’aliquota del 15 per cento circa, si avrebbe una sostanziale parità, mentre un’aliquota uniforme del 23 per cento potrebbe comportare un maggiore introito di 6,7 miliardi.

La lotta all’evasione, come svuotare il mare con un cucchiaino

Uno degli elementi qualificanti della Finanziaria 2006 è il rafforzamento delle misure di contrasto all’evasione fiscale. Ma il recupero di gettito forse così realizzabili è ben poca cosa di fronte alle dimensioni complessive del fenomeno. La base Irpef di autonomi e delle piccole imprese è evasa tra il 55 e il 70 per cento. Sull’Iva, il valore aggiunto non dichiarato è fra il 30 e il 40 per cento; sull’Irap, la base imponibile non dichiarata supera il 30 per cento. L’evasione è più forte nel settore agricolo e in alcuni comparti del terziario e cresce via via che si passa da Nord a Sud.

Riflessioni sulla Pex

Nel regime di esenzione da partecipazione, i dividendi e le plusvalenze realizzati dalle società di capitali sono esenti da imposte. La giustificazione è che riflettono utili già tassati in capo alla società partecipata. Ma le plusvalenze possono avere altre origini, ed essere anche il frutto di attività speculative, per le quali l’esenzione sembra difficilmente giustificabile. I rimedi proposti appaiono però finalizzati ad aumentare il gettito. Mentre dovremmo chiederci se Pex e simili non debbano considerarsi sleali forme di concorrenza fiscale fra paesi Ue.

L’esenzione dall’Ici degli enti ecclesiastici: genesi di un’interpretazione “autentica”

L’esenzione dall’Ici degli edifici destinati da enti ecclesiastici ad attività commerciali, scomparsa dal decreto infrastrutture, è ricomparsa, riformulata, come emendamento alla finanziaria.
Farsi un’idea sul tema non è facile. Per facilitare il compito ai nostri lettori, nell’articolo allegato illustriamo i termini del problema e proponiamo una ricostruzione, sintetica, delle principali tappe di questa vicenda.

Un 5 per mille da spendere in volontariato e ricerca

La Finanziaria 2006 introduce in via sperimentale la possibilità per il contribuente di scegliere di destinare il 5 per mille del gettito Irpef al sostegno del volontariato, al finanziamento della ricerca o ad attività sociali svolte dal suo comune di residenza. E’ un provvedimento atipico di spesa pubblica. Si tratta dell’ennesimo intervento nel campo del non profit, senza però un disegno coerente. E niente garantisce che alle maggiori risorse così ottenute non corrisponda una diminuzione di quelle stanziate dal bilancio dello Stato per questi scopi.

Miti e realtà sulla tassazione delle rendite

Nel nostro paese, i redditi delle attività finanziarie sono tassati con aliquote diverse: 12,5 per cento e 27 per cento. Una differenziazione ingiustificata sotto il profilo dell’equità e sotto quello della neutralità del prelievo. La necessità di arrivare a un’aliquota uniforme è condivisa sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Ma su quali livelli? La scelta non può essere il risultato di considerazioni estemporanee, ma richiede di definire prioritariamente il modello di tassazione che si vuole adottare. E l’aumento di gettito non può essere la sola finalità.

Ferrovie e dintorni

Le ferrovie sono uno dei punti cardine del sistema infrastrutturale e dei servizi di trasporto del paese. E da sempre purtroppo sono un punto di
“sofferenza” del sistema paese, martoriato da carenze di fondi, grandi investimenti statali in direzioni dubbie, rapporti sindacali molto
complessi, inefficienze. Un maggiore coordinamento del sistema trasporti e una maggiore attenzione anche alle “piccole cose” sembra forse più utile di progetti faraonici.

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