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Pensionati condonati e pensionati beffati

La promessa di portare tutte le pensioni basse ad almeno un milione al mese rischia di rivelarsi un boomerang per migliaia di pensionati. E molti altri, pur poveri, non possono ottenere l’integrazione. Qui si mostra come l’assenza di un approccio sistematico e non categoriale ai problemi della povertà crei nuove divisioni e nuove ingiustizie.

Verso il 10 gennaio

Continua il dibattito sulla riforma previdenziale avviato da lavoce.info. Un intervento di Elsa Fornero sottolinea come la libertà di scelta del momento della pensione, subordinata a un vincolo di equità attuariale, sia di gran lungo preferibile all’innalzamento per legge dell’età pensionabile. Nella loro replica alle opinioni fin qui raccolte, Tito Boeri e Agar Brugiavini evidenziano il rischio che il confronto tra Governo e parti sociali possa non partire mai. Perché le alternative al progetto governativo implicano interventi che entrano in vigore fin da subito, senza aspettare il 2008. Riproponiamo ai lettori anche le opinioni di Pierpaolo Baretta (Cisl), Giulio de Caprariis (Confindustria), Beniamino Lapadula (Cgil) e Gabriele Olini (Cisl).

Verso il 10 gennaio

Il governo chiede di formulare proposte alternative alla propria riforma delle pensioni entro il 10 gennaio. Rispondendo all’invito de lavoce.info e alle informazioni offerte da Boeri e Brugiavini, intervengono Pierpaolo Baretta (Cisl), Giulio de Caprariis (Confindustria), Beniamino Lapadula (Cgil) e Gabriele Olini (Cisl).

Libertà di scelta per ridurre l’incertezza

Per molte carriere retributive è prevedibile che la riforma del 1995 comporterà una drastica diminuzione del tasso di sostituzione tra pensione e ultima retribuzione. Ma il lavoratore italiano non dispone oggi di alcuna informazione sulla sua situazione contributiva ed è abbandonato all’incertezza. Una condizione da risolvere al più presto, altrimenti il passaggio al contributivo sarà traumatico. In realtà, sarebbe possibile eliminare l’incertezza sul grado di copertura della pensione futura consentendo ai lavoratori di integrare volontariamente la contribuzione al sistema pubblico.

Un portafoglio diversificato per la pensione

L’impatto delle riforme previdenziali degli anni Novanta è analizzato attraverso proiezioni aleatorie e focalizzate principalmente sulla riduzione del tasso di sostituzione del primo pilastro. Mentre il futuro previdenziale dei lavoratori dipenderà dall’andamento del Pil italiano e dai rendimenti dei fondi pensione integrativi. E se gran parte del reddito è investito in Italia nel primo pilastro, il principio della diversificazione suggerisce che per il secondo sarebbe meglio pensare a investimenti sui mercati esteri.

La strada dei prestiti contributivi

I problemi del sistema previdenziale italiano non saranno risolti dall’intervento proposto dal Governo. È invece possibile seguire una strada diversa, in grado di affrontare due questioni cruciali: completare il processo avviato negli anni Novanta e ridare coerenza all’intero sistema, dopo le riforme del mercato del lavoro. Senza intaccare l’impianto contributivo, se ne potrebbe sfruttare la flessibilità. Ad esempio, per continuare a garantire la possibilità di anticipare la pensione o per integrare la storia contributiva di lavoratori con carriere discontinue.

Ciò che manca al confronto

Le simulazioni effettuate da di Tito Boeri e Agar Brugiavini  indicano che una riforma delle pensioni più graduale, ma che partisse subito, sarebbe più equa e otterrebbe risparmi maggiori dell’ultima proposta governativa. 

Un provvedimento “inflessibile”

L’emendamento governativo tende a vietare, piuttosto che a scoraggiare, le pensioni di anzianità. A compromettere gli equilibri del sistema previdenziale non è tuttavia il pensionamento flessibile in quanto tale, bensì la mancata previsione di correttivi attuariali che consentano di far pagare il pensionamento anticipato a chi lo sceglie. Mantenere la flessibilità del pensionamento avrebbe oltretutto permesso alle imprese di conservare un importante strumento di gestione degli esuberi.

Quando il sindacato è “vecchio”

Angelo Gennari , responsabile del centro studi CISL, risponde a Vincenzo Galasso (“Se il sindacato è vecchio”).  E’ vero che il sindacato invecchia.  Cosa fare per impedire che diventi una specie in via di estinzione come i gorilla di montagna?  La replica di  Galasso secondo cui esiste un problema di rappresentanza dei non iscritti al sindacato, precari e senza lavoro in primo luogo.

Il Superbonus è vantaggioso?

Uno studio condotto dal gruppo di monitoraggio del ministero del welfare conferma che il Superbonus è una “ciofeca” (nel linguaggio dei sindacalisti presenti al confronto sulla riforma previdenziale). La voce.info aveva già documentato tutto questo due mesi fa in un contributo di Sandro Gronchi che riproponiamo ai lettori.

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