Il nuovo sussidio contro la povertà vedrà una suddivisione tra famiglie di poveri fragili e poveri meno fragili. Per le prime l’importo del contributo potrebbe leggermente aumentare. Ma le previsioni per l’altro gruppo portano l’Italia agli ultimi posti in Europa nel sostegno al reddito.
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Cambiamenti climatici, pandemie, guerre sono fattori che minano la sicurezza alimentare anche dei paesi avanzati. Più che illudersi di poter fermare i fenomeni, il compito dei governi nazionali è cercare di minimizzarne le ricadute. Ma l’Italia è in ritardo.
Il governo ha annunciato per il 2024 la cancellazione del reddito di cittadinanza, sostituito da altre misure. In vista della riforma, può essere utile esaminare i punti su cui intervenire, in base all’esperienza accumulata negli ultimi quattro anni.
La legge di bilancio ha riformato il Reddito di cittadinanza imponendo obblighi di attivazione. Ma si tratta solo di un maquillage che non interviene sull’aspetto più rilevante: la condizionalità del beneficio. E il governo ne è ben consapevole.
Ormai si è fatta strada un’idea della povertà come demerito, che non contempla attenuanti. Si spendono così risorse pubbliche per curare e non per prevenire, per reprimere e non per integrare. È un welfare del dolore lontano dalla nostra Costituzione.
Nel 2022 la spesa energetica delle famiglie italiane è aumentata notevolmente. Il governo ha reagito con misure di sostegno per un valore di molti miliardi. Il problema è che ne hanno beneficiato tutte le famiglie, non solo quelle più in difficoltà.
Non sarà la direttiva europea sul salario minimo a risolvere i problemi della contrattazione collettiva italiana, in particolare quello dei contratti pirata. Il lavoro di monitoraggio e raccolta dati potrebbe però aiutare a fare qualche passo avanti.
Non è necessario fissare per legge un salario minimo. Lo si può determinare in modo complementare alla negoziazione settoriale. Si potrebbe così dar voce a lavoratori e istanze che oggi non hanno rappresentanza, senza togliere ruolo ai sindacati.
I rincari di gas ed elettricità del 2021 hanno aumentato il numero di famiglie in povertà energetica. Sono nuclei che hanno difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. I sostegni del Governo devono concentrarsi su di loro.
Il Governo ha giustamente deciso di prendersi più tempo per riformare in maniera adeguata il Reddito di cittadinanza. Le modifiche che entreranno in vigore nel 2023, però, rischiano di far ripetere gli errori fatti in passato.